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La definizione di un'icona: la maglia della Germania a Italia '90

In Russia ci sarà il il design di una delle magliette più influenti della storia del calcio

La definizione di un'icona: la maglia della Germania a Italia '90 In Russia ci sarà il  il design di una delle magliette più influenti della storia del calcio

È il 1984 quando Ina Franzmann inizia a lavorare con adidas in qualità di assistant designer. Si è appassionata a questo settore grazie alla professione del nonno: era un sarto per uomini, e la Franzmann aveva familiarizzato sin dalla tenera età con tessuti, ricami e pattern men-oriented. Dopo gli studi alla German Fashion University e un paio di mesi nell’alta moda femminile, era arrivata la chiamata del brand tedesco. È l'inizio degli anni d’oro per la progettazione delle maglie da calcio, e gli imminenti Europei del 1988 rappresentano  il palcoscenico ideale per dare sfoggio delle proprie creazioni. Una di queste, destinata a fare la storia, è l’home kit della Germania Ovest. Ha una potenza simbolica talmente marcata da segnare un punto di rottura con le precedenti uniformi della Mannschaft dal look minimale ed essenziale, interamente bianche con decorazioni nere su colletto e maniche. La maglia presenta infatti una fantasia spigolosa con i colori della bandiera tedesca che partono dalle spalle e percorrono tutta la lunghezza del petto. Molto spesso l'aggettivo iconico viene usato a sproposito, ma in questo caso descrive perfettamente l'importanza del design di questa maglietta: riuscì racchiudere nel suo design l'estetica e il momento storico della Germania di fine anni '80.

 

Una maglia storica

È un capolavoro stilistico e di costume mai visto prima, nato dalla mente di Franzmann e da lei progettato interamente a mano. L’aspetto più evidente riguarda il design geometrico finalizzato ad accentuare le spalle e a spingersi in alto, inteso come allegoria della vittoria. La divisa viene talmente apprezzata che due anni più tardi viene replicata ai Mondiali di Italia ’90 – secondo la leggenda su suggerimento di Franz Anton Beckenbauer – dove avviene la definitiva consacrazione.

La maglia della Germania Ovest diventa un’icona ed entra nell’immaginario collettivo come la più bella maglia mai indossata dalla Nazionale tedesca. Sono almeno tre le ragioni alla base di questo successo: oltre alla bellezza puramente estetica e alla fortunata sperimentazione di nuovi linguaggi – le cui forme geometriche sembrano richiamare quelle della mascotte Ciao! – la squadra si laurea campione del mondo e le immagini dei suoi giocatori in festa vengono trasmesse su tutte le televisioni e stampate su tutti i giornali. C’è poi una motivazione di carattere storico: Italia ’90 rappresenta infatti l’ultimo torneo prima della riunificazione sotto un’unica Nazionale delle due federazioni tedesche (la selezione dell’Est non riuscì a qualificarsi in quella occasione), svoltosi in un periodo in cui la adidas sforna ciclicamente le sue divise migliori, diventate in seguito autentiche influenze delle mode negli anni a venire. Quella dell’Olanda per Euro ’88 e del Manchester United (1983-84) appartengono a questa fortunata stagione produttiva; nessuna, tuttavia, è in grado di eguagliare la controparte tedesca per impatto visivo e potenza simbolica.

 

Reimmaginare un classico

A distanza di 28 anni da quella fortunata spedizione, la Germania ha scelto il revival dell’home kit di Italia ’90 per vestire la nazionale tedesca al Mondiale 2018. Lo sponsor tecnico resta adidas – forte del rinnovo dell’accordo di partnership fino al 2022 – mentre la divisa è stato oggetto di un ammodernamento: non c’è più la bandiera tedesca, sostituta da una fantasia in bianco e nero con una serie di linee dagli spessori diversi a creare il corpo della grafica, stavolta più in alto rispetto a quella di Italia '90. Il restyling attuato per Russia2018 risponde alle esigenze stilistiche del presente e al coraggio di adidas di dar vita a continui richiami tra sportswear e streetwear, in un crescendo di intrecci capaci di attrarre tanto il giovane consumatore fanatico lifestyle quanto il cliente più retrò. 

La divisa è un mix di raffinatezza e semplicità, perfetto punto di incontro tra la tendenza di adidas negli anni Ottanta e Novanta ad esplorare orizzonti inediti e la volontà di non stravolgere quella che da sempre è la base del kit tedesco: una maglia pulita e senza eccessive elaborazioni, indossata e resa celebre anche al di fuori di contesti calcistici. È il caso di Paul Kalkbrenner, uno dei più importanti e conosciuti produttori di musica elettronica, che durante il dj set a Tomorrowland 2016 si esibì indossando il kit della Germania di Italia ’90.

 

adidas e la tattica della Nostalgia

Il fascino per la nostalgia verso l’età dell’oro delle divise calcistiche da solo non basta per spiegare un simile successo. Guardare al passato vuol dire vendere al consumatore un emozione a cui è legato, ma per rendere efficace l’operazione bisogna attualizzare il prodotto. Nel caso della Germania, questa esigenza si è tramutata nella sostituzione dei colori della bandiera nazionale, una mossa audace tanto quanto lo era stata la loro introduzione nella demiurgica divisa del 1988. adidas ha quindi sfruttato l’attrazione per il passato e la necessità di adattarlo alla contemporaneità andando a ridisegnare la quasi totalità delle divise ispirate al passato: di tutte quelle progettate per il Mondiale dal brand tedesco, infatti, solo il kit del Giappone è rimasto esente dall’ondata nostalgica.

Una tendenza del genere è un po’ la cartina tornasole dell’approccio conservativo di adidas, in netto contrasto con il futurismo e l’innovazione di Nike, manifestatisi all’apice del loro ingegno nella collezione “For Naija” della Nigeria. Rievocare il gusto estetico nostalgico garantisce una maggiore audience – innescata dall’unione di nuovi e vecchi appassionati, rimasti affezionati a prodotti past-oriented – ma rischia inevitabilmente di causare scomodi paragoni con gli attuali canoni estetici e tecnologici. Serve dunque essere creativi, presupposto che adidas ha utilizzato ridefinendo in chiave moderna un cult dello sportswear degli anni Novanta – discorso analogo con le Stan Smith, rilanciate nel 2014 dopo il successo degli esordi di oltre quarant’anni prima.

Il marchio tedesco non ha così deluso le aspettative, districandosi tra passato e presente per concepire l’ennesima meraviglia, forse la sua miglior creazione pensata per il Mondiale in Russia. La Germania vi prenderà parte da campione in carica con un incoraggiante presagio: l’ultima volta che indossò quest’uniforme sappiamo tutti come andò a finire.