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Steph Curry contro Trump: "È un cretino"

Il play degli Warriors non ha risparmiato le parole forti contro il neo Presidente degli USA

Steph Curry contro Trump: È un cretino Il play degli Warriors non ha risparmiato le parole forti contro il neo Presidente degli USA

Nel caso non ve lo foste accorti, negli Stati Uniti non sono proprio tutti contenti del nuovo Presidente, Donald Trump. Da quando il tycoon si è insediato alla Casa Bianca - e anche prima, per la verità - negli States si stanno susseguendo forme di dissenso tra le più disparate. Se i cittadini americani decidono di scendere in strada per far sentire la loro voce, altri, tipo le superstar NBA, approfittano della loro risonanza mediatica per far sentire la loro voce. E quando intendiamo superstar, lo diciamo sul serio.

 

Perché LeBron James è uno che nella NBA conta qualcosina e quando parla le sue parole tendono a fare il giro d’America, anzi, del mondo. E qualche giorno fa, a margine di una delle tante premiazioni a cui ha partecipato negli ultimi mesi, King James ha detto la sua sul presidente Trump e sul suo Muslim-ban, il decreto contro l’ingresso negli USA di persone provenienti da alcuni stati islamici considerati ad alto rischio terrorismo. “Non sono a favore di questa politica”, ha detto. “Né di alcuna politica che divida ed escluda le persone. Mi schiero con le tante, tantissime persone che credono che questo non rappresenti ciò in cui l’America rappresenta. E dobbiamo continuare a far sentire la nostra voce”. Il quattro volte MVP, insomma, dopo aver già dichiarato di non voler passare le notti in trasferta in nessuno degli hotel posseduti da Trump, ha fatto sentire di nuovo la sua voce.

E in un ideale passaggio di testimone tra un MVP e l’altro, la scorsa notte anche Stephen Curry si è reso protagonista di una dichiarazione piuttosto colorata sul Presidente. La point guard di Golden State, infatti, ha commentato le parole di Kevin Plank, CEO di Under Armour, marchio sportivo di cui Curry è uno dei principali endorsers e a cui è legato da contratto fino al 2024. Plank aveva infatti dichiarato: “To have such a pro-business president is something that is a real asset for the country”, avere un presidente così votato al business è davvero un vantaggio per il paese. La dichiarazione in inglese è d’obbligo per capire il senso della risposta di Curry, che nella giornata di ieri ha replicato al CEO di Under Armour dicendo: “I agree with that description, if you remove the ‘et’ from asset”. Sostanzialmente, il numero 30 degli Warriors ha definito Trump un “Ass” (sedere, persona stupida, ndr), anziché un “asset”, un vantaggio.

 

Curry ha poi rincarato la dose, stavolta nei confronti del brand americano: “Se ci fosse una situazione in cui io, guardandomi allo specchio, dovessi ritenere che loro non stiano avendo le migliori intenzioni, non abbiano il giusto atteggiamento nel prendersi cura delle persone. Se io dovessi ritenere che la direzione dell’azienda non sia in linea con i miei valori personali, non c’è somma di denaro, non c’è brand a cui non rinuncerei se non fosse in linea con chi sono io”. Il due volte MVP degli Warriors non le ha mandate di certo a dire ed è probabile che questa situazione con Under Armour - il cui CEO è stato indubbiamente incauto nelle dichiarazioni - sia tutt’altro che finita. E d’altra parte, la NBA ha nuovamente fatto sentire la sua voce nei confronti di Donald Trump, con due dei giocatori più rappresentativi e influenti della lega.