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Viaggio alla scoperta del calcio sui social: "Sabatini acquista cose"

Walter Sabatini e il calciomercato

Viaggio alla scoperta del calcio sui social: Sabatini acquista cose Walter Sabatini e il calciomercato

Esiste un mondo sfaccettato ed eterogeneo che circonda il calcio. È possibile riderne – soprattutto – o parlarne seriamente, ma in dialetto. Possiamo accostare qualsiasi cosa allo sport, dalla letteratura al cinema, passando per il cibo e la religione. E sarebbe stato quasi ovvio supporre che da un punto di partenza cosi articolato, nascessero punti di vista differenti, modi di descrivere uno stesso oggetto con parole o immagini lontanissime le une dalle altre. L’universo dei social network che presta attenzione al calcio è sconfinato. Provare a darne una chiave di lettura in modo autonomo sarebbe inutile quanto pretestuoso. Per questo abbiamo pensato che non vi fosse miglior modo per capire, di chiedere ai diretti interessati, agli autori, a coloro i quali hanno scelto uno specifico punto di vista, una chiara chiave di lettura per sviscerare un argomento, per osannare una figura, per ridere su questo mondo che ci fa dannare e gioire immensamente.

Abbiamo scambiato due chiacchiere con i ragazzi di “Walter Sabatini acquista cose”, Mauro e Marco – si, m&m’S – che giurano di essere due personcine a modo nella vita reale. Una pagina senz’altro ironica, ma che ha ben compreso come la risata sia un ottimo modo – spesso il migliore – per comprendere qualcosa, e per parlare di determinati argomenti. Tra pagelle in romanesco, battute su Iturbe (o Gigi la trottola se preferite) e sigarette – molte sigarette -, abbiamo anche trovato il tempo per parlare di politica, si fa per dire, ed omesso qualsiasi riferimento a Totti. Più o meno.

 

Cominciamo da una cosa fondamentale: perché secondo voi alcune figure calcistiche molto amate, con tratti romantici, fumano? Questo rapporto con la sigaretta sembra differente da quelli che possono essere i tratti Bogartiani – forse solo Zeman vive il suo “strumento” con dei tratti noir. Mentre persone come Sabatini, o Sarri, sembrano avere un rapporto quasi viscerale, come se fosse un prolungamento dei loro arti.

Marco: La sigaretta dona a questi personaggi quell’apparenza da “dannati”, un po’ personaggi da film western se vogliamo. Allo stesso tempo li umanizza, da superstar mediatiche quali sono - pur non essendo calciatori - mostrano la loro debolezza, la necessità di di trovare una valvola di sfogo “terrena”. Nel caso di Sabatini è parte integrante del personaggio, senza non sarebbe lo stesso, aiuta a comunicare a pieno il suo perenne tormento fatto di notti insonni e telefoni che squillano.

Mauro: Per Sabatini la sigaretta è sofferenza. Vive ogni respiro, ogni momento, come se fosse un tiro della propria sigaretta. Allo stesso modo, anche Zeman, Sarri, tutti personaggi sofferenti e perennemente pensierosi. Probabilmente il fumo è la loro via d'uscita dallo stress del calcio italiano. Tutti e tre i citati, sono eredi di un calcio passato. Quasi fuori dal tempo attuale, più stereotipato e "fichetto". Sia Sabatini, che Zeman e Sarri, rappresentano in pieno il calcio anni 80/90. Meno fronzoli, più concretezza.

 

L’utilizzo del romanesco è essenziale per voi. Si tratta della lingua più strana al mondo, secondo noi, perché è l’unica che si insinua immediatamente nella testa di qualsiasi individuo. Si può essere coreano, congolese o sloveno, dopo mezz’ora che si gira per Roma viene quasi automatico tirare fuori un “daje” o “che stamo a fa’?”.  (ed il paradosso è che Sabatini non è originario di Roma, ma è umbro).

Mauro: Il dialetto romano è semplice e diretto. La bellezza è proprio questa. Oltretutto di facile comprensione, quindi ogni gioco diventa subito fruibile per chiunque. Su Facebook è ormai pieno di pagine che attribuiscono frasi romane a protagonisti di ogni tipo. Sabatini, pur non essendo romano, calzava a pennello. Se vieni a Roma, alla fine sei quasi costretto ad adottare qualche termine o frase. Ennamo, su!

Marco: Più che essenziale direi che è fisiologico, non potrebbe essere altrimenti. E considera che nel mondo reale siamo due personcine tutto sommato distinte; quando vestiamo il costume di Warte però è più forte di noi, pensiamo direttamente in romanesco, pure volendo - e non vogliamo - tradurre il tutto in italiano sarebbe uno sforzo troppo grande oltre che inutile.


Fermandoci ancora un attimo sulla questione linguistica, voi la utilizzate nelle immagini che caricate quanto nei post, fino alla pagella in romanesco dopo ogni partita della Roma – che ricorda molto le recensioni cinematografiche di Johnny Palomba, con qualche neologismo in meno. Noi abbiamo apprezzato molto, tra le ultime, quella in cui De Rossi parla con Emerson dopo il goal al Villareal.

Marco: A volte ci capita di vedere delle foto che parlano da sole, noi ci limitiamo a scrivere quello che a parer nostro è sottinteso. Nel caso di De Rossi ancor di più, è proprio la incarnazione del tifoso romanista. Nell’immagine di cui parli, post Villarreal, dice quello che abbiamo pensato un po’ tutti , penso. Le pagelle sono nate per un nostro bisogno viscerale di ottimismo: il calcio è così, a Roma in particolare, tanto tempo per costruire e un attimo per distruggere. Tutto sommato meglio riderci sopra, se una partita va male non è che se ti avveleni cambi qualcosa, se non puoi trovare il buono almeno cerca il comico.

Mauro: Proprio con le immagini è iniziata l'avventura. De Rossi è romano, ma ugualmente fa sorridere immaginare lui stesso, parlare con un brasiliano, utilizzando il dialetto romano. Dopo qualche mese, abbiamo iniziato anche le pagelle, per provare. Ma che fossero prive di voti, piuttosto dei giudizi in salsa romana. E forse era quello che alla gente piaceva...

Capitolo Iturbe. Che è successo secondo voi? È stato sopravvalutato, sfortunato, non è ancora arrivato il suo momento? Quanto vi è stato utile, e continua ad esserlo?

Mauro: Credo sia un mix di tutte queste cose. La piazza romana ti carica di responsabilità. Devi avere spalle larghissime e tanta tanta pazienza. Lui, oltretutto, portava il fardello del costo elevato. Insomma, una serie di situazioni, alle quali, forse, c'era da aggiungere una sopravvalutazione, dovuta all'anno fantastico di Verona. Alla fine ci sta, il calcio è anche questo. Diciamo che in tutto ciò, comunque, lui resta un idolo. Forse non lo stesso immaginato sul campo. Piuttosto per le sue fantastiche avventure, create ad hoc da noi. Sembra un personaggio dei fumetti, uno di quei manga giapponesi anni 90. Piccolo, tozzo, un Gigi la Trottola versione calcistica. Nonostante il campo dicesse altro, alla fine siamo riusciti a divertirci con lui ugualmente. Ed è forse la cosa più bella della pagina.

Marco: con Iturbe fondamentalmente credo che ci abbia detto male, il motivo non lo so. Però era ed è un personaggio troppo bello per metterlo da parte o ancor peggio denigrarlo. Diciamo che lo abbiamo adottato, è un cucciolo che abbiamo trovato per strada impaurito e lo abbiamo portato a casa. A suo modo è unico, così iturbizzato e iturbizzante…


L’anno scorso come vi comportavate con Dzeko?

Marco: onestamente siamo sempre stati moderatamente fiduciosi, più moderatamente che fiduciosi. Come tanti tifosi romanisti non riuscivamo a capacitarci del suo rendimento, una cosa che andava contro le leggi della fisica, dello spazio e del tempo. Non poteva essere quello là, che spediva palloni sulla Gianicolense con la nonchalance con cui ci si allaccia gli scarpini. È stato un investimento dai, fortunatamente quest’anno ci ha dato ragione.

Mauro: Lo attendevamo, come attendi uno zio con le pastarelle la domenica a pranzo. Stai là, pronto a vederlo esplodere, dopo anni di assenza del centravanti di spessore europeo, ma poi rimani spiazzato dal constatare che forse t'hanno mandato un cugino. Ovviamente anche con lui abbiamo scherzato, neanche poco. Eravamo increduli, forse quasi non ci credevamo più, nonostante fossimo assolutamente consapevoli del valore e della caratura. E invece guarda un po' che pezzo da 90 che è uscito fuori.


Secondo voi, associare l’atto di “acquistare cose” può essere visto come il risvolto del consumismo americano, e quindi della nuova proprietà, ad un ruolo del DS per come Sabatini lo ha sempre inteso, ovvero massimizzare con il minimo sforzo? Ovvero, ora che ce li ho, li spendo.

Mauro: Mmm, direi de sì... Pure difficile da pensalla na cosa così.

Marco: Io prendo na cacio e pepe e na cicorietta ripassata, poi vedi te


Troppi viaggi mentali? Allora facciamola più semplice, secondo voi è l’unico DS vecchio stampo che si è dimostrato all’altezza del compito capitalista?

Marco: in realtà no, Warte è più l’omo de casa che deve fa quadrà i conti, tra spesa, bollette e sigarette. Uno come lui non ce lo vedrei mai in una squadra danarosa come il PSG ad esempio, non si divertirebbe. La sensazione che dà, soprattutto parlandoci di persona, è che è follemente innamorato del suo lavoro, che questo poi faccia spesso e volentieri la gioia dei presidenti è una conseguenza.

Mauro: Per noi però Warte è l'anti-capitalista per antonomasia. Cioè, nella nostra testa, è quella persona che si mette a tavolino, conta gli spicci, vende due/tre giocatori su eBay, un paio li ricompra al mercatino vintage, finché non mette su una squadra vera. Anzi, il suo disagio nasce proprio il momento con il soldo vero in mano. Là è problematico. Lui taglia e cuce, come una vecchia nonna.


Provate a descrivermi un ipotetico Warte sindaco
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Mauro: Plusvalenze per tutti. Tre fontane vendute ai cinesi, un paio di terzini presi a Porta Portese, qualche piazza in comproprietà col Sassuolo. Bilancio del Comune di Roma ripianato in venti giorni.

Marco: C’hai presente Monopoli? Ecco, Warte è quello che ti scambia alla pari Vicolo Corto con Parco delle Vittorie e ti fa credere che l’affare l’hai fatto tu. Con lui al Campidoglio avremmo strade pulite e infrastrutture che manco a Dubai, 12 linee di metropolitana e mezzo terzino destro.


Raccontateci un po’ come vi è venuta in mente l’idea, quando ha preso corpo, quando avete capito che funzionava. Raccontateci soprattutto quanto i laziali vi rompono le palle.

Marco: Ormai sono passati due anni. Fondamentalmente siamo dei cazzoni, le nostre chat su Whatsapp erano warterizzate già prima, forse a nostra insaputa. Visto che ci divertivamo tanto abbiamo pensato che forse avremmo potuto far divertire anche gli altri, il che è sempre una cosa positiva. Come dicevi tu siamo partiti con le immagini (meme, come dicono i gggiovani), poi l’idea delle pagelle. Sul perché funziona ci stiamo ancora interrogando; diciamo che pur divertendoci è comunque un impegno piuttosto gravoso, è meno facile di quanto possa sembrare. Ormai è diventata una missione, pure quando c’è poco o nulla da ridere sentiamo il dovere morale di soddisfare le aspettative di chi ci legge. Ci piace soprattutto che si sia venuta a creare una vera e propria comunità, un porto sicuro in cui la gente sa che una risata riesce sempre a farsela.

Mauro: L’idea nasce quasi due anni fa. Il mercato della Roma è diventato ormai scoppiettante. Non sempre di livello, ma pieno di arrivi a partenze. Quasi un mercato delle figurine. Quattro arrivano, due partono, uno rimane a metà, uno lo dai a me, uno lo tieni te. Un viavai di gente, più o meno di livello, che alla fine è coinvolgente. Mettere il romano a Sabatini è stato automatico. Non importa che tu sia belga, umbro o indonesiano, se vieni a Roma, parli romano. Che poi a Roma una squadra c'è, altre non ne ricordiamo.


Lo facciamo questo stadio?

Mauro: E direi che sarebbe ora... L'Olimpico è ora che vada in pensione. Bello eh, per carità, ma poi ce tocca rivedere le partite su Sky una volta tornati a casa.

Marco: E che non lo famo…


Scudetto o Champions?

Marco: Domanda cattiva, come chiedere se vuoi più bene a mamma o a papà

Mauro: Coppa Uefa


Tra tutti i giocatori passati negli ultimi anni, o anche di quelli che ancora sono in rosa, che Sabatini ha comprato, a chi vi siete affezionati di più? In chi vi rivedete? Quale avreste voluto vedere realizzato?

Mauro: Il sogno personale era Ibrahimovic. Sia per il valore (immaginare nella vita un minuto di Totti e Ibra insieme), sia per l'impatto nella pagina che avrebbe avuto Ibrahimovic in una serie di duetti in romano con Warte. Affezionati, invece, senza ombra di dubbio ad Ashley Cole. Giocatore immenso, una vera bandiera della pagina, ha lasciato una traccia indimenticabile. Peccato ci abbia abbandonato così presto...

Marco: A zì, ma quante so’ ste domande? Concordo con Mauro, Ibra e sto. Pure adesso. Pure tra tre anni. Prima di lui Van Nistelroy, vero feticcio. Un posto nel cuore però rimarrà sempre per Lamela, è stata davvero una sofferenza vederlo partire. Ashley poi vabbè, è come un fratello, insieme a lui Italone Zanzi, idoli indiscussi che meriterebbero come minimo una serie tv su Fox.


Ce l’abbiamo fatta a non parlare di Totti.
Un daje! Per Florenzi?

Marco: Di Francesco si parla troppo e al contempo non se ne parla mai abbastanza, confidiamo nel fatto di poterne parlare almeno per un altro anno. Florenzi? Ale è una colonna portante della Roma, su lui sì che i Beni Culturali dovrebbero apporre un vincolo! Daje!

Mauro: Ale, sbrigate a tornà!