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Un'armatura Vichinga

L’Islanda e una maglia simbolo della fierezza di un popolo

Un'armatura Vichinga L’Islanda e una maglia simbolo della fierezza di un popolo

Una ripresa aerea inquadra un ghiacciaio, poi un bosco e infine la vetta di una montagna. Una serie di rapide carrellate in avanti sposta la narrazione in una cittadina innevata: nella solitudine di stradine deserte alcuni ragazzini si divertono a palleggiare e passarsi la palla, mentre un battito di mani in sottofondo ritmato dal suono di un tamburo inizia gradualmente a farsi più vicino e martellante. Raggiunge il climax quando vengono inquadrate quattro maglie appese a uno stendipanni. Sono quelle indossate dall’Islanda in questo Mondiale firmate da Erreà, presentate lo scorso marzo con un video che racchiude tutti gli elementi tradizionali della più piccola nazione ad essersi mai qualificati alla competizione. Questa sera l'Islanda si giocherà contro la Croazia la qualificazione alla fase ad eliminazione in una entusiasmante sfida a distanza con Nigeria e Argentina.

 

Una maglia che sa di freddo e lava

La divisa dell’Islanda è probabilmente quella che meglio di ogni altra esprime il profondo legame con la propria terra. Il suo design, così come già accaduto con quella prodotta per gli Europei di Francia 2016, trae ispirazione dalla geografia dell’isola che conta 334mila anime: L’home kit è la trasposizione artistica degli elementi naturali dell’isola il bianco del ghiaccio, l’azzurro dell’acqua e il rosso della lava prodotta dai vulcani. La progettazione è stata curata dal marchio parmense Erreà,  che dal lontano 2002 sponsorizza la nazionale islandese. La disposizione dei colori segue un filone narrativo ben preciso: il ghiaccio, rappresentato simbolicamente dal bianco del colletto a V e da quello delle spalle, si scioglie idealmente mescolandosi alla lava lungo le maniche fino a creare una grafica a puntini rossi e azzurri. A dimostrazione dell’identità nazionale e del forte senso di appartenenza del popolo islandese, all’interno del colletto è stato cucito il motto “Fyrir Island” (“Per l’Islanda”) già visto in occasione di Euro 2016.

Si trattò del primo vero palcoscenico internazionale per una selezione guidata da un allenatore che faceva il dentista e formata da calciatori tutti iscritti a campionati stranieri, alcuni dei quali diventati professionisti solo in tempi recenti. La qualificazione in Francia fu l’epilogo di un progetto avviato dalla federazione per favorire la pratica del gioco nonostante le temperature spesso sotto zero. L’impegno si tradusse nelle creazione di strutture indoor per potersi allenare e disputare partite in qualunque periodo dell’anno, oltre a corsi per formare allenatori qualificati e allo sviluppo di settori giovanili da cui sono passati alcuni dei pilastri dell’odierna Nazionale come il centrocampista Gylfi Sigurðsson. I quarti di finali raggiunti nell’Europeo furono sorprendenti, e generarono attorno ai Vichinghi un certo hype ulteriormente amplificatosi in vista del Mondiale. L’Islanda è riuscita ad attirare le simpatie di molti tifosi, sia per la sua capacità di incarnare il fascino tipico delle piccole squadre in grado di fare grandi cose, sia per un approccio alle partite totalmente orientato al risultato senza preoccuparsi di dover per forza esprimere un calcio godibile. Attorno alla squadra si è sviluppata una narrazione anticonformista legata al gioco speculativo, chiuso ed essenziale ma anche nella lunga barba e nei molteplici tatuaggi del capitano Aron Gunnarsson, emblema del carisma e dell’orgoglio espressi nella più totale e, all’occorrenza, rude naturalezza.

 

Geyser look & sound

Nonostante l’inserimento in un girone sulla carta parecchio complicato, le possibilità di veder lui e i compagni ripetere l’exploit di due anni non sono poi così remote. Forse è anche per questo che Erreà ha scelto per la presentazione della nuova divisa il claim «Legends are born without warning» (Le leggende sono nate senza avvertimento), come a voler rimarcare l’imprevedibilità dietro ai successi conseguiti dalla Nazionale. Il video è abbinato all’iconica ed epica immagine di un geyser, uno dei fenomeni naturali più sorprendenti al mondo, metafora dell’esplosività di una squadra passata da campi ghiacciati e calciatori amatoriali alla ribalta internazionale. Le prestazioni degli ultimi anni hanno generato una sorta di riscoperta e passione per il gioco nel popolo islandese. Il contagio ha riguardato anche il Primo Ministro Guðni Th. Jóhannesson che ha esortato tutta la popolazione a sostenere la squadra in Russia giocando a calcio con la moglie. Un invito adempiuto alla grande dai cittadini, tanto che il 99.6% di loro ha assistito al pareggio per 1-1 nella gara inaugurale contro l’Argentina.

 

C’è stata anche la collaborazione con Icelandair, la più grande compagnia aerea dell'Islanda, che ha concesso ai propri passeggeri la possibilità di immergersi nella cultura calcistica locale facendosi guidare direttamente dai giocatori. Un aspetto, tra questi, spicca più di altri a tal punto da aver reso l’Islanda un fenomeno mainstream ad ogni latitudine e fatto entrare i suoi tifosi nell’immaginario collettivo meglio di qualsiasi altra cosa. È il geyser sound, scelto come colonna sonora per celebrare i successi di Euro 2016. Consiste in un battito di mani sempre più intenso e veloce, preceduto da due battute di tamburo, con un “uh” intenso al termine di ogni battito. L’insieme di tutti questi elementi, dall’allegorica trasposizione paesaggistica al geyser sound come soundtrack nel video di presentazione della federazione, passando per l’esplosivo claim di Erreà, si inseriscono all’interno di una maglia capace di spiccare in modo autorevole in un settore – come quello dei kit progettati per il Mondiale – cannibalizzato dai marchi Nike, Puma e adidas. La crescita di questi marchi si è ripercossa inevitabilmente sul margine d’azione di realtà più piccole come Umbro e la stessa Errea, le cui creazioni negli ultimi anni hanno attecchito per lo più tra hipster amanti di uno stile kinky, kitch, underground e nostalgico. Nonostante le poche Nazionali sponsorizzate – l’Islanda è l’unica presente in Russia, le altre sono quasi tutte africane – Erreà ha sfornato comunque un piccolo capolavoro di design e costume, manifesto di una nuova concezione dell’Islanda calcistica. Più audace e consapevole dei propri mezzi, perfetta rappresentazione dell’orgoglio di un popolo pronto ad esportare un pizzico della propria minuscola terra in una nazione tanto enorme e finora inesplorata come la Russia.