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Osvaldo rocks

Dalle rovesciate in area di rigore al tour mondiale con i Barrio Viejo

Osvaldo rocks Dalle rovesciate in area di rigore al tour mondiale con i Barrio Viejo

“Credo che non è giusto giudicare la vita degli altri, perché comunque non puoi sapere proprio un cazzo della vita degli altri”

Ivan Benassi quella notte parlava a Osvaldo. Oppure parlava agli altri di Osvaldo. Oppure Ivan Benassi era proprio Osvaldo, che si era un po’ rotto i coglioni del calcio e di tutto quello che c’era intorno. Si sentiva giudicato prima, si è sentito giudicato dopo. Però almeno si è preso la libertà di scelta. Libertà e rock n’roll sembrano andare così d’accordo. Tutto deciso, quindi: il 2016 Osvaldo lascia il calcio e si dà alla musica. Forse dopo aver ascoltato il monologo di Ivan Benassi, alias Freccia.

 

L'Osvaldo calciatore 

“Credo che un'Inter come quella di Osvaldo non ci sarà mai più, ma non è detto che non ce ne saranno altre belle in maniera diversa”osv

Ok, forse l’Inter di Osvaldo non era proprio bellissima. L’italo-argentino vestì la maglia nerazzurra per soli 6 mesi, dal 6 agosto del 2014 fino al 10 febbraio 2010, quando chiuse la sua esperienza con l’Inter in modo alquanto brusco: combo litigio in campo con Icardi + cazzotto a Mancini + fuori rosa + niente accesso alla Pinetina + collegio arbitrale + possibile passaggio al Milan. Da lì Osvaldo andrà invece al Boca Juniors. Poi, nel giro di poco più di un anno: fine esperienza al Boca, risoluzione del contratto col Southampton, Porto, ritorno al Boca, altra combo sigarette fumate + discussione post sigarette fumate. Infine, il ritiro dal calcio giocato, annunciato il 1° settembre del 2016. Prima, però, c’è stata una carriera piuttosto lunga e piena zeppa di squadre. Con qualche squadrone. Dal 2005 al 2016 Osvaldo ha vestito le maglie di Huràcan, Atalanta, Lecce, Fiorentina, Bologna, Espanyol, Roma, Southampton, Juventus, Inter, Boca Juniors, Porto, Boca Juniors bis. Dodici casacche diverse (più quella della Nazionale Italiana) che meritano almeno una gallery. Sembra quel tipo di foto che ti fai ogni giorno per tanti anni per vedere i piccoli, grandi cambiamenti del tuo corpo. Osvaldo invece ha visto cambiare le maglie.

Resta un dato di fatto: Osvaldo era un bravo calciatore. Non un fenomeno, ma sicuramente un attaccante sopra la media, come testimoniano i diversi grandi club che lo hanno cercato. Non ha mai segnato moltissimo, ma era un attaccante completo, con una buona tecnica di base e una personalità straripante (e per questo difficile da gestire, in alcuni casi). Evitando, però, di incorrere nel solito errore eh-se-solo-avesse-avuto-la-testa-di-Del-Piero. Osvaldo è Osvaldo, non Del Piero; ha dato al calcio quello che ha voluto dare al calcio, e il calcio gli ha restituito quello che gli ha voluto restituire. Senza andare a cercare sempre una verità superiore, un se avesse voluto avrebbe potuto: lui stesso ha detto che se fosse stato più professionale non avrebbe avuto certi colpi. Osvaldo calciatore è stato quello che ha voluto essere, e non per questo merita di essere considerato un incompiuto. Anzi: Osvaldo ha realizzato con esattezza il momento in cui si è considerato un calciatore compiuto, decidendo di dire basta. Comunque quel calciatore c’è stato, era un attaccante e per questo sembra giusto ricordarlo con alcuni dei suoi gol migliori.

Una rovesciata con la Roma, quando i tifosi lo chiamavano Simba perché assomigliava al Re Leone Batistuta. Per analogia ci va anche una gif con un gattino rock:

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Quella volta in cui fece impazzire la difesa del Manchester City, per poi sparare una raffica di mitra:

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Una mezza rovesciata mezza bella ai tempi dell’Inter:

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Un gollonzo con la maglia della Nazionale:

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Un’incornata da attaccante vero in Argentina:

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L'Osvaldo furioso

A un certo punto Osvaldo semplicemente ha sbroccato. Come il protagonista di American Beauty, ha realizzato che quella che stava vivendo non era la sua vita. Lo era stata, ma non gli apparteneva più. Così ha deciso di fare quello che voleva fare, ossia musica, e di lasciar perdere completamente il calcio giocato. In una recente intervista rilasciata al quotidiano Marca, Osvaldo ha spiegato le ragioni che lo hanno portato a prendere questa decisione. 
Osvaldo voleva fumare sigarette. Osvaldo, quando tornava a casa, preferiva fare l’arrosto piuttosto che continuare ad allenarsi come Cristiano Ronaldo. Osvaldo non vuole vivere come Messi, chiuso in una gabbia d’oro, “dove compri il televisore più grande del mondo e non lo puoi guardare”. Osvaldo non voleva comprare una Ferrari per andarci agli allenamenti in 15 minuti, secondo lui “i personaggi pubblici hanno gli stessi problemi di chi vende verdure all’angolo”.  Dice che non gli è mai importato del denaro, però ringrazia il calcio, non lo rinnega: è la cosa più bella che gli sia mai capitata, gli ha permesso di aiutare la sua famiglia, di non far lavorare più suo padre, di viaggiare il mondo e di crescere. Poi però ha detto basta, perché il calcio gli aveva tolto la libertà, “e quella non ha prezzo”

“Credo che la voglia di scappare da un paese con ventimila abitanti vuol dire che hai voglia di scappare da te stesso, e credo che da te non ci scappi neanche se sei Eddy Merckx”

E così, Osvaldo, invece di cambiare di nuovo città, di cambiare di nuovo maglia, ha deciso di cambiare completamente vita, senza più voltarsi indietro. Neanche Sampaoli è riuscito a farlo tornare sui suoi passi. Aneddoto svelato in un’intervista alla Gazzetta dello Sport: 

“A dicembre 2016 mi contatta Sampaoli, all'epoca al Siviglia: ‘Dani, non ti chiedo nulla. Fai ciò che vuoi in campo e fuori, ma mi serve una punta’.
'Mister, ma c’è il ‘Cosquín Rock’.
Lui: ‘Vero, dimenticavo! Vai pure, di certo non puoi perderlo’.
Due pazzi” 

 

L’Osvaldo rocker

L’ex attaccante di dodici squadre diverse ha deciso quindi di mettere su una band a Barcellona, di chiamarla Barrio Viejo e di andare a suonare in giro per il mondo. Non gli mancano i gol, perché ora è la musica a emozionarlo. Osvaldo e la sua band hanno tenuto concerti, pubblicato due album (Liberación pubblicato, l’altro in uscita) e un singolo, che comunque a questo punto va ascoltato. C’è anche il video ufficiale, con Osvaldo che sembra proprio aver dimenticato il suo passato da calciatore. Perfettamente a suo agio:

 

Per un giudizio compiuto sul pezzo e sull’Osvaldo cantante bisogna affidarsi agli addetti ai lavori: lasciamo quindi a loro questo compito. Al netto dei giudizi, comunque, gli italiani avranno l’opportunità di sentirli dal vivo: i Barrio Viejo faranno un tour in Europa, Osvaldo il 19 gennaio tornerà nella Roma che lo aveva accolto da calciatore per suonare alla Locanda Blues. Le altre date: Prima Paganica (5 gennaio), Olbia (10 gennaio), Sassari (11 gennaio), Imola (16 gennaio), Pisa (2 febbraio). E poi Austria, Belgio, Germania.

La vecchia vita alle spalle, la nuova vita che prende forma. Osvaldo se ne sta seduto al buio, con una sigaretta in mano, e parla al microfono di Radio Raptus:

“Credo che c'ho un buco grosso dentro, ma anche che il rock n' roll, qualche amichetta, il calcio, qualche soddisfazione sul lavoro, le stronzate con gli amici ogni tanto questo buco me lo riempiono”