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Orgullo Albiceleste

Storia ed evoluzione de la camiseta più pesante del Sud America

Orgullo Albiceleste Storia ed evoluzione de la camiseta più pesante del Sud America

Nel Mondiale della nostalgia targato adidas, la maglia dell’Argentina è l’emblema della filosofia ed estetica vintage del brand tedesco. Per la camiseta dell'Albiceleste il modello di riferimento è stata la divisa indossata nella Copa America del 1993, ultimo trofeo vinto dall'Argentina. Ma al di là dell’omaggio a quella fortunata spedizione – come se si trattasse di un augurio a ripetere lo stesso risultato in Russia – la maglia della Nazionale è il proseguimento in chiave più moderna di un design diventato un cult nello sportswear. Poche altre selezioni, infatti, possono disporre di un kit tanto essenziale quanto iconico come quello dell’Argentina, riconoscibile ad ogni latitudine e rimasto sostanzialmente invariato nella sua forma. Strisce verticali bianche e azzurre a comporre il concept, cui aggiungere dettagli di volta in volta a seconda delle occasioni. In questo caso le modifiche hanno riguardato la presenza del logo Afa (la federazione calcistica argentina) all’altezza del cuore per commemorarne i 125 anni dalla nascita e un tocco di innovazione apportato dall’effetto pixel delle righe celesti per farle apparire schiarite in alcuni punti.

 

A strisce bianche e azzurre

Da sempre espressione di un’eleganza dalla semplicità disarmante, la maglia dell’Argentina è entrata nell’immaginario collettivo per la sua durevolezza che l’ha resa un’autentica royalty nella Coppa del Mondo. Gran parte del merito risiede in un pattern unico: delle attuali partecipanti, nessun altra dispone infatti di strisce verticali sulla maglia, prediligendo invece la scelta di un look monocromatico. L’Albiceleste ha costruito la propria influenza nello sportswear proprio grazie alla scelta di un design diffusissimo nelle squadre di club, ma ancora abbastanza inesplorato per quanto riguarda le Nazionali. L’origine risale a partire dagli anni Trenta, con la definitiva consacrazione raggiunta grazie alla vittoria del primo Mondiale nel 1978. A organizzarlo fu proprio l’Argentina, allora sotto la dittatura militare di Videla dopo il golpe di due anni prima. Fu un’edizione parecchio controversa, dove parse evidente che l’Albiceleste potesse fare di tutto fuorché perdere. La giunta militare al potere organizzò direttamente la manifestazione, sfruttandola per rafforzare la propria autorità e per dare una dimostrazione di efficienza. Il successo della Nazionale diede prestigio al regime, mentre le immagini dei giocatori festanti e di quella divisa di grande impatto fecero il giro del mondo.

Otto anni più tardi la storia si ripeté, e anche stavolta il successo dell’Argentina non fu esente da polemiche. L’episodio è tra i più famosi della storia del caclio: la Mano de Dios di Diego Armando Maradona sbloccò il risultato contro l’Inghilterra, prima del raddoppio siglato dallo stesso Pibe de Oro con quello che fu ribattezzato Il gol del secolo. Messico 1986 fu il palcoscenico sul quale l’Albiceleste sfoggiò un kit molto pulito e tradizionale nel concept disegnato da Le Coq Sportif, divenuto in breve tempo una vera icona. L’elemento più innovativo riguardava l’utilizzo di un tessuto traspirante in microfibra per migliorare la traspirazione dei giocatori in condizioni climatiche rese difficili dal caldo e dall’umidità. Peccato però che l’idea fosse stata concepita solo per la prima maglia – la seconda era invece in cotone con un girocollo stretto e soffocante – e che l’Argentina avesse sempre disputato le partite alle 12 o alle 16, sotto il sole cocente e altitudini fino a 2000 metri. La gara contro l’Inghilterra non fece eccezione: il calcio d’inizio venne fissato a mezzogiorno e l’Albiceleste venne designata per indossare l’away kit. Temendo però l’afa di Città del Messico, lo staff tecnico ebbe un’intuizione: girovagare per i negozi di articoli sportivi della capitale per procurarsi una maglia più leggera. Vennero acquistate una quarantina di divise blu (sempre firmate Le Coq) sulle quali, la sera precedente il match, le sarte della federazione cucirono il logo dell’Afa e i numeri dei calciatori.

 

Una nazione appesa ad un filo

Le gesta di Maradona allo Stadio Azteca entrarono nella storia del calcio con la seconda maglia, vestita ad hoc per fronteggiare la calura messicana e trasformatasi, quasi per caso, nell’away kit più significativo dell’Albiceleste. Quello attualmente pensato per il Mondiale è invece il primo nella storia della Nazionale ad essere completamente nero, ad eccezione della grafica a tre bande ispirata al logo adidas e con i colori della bandiera nazionale.
La seconda maglia lascia inoltre trasparire un maggiore sperimentalismo dei designer di adidas – sponsor durante ogni edizione della Coppa del Mondo a partire dal 1990 – mentre il concept della prima maglia continua a mantenere quel set-based design che rende praticamente impossibile compiere ogni qualsiasi stravolgimento. Se l’away kit del 1986 viene di fatto celebrato per via dell’esito di quella partita, l’home kit ha costruito la sua immortalità sulla purezza e semplicità di quelle strisce verticali tra le più riconoscibili nell’apparel sportivo.

 

La divisa utilizzata dall’Albiceleste in questo Mondiale, la cui qualificazione è avvenuta tra mille difficoltà, è forse la più bella da parecchi anni a questa parte. Sebbene il girone lasciasse presagire il passaggio del turno con relativa semplicità, l’Argentina si trova al contrario costretta ad inseguire gli ottavi di finale senza nemmeno essere pienamente padrona del proprio destino. Dopo il clamoroso pareggio con l’Islanda e il netto ko con la Croazia, contro la Nigeria servirà vincere e sperare in un esito favorevole dall’altra partita. Un’eliminazione al primo turno sarebbe un qualcosa di catastrofico, soprattutto se paragonato alla finale persa nel 2014 contro la Germania. Salutare così prematuramente una selezione da sempre abbonata alle fasi ad eliminazione diretta della Coppa del Mondo sarebbe un evento spiazzante, e non solo per il fascino esotico innescato dal blasone dell’Albiceleste. Buona parte della legacy di una maglia intrisa di storia e diventata un feticcio passano dallo spareggio-verità di questa sera.