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La resistibile ascesa di Rodrigo De Paul

Dal deludente arrivo in Italia fino all'esordio ieri sera con la nazionale Argentina

La resistibile ascesa di Rodrigo De Paul Dal deludente arrivo in Italia fino all'esordio ieri sera con la nazionale Argentina

Lo chiamano “El Pollo” per via del fisico gracile, slanciato e del suo sguardo fisso in avanti, eppure in questa prima parte di stagione Rodrigo De Paul sta dimostrando tutt’altra sostanza. L’esterno dell’Udinese è decisamente l’uomo in più della squadra di Julio Velázquez, una delle rivelazioni più positive di questo inizio di stagione. Il suo principale merito? L'improvviso cambiamento improvviso (per certi versi quasi inaspettato) da giocatore dal talento comune a uomo chiave, tassello decisivo. Il campionato è iniziato col botto per l’argentino, capace di segnare quattro reti (contro Parma, Samp, Torino e Chievo) e mettere a referto due assist in otto partite, pareggiando il suo record di marcature personale e avviandosi verso un sicuro miglioramento del proprio score stagionale. Ma c'è un dato che certifica ancora di più la sua evoluzione: è il giocatore che ha creato più occasioni da gol in assoluto, ben 25, più CR7, Insigne e Gomez. Risultato: Lionel Scaloni, c.t. a interim dell’Argentina, l’ha convocato in Nazionale, probabilmente certo di aver ritrovato lo stesso talentino che nel 2014 lasciò il Racing Avellaneda per il Valencia con la nomea di predestinato prima di tradire ogni aspettativa, tornare in Sudamerica, volare in Italia e incantare tutti, anche se con due anni di ritardo. Se non genera hype una cosa simile...

Il numero dieci dei friulani è di fatto arrivato a Udine con tante ambizioni e una considerevole voglia di emergere dopo la brutta parentesi spagnola, iniziata nel peggiore dei modi con un espulsione dopo un minuto nell’esordio in Liga e un prestito quasi obbligato al Racing de Avellaneda, il club che lo ha cresciuto sin da quando era un bambino. Del resto, De Paul prometteva tanto bene. A 8 anni venne accolto nelle giovanili proprio de La Academia, il club di cui era ed è tuttora tifoso, mentre a 19 era già titolare con la stessa maglia che indossa adesso sulle spalle, la pur sempre pesantissima “Diez”, sintomo che al ragazzo la personalità non è mai mancata. Poi è giunta la chiamata di un grande club, il Valencia, una proposta irrifiutabile anche se già allora c'era l'Udinese sulle sue tracce.

 

Lo sapevano anche nonno Osvaldo e nonna Alicia, che hanno sempre sostenuto a modo loro il nipote, il primo accompagnandolo agli allenamenti e la seconda conservando tutti gli articoli di giornale dedicati a Rodrigo. Adesso che è in Nazionale (quella argentina e non quella italiana, come alcuni si auspicavano ultimamente), finalmente nonna Alicia ha potuto ritagliare un articolo di un certo spessore. Tuttavia, nessuno immaginava che l’avventura iberica di un giovane di così belle speranze potesse terminare tanto prematuramente. Solo trentaquattro presenze, spesso da subentrato, e due soli goal, infatti, in due anni di Blanquinegres. La scintilla non è mai totalmente scattata e De Paul è stato rispedito a casa, fino alla chiamata dei fratelli Pozzo che hanno subito fiutato l'affare.

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L’Udinese è un club più unico che raro. Insomma, pochi, pochissimi campionati vantano una squadra dalle preferenze così esotiche e dall’indole tanto mirata verso la scommessa, il rischio, un brivido da ripagare a suon di milioni. Dopo Alexis Sanchez e Allan, Rodrigo De Paul ha tutte le carte in regola per essere il prossimo a fare le fortune dei bianconeri: è sudamericano, ha stoffa e Pozzo intravede già la prospettiva di poterlo vendere a cifre importanti. Ma non alla Fiorentina, la squadra che sembrava già nel destino di Rodrigo la scorsa estate prima che l'affare sfumasse. Giunto non esattamente in punta di piedi in Friuli due anni fa (come detto ha preso la storica dieci appena abbandonata da Totò Di Natale, per il quale nutre una stima reciproca), “El Pollo” si presentato con umiltà:«Di Natale fue un símbolo». Rispetto, ma non scarsa coscienza di sé prima di tutto.

I primi due anni in Italia sono stati perlopiù d’assestamento. Rodrigo si ambienta bene ma non incide come i tifosi speravano, tanto che la loro pazienza sembrava subito essere finita. La tensione è alta e più di qualcosa frulla nella testa del classe ’94 durante l’estate appena trascorsa, glielo si leggeva nella sua espressione più seria e ingrigita del solito. L’intreccio di mercato l'ha condizionato parecchio, e forse reso più responsabile. Alla fine, Rodrigo è rimasto e ha riscoperto doti che credeva di aver perso. Il nuovo tecnico Velázquez l’ha valorizzato al massimo, ridandogli fiducia e, pur tenendolo sulla fascia (da quest'anno si muove partendo da sinistra, ndr), permettendogli di entrare più spesso in mezzo all’area per andare a rete, mettendo in mostra un lato di De Paul che non conoscevamo. Le prime otto giornate di campionato ci hanno infatti presentato un “Pollo” più altruista ma anche più bomber. Nonostante il suo compito principale sia servire assist ai compagni, egli infatti ha imparato a non disdegnare l’idea (e il consiglio) di mettersi in proprio, accentrarsi e calciare in porta più spesso. Perché ha un destro squisito, e perché ad Avellaneda ancora oggi credono nelle qualità del ragazzino che a 23 anni fiancheggiava in campo un certo Diego Milito. I numeri parlano da soli: quattro reti in due mesi, tante quante quelle realizzate durante tutto il campionato di Serie A 2017/2018. Un fiore è sbocciato e tutti si sono ricreduti.

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Se ne sono accorti in molti. Chi lo ha preso al fantacalcio, i suoi tifosi all’Udinese ma soprattutto Lionel Scaloni, allenatore della nazionale Argentina più sperimentale degli ultimi anni (con lui anche gli 'italiani' Dybala, Simeone, Pezzella, e Lautaro Martinez), che lo ha convocato per le amichevoli contro Iraq (disputata ieri sera e vinta agilmente dalla Selección per 4-0 con De Paul, maglia numero 31 sulla schiena, che ha giocato tutto il primo tempo) e Brasile. È qui che “El Pollo” dovrà testimoniare la sua maturazione. Nel mentre, il Napoli lo monitora attento e neanche troppo tacito. Quale sarà la sua evoluzione? Lontano dal Friuli probabilmente, forse ancora con la dieci sulle spalle ed il mito di Riquelme, Zidane, Ronaldinho e Messi sempre presente. Con il dovere di rispettare tutte le aspettative sul suo conto, finora non tradite ma solo rimandate a giudizio.