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First Twelve, quando il calcio diventa cool

Intervista al direttore creativo del brand the unisce perfettamente calcio e streetstyle

First Twelve, quando il calcio diventa cool  Intervista al direttore creativo del brand the unisce perfettamente calcio e streetstyle

First Twelve è uno dei progetti più interessanti che si possono trovare in rete. First Twelve è un brand di streetstyle americano che unisce l'immaginario calcistico prevalentemente italiano alla cultura street statunitense. Il risultato è tutto nelle felpe con sponsor simili a quelle del Treviso, del Palermo o dell'Inter. Abbiamo incontrato il suo direttore creativo Dillon, per farci raccontare la storia di un brand in continua espansione. 


Ciao Dillon, e grazie per la disponibilità. Per iniziare vorrei chiedervi di farci un piccolo riassunto della vostra storia. Come avete cominciato con First Twelve?


Prima di tutto grazie per lo spazio. First Twelve comincia in realtà molto tempo prima che il nome first twelve venisse fuori, i concetti e i principi li avevo sviluppati all’high school ancor prima che sapessi cosa farci. Sono sempre stato uno che amava mescolarsi con vari gruppi: ero uno studente d’arte che giocava a calcio e faceva sport. Ero quasi affascinato dal modo in cui tante persone trovavano quei due mondi diversi, differenti, mentre per me sono sempre stati in qualche modo sovrapposti. Non riuscivo a mettermi in una sola categoria, un gruppo o un’area. L’idea poi è arrivata al fashion quando ho cercato di vestire come i miei amici con i quali uscivo ogni weekend, mente loro frequentavano scuole private in centro. Non mi sentivo veramente me stesso, ma nel momento in cui ho indossato una maglietta da calcio abbinata a degli shorts, con le scarpe da barca, o addirittura una Lacoste con scarpe da calcio indoor, ecco, quello ai miei occhi ha subito funzionato. Avevo un bisogno intrinseco di avere ispirazioni da ogni parte. Quando sono andato al college, quella piattaforma ha cambiato la mia vita, non lo studio in se per se, quanto le persone che ho incontrato e le esperienze che ho fatto. È stata nella camera numero 112( primo piano, camera 12) che First Twelve è stato creato.  Era una camera molto dinamica, con un sacco di persone che lavoravano bene insieme. First Twelve diventò l’epicentro del palazzo. Tutti volevano entrare in quella camera, le pareti erano coperti di drappi, bandiere, maglie da calcio, avevamo 3 tv e tutto era completamente folle. Legai molto con Dave Amborse, con cui condividevo pensieri e stile di vita, anche se io ero uno studente d’arte e lui di finanza. Parlavamo di tutto, di vita, persone che avevamo conosciuto, veramente di ogni cosa. Io avevo quest’idea di partire con un business nella moda, ma non avevo la minima idea di come farlo. Fu lì che decidemmo di unire le forze ed è stato così che il brand è nato.

 

Quali sono le ispirazioni dietro First Twelve?

Lo sport e la vita. Il calcio è ovviamente il core del progetto sia perché è il mio preferito sia perché è uno sport davvero globale. So che suona come un cliché ma, è davvero molto più che un gioco, è un ponte tra culture diverse, che unisce popoli e paesi. Il gioco non finisce dentro le pareti dello stadio, ma pervade la cultura e tutti possono avvertirlo. È un tipo di energia molto simile a quella che avvertivo al college e da cui è nata First Twelve e quindi ho voluto riportarla nei miei disegni. Dico “vita” invece perché nella vita hai sempre un core, un “chi sei davvero”. Quando invece comincio a fare nuove esperienze, nuovi incontri, assimili un sacco di cose lungo la strada. First Twelve è First Twelve sì, ma cresce continuamente, si evolve. Il viaggio della vita e cosa accade durante, chi incontri, e il modo in cui cresciamo mi ispira e affascina tantissimo.

 

Di certo poni una particolare attenzione a quanto accade nel football. Qual è la tua idea di questo nuovo trend che porta sempre di più il calcio a contatto con la moda?

È molto importante. Ora la gente sta cominciando a capire il valore di tutto quello che gira attorno al calcio e come il gioco contiene elementi collegati in modi diversi alla vita. Diversità, cultura, stile, passione, squadra e altro ancora. Adoro questo trend perché non fa altro che perpetuare il motivo per cui ho cominciato First Twelve.

 

First Twelve usa tantissimo i loghi e gli sponsor tipici delle maglie da calcio. Fu una innovazione enorme nell’estetica del calcio, quali sono i tuoi preferiti?

Quello della Pirelli è senza ombra di dubbio il mio preferito, pura classe. La mia prima maglia fu quella dell’Inter anno 2006-07. Ho visto la maglia  la prima volta sulle vetrine di un negozio ecuadoriano nella mia città, la vedevo sempre passandoci davanti finché non ho deciso di comprarla. Il logo funzionava davvero bene, e mi è restato in mente. Anche quello Lete del Napoli credo sia bellissimo.


Qual è la tua relazione con l’Italia e con il calcio italiano?


Sono italo-americano, cresciuto nella città di Middletown nel Connecticut, famosa per essere “gemellata” con Melilli, in Sicilia, tanto che circa il 40% della popolazione ha origini in quella parte d’Italia. Abbiamo addirittura una chiesa modellata come quella di San Sebastiano, a Melilli. In tutte le squadre di calcio in cui ho giocato la maggior parte dei giocatori erano italiani, nel mio summer job era la stessa cosa. Crescere in quel tipo di comunità mi ha reso la persona che sono e ha reso il mio amore per il calcio e per il calcio italiano molto forte. Ricordo che quando l’Italia vinse i Mondiali del 2006 tutta la città era in festa, c’erano celebrazioni ovunque e gente che guidava per la strada suonano il clacson all’impazzata e sventolando bandiere italiane. L’energia era incredibile, non ho mai visto nulla del genere per altri sport.



Se dovessi scommettere sulla prossimo grande ritorno nel “football fashion” nei prossimi anni, quale sceglieresti?

Credo di poter dire in tranquillità che nel “football fashion” molto è stato fatto e a questo punto è difficile scommettere su qualcosa. Riciclare vecchie idee con nuovi concept sembra essere l’idea vincente, ma di nuovo, col fashion tutto può cambiare velocemente. Per questo motivo con First Twelve cerchiamo di stare con gli occhi aperti e prendere il massimo dal momento.


Quali sono i piani per i prossimi tempi?

Proprio ora stiamo ultimando la nostra collezione primavera/estate. Abbiamo fatto attenzione ad ogni dettaglio, siamo molto orgogliosi del risultato e non vediamo l’ora di mostrarla al pubblico, sarà disponibile a marzo. Vogliamo anche espandere il reach del brand, ora vendiamo in 20 paesi ma vogliamo sviluppare la nostra presenza in ognuno di essi.