Vedi tutti

Anatomia di una Leggenda

30 anni dopo lo storico primo Scudetto del Napoli analizziamo le componenti

Anatomia di una Leggenda  30 anni dopo lo storico primo Scudetto del Napoli analizziamo le componenti

L'ossessione dei napoletani per lo scudetto ha delle radici profonde. Non è il semplice conquistare un traguardo, un trofeo. Si lega ad altro, ad una cultura borbonica, di un passato glorioso da capitale di un regno ricco, una ricchezza sorpattutto culturale. Ma c'è altro, qualcosa che sembra evocare la vittoria del più debole, senza scomodare Davide e men che meno Golia. Il predominio delle squadre del nord ha un sapore - ancora oggi - dell'inevitabile: è così perché così dev'essere, nulla questio. Ed è questa presunzione di proprietà, di un legittimo possesso del calcio in Italia da parte delle squadre di Torino e di Milano, che ha sempre infastidito i napoletani. 

Certo è un lavoro duro, anche perché lo si è sempre voluto portare avanti con il sorriso, prendendo in giro l'avversario, con una gioia che tende a tenere lontano il grigiore del cielo torinese, ad esempio. E vincere divertendosi è una cosa così bella che non la si vuole sprecare. È come lo sfigato che riesce a smutandare il bullo, riesce a rubargli la merenda mentre gli ride in faccia. Per questo la vittoria dei due scudetti del Napoli ha avuto, e continua ad avere, un sapore così dolce. Un passaggio storico che prende la forma della splendida cicatrice. Che tutti portano orgogliosamente sul corpo. 

 

Feel Like - Così parlò Bellavista

 

La napoletanità è un concetto complesso da spiegare - come la famosa "cazzimma", si tratta di sensazioni, terminologie intraducibili, suoni gutturali, assonanze dell'anima. Non c'è modo di spiegare cosa sia napoletano - magari un giocatore arrivato da così lontano - e cosa non lo sia. L'immaginario napoletano è un mosaico di filofosia di strada, quella di un luogo in cui anche Aristotele avrebbe ceduto alle avances del "Si è sempre meridionali di qualcuno". E la napoletanità è anche rivedere la fede, capire quando qualcuno di diritto debba entrare nei riti e nell'ortodossia di un popolo: "San Genna', non ti crucciare, tu lo sai ti voglio bene. Ma na fint' 'e Maradona squaglia 'o sangue rint'e vene!". 

 

Dress like - Yuppies 1986

 

C'è una riscoperta negli ultimi anni di un certo tipo di abbigliamento curioso. L'ipernarcisista paranoico Bale di American Psycho è stato evidentemente ispirato all'Ezio Greggio di Yuppies: collo della camicia morbido, regimental. Ma soprattutto un montone che è entrato nelle fantasie cinematografiche ben prima del Tom Hardy nolaniano ed il suo impeto. 

 

Think like - Eleonora Pimental Fonseca

 

La bellezza del gioco di Careca cosa dovrebbe avere in meno al pensiero giuridico di Gaetano Filangieri? E quale migliore erede del melodramma di Pietro Metastasio ci poteva essere se non Bruno Giordano. La repubblica napoletana di cui la Pimental fu testimone fedele e meravigliosa era manifestazione viva del fermento intellettuale ed artistico. Quello di Maradona, Careca, Giordano, è stato un regno delle passioni sconfinate, il regno della rivincita di un popolo. 

 

Sound like - Opus "Live is Life"

 

Mai danza sarà più riuscita del balletto di Diego prima della partita con il Bayern Monaco. Il risultato di quei palleggi, quel battere le mani, quei saltelli sono stati una sorta di ipnosi collettiva. Un piccolo uomo, con i capelli ricci che quasi gli coprivano il volto, l'aspetto di un vecchio indio americano, in quei pochi minuti ha dimostrato tutta la grazia che può venir fuori da movimenti buffi ed osceni - come l'oscillazione di busto che sembra quasi suggerire qualcosa di sessuale ed innominabile, un atto provocatorio. Maradona dimostrò alla storia come anche un semplice riscaldamento pre-partita possa diventare un rito propiziatorio, una specie di danza della pioggia. 

 

Taste like - o'rraù di Edoardo De Filippo

 

Tre giorni, non uno in meno. Bisogna iniziare il venerdì, avere pazienza, lavorare a fuoco lento, essere presenti ogni momento. Nessun altro pasto suggerisce la cura e la dedizione necessaria come il procedimento per poter preparare il ragù napoletano. E' l'amore di una madre, il lavoro perpetuo per dare la gioia domenicale. Il napoli ha iniziato e finito un campionato con la cura e dedizione che servivano per dare la stessa gioia di un pezzo di pane affondato in quel velluto rosso scuro. Perché c'è una bella differenza tra quello e la semplice "carne c' 'a pummarola", che sa di frequente, di qualcosa già visto, come il vincere uno scudetto dopo l'altro. 

 

Love like - Gesù ed il comandamento dell'amore

 

M come Maradona, ma anche M come Messia. Ci verrà perdonato se gran parte di tutto questo gira attorno a Lui, con la "L" maiuscola. Ma come nel nuovo testamento, anche nella storia di questo napoli, gli apostoli rivestono un ruolo fondamentale, ma è del messia, delle sue gesta, che bisogna parlare più di ogni altra cosa. Diego Armando Maradona è stato il calciatore su cui si è più discusso. Ed è l’intensità della discussione – tra chi lo ha osannato e chi lo ha condannato – che ne determina la vera natura, non di uomo ma di divinità. E sono appunto le azioni – calcistiche prima ancora che di vita – che fanno di Maradona un messia. Quegli atti, dal primo all’ultimo, mostrano un essere umano spinto da un impulso incontrollato. Maradona non gioca al calcio, Maradona è il calcio. E tutto ciò che ha fatto – comprese le brutture – sono state spinte dal suo non agire in quanto essere umano, ma in quanto calcio. Quel 30 Ottobre del 1960, nacque il primo ed ultimo esemplare di uomo calcio. Perché se c'è stata una verità nella storia dell'uomo, se c'è stato un solo grande principio sovrano, questo è stato: "Amerai il prossimo tuo come te stesso". Soprattutto se questo "prossimo" viene da una città argentina di nome Lanus.