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M come Maradona, M come Messia

Del come e del perché Diego Armando Maradona sia il giocatore più sovrannaturale di sempre

M come Maradona, M come Messia Del come e del perché Diego Armando Maradona sia il giocatore più sovrannaturale di sempre

Come tutti i salvatori scesi in terra, anche di Maradona è stato scritto tutto, e non negli ultimi tempi, ma ben prima. Fenomeno, criminale, genio, evasore, il messia, un ciarlatano. Maradona è, come però riconosciuto da tutti, una di quelle figure che hanno cambiato il corso della storia. A mente, tra le cose più belle mai scritte e dette su di lui c’è questa di Darwin Pastorin (grande tifoso della Juventus): “Il più grande campione che ho visto giocare è Diego Armando Maradona. Credimi, figlio mio, non esisterà mai più, nei secoli dei secoli, un altro come lui. Ha fatto dell’imperfezione la perfezione. Piccolo, gonfio, dedito ad albe stanche, svogliate e sbagliate, vittima di falsi amici e della volontà di andare oltre ogni regola, Maradona ha trasformato un semplicissimo pallone di cuoio in uno scrigno di bellezza”.

Diego Armando Maradona è stato il calciatore su cui si è più discusso. Ed è l’intensità della discussione – tra chi lo ha osannato e chi lo ha condannato – che ne determina la vera natura, non di uomo ma di divinità. Come nelle più antiche religioni c’è chi si contorce nello sforzo di mostrare la natura fallace e truffaldina del mito, e chi, al contrario, ripone in un uomo – le cui azioni spesso sono involontarie e mosse da una forza a noi non conoscibile – la propria fede; in questa sorta di radicale fanatismo, che rigetta la ragione. E sono appunto le azioni – calcistiche prima ancora che di vita – che fanno di Maradona un messia. Quegli atti, dal primo all’ultimo, mostrano un essere umano spinto da un impulso incontrollato. 

Maradona non gioca al calcio, Maradona è il calcio. E tutto ciò che ha fatto – comprese le brutture – sono state spinte dal suo non agire in quanto essere umano, ma in quanto calcio. Quel 30 Ottobre di 55 anni fa, nacque il primo ed ultimo esemplare di uomo calcio. Ed è improprio, allo stesso tempo, parlare dei “se”. “Se fosse andata diversamente…”, “Se non avesse fatto questo…” No. È stato tutto perfetto, tutto scritto, tutto previsto. Anche dal più convinto degli atei, anche dal più rigoroso degli agnostici, verrà riconosciuto che Diego Armando Maradona, nella sua esistenza da calciatore ha fatto qualcosa di sovrannaturale. È quella bellezza di cui parla Pastorin, appunto. Creare la bellezza dal nulla. Ancor più di un pittore, a cui servono i colori, o di un musicista, a cui serve uno strumento. “Maradona era il più grande di tutti perché faceva con le arance  quello che a noi calciatori sembrava impossibile fare col pallone”, disse Baresi. Maradona ha creato bellezza, e lo ha fatto anche senza il pallone. La sua messianicità è la più incontestabile di tutte per questo motivo, per l’incanto prodotto. Vonnegut una volta disse che “compito dell’artista è quello di far piacere di più la vita alla gente”. Ecco, Maradona, c’è riuscito.