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Girls' Anatomy

Tutte le ispirazioni dietro la serie di Lena Dunham

Girls' Anatomy Tutte le ispirazioni dietro la serie di Lena Dunham

Parlare di Girls è parlare di Lena Dunham.

A soli 23 anni, senza nessuna esperienza veramente significativa alle spalle, l'attrice lo ha creato, sceneggiato ed interpretato, ottenendo tanto successo e fama da venire considerata portavoce della sua generazione e simbolo della nuova ondata femminista.

E' bastato un film indipendente, Tiny Furniture, per farla notare ed apprezzare da Judd Apatow, l'uomo che ha rivoluzionato la comedy statunitense, e dalla collaborazione tra i due è nata la serie HBO. Figlia d'arte con papà pittore e madre fotografa, la Dunham racconta la storia di 4 ventenni a New York tra lavori precari, aspirazioni, amori, sesso e amicizia.

C'è Hannah, interpretata dalla stessa Lena, un'aspirante scrittrice a cui genitori tagliano i fondi per spingerla a cercarsi un vero lavoro, impegnata in una relazione on-off con Adam (Adam Driver), ma anche la sua migliore amica Marnie (Allison Williams) assistente in una galleria d'arte che si scoprirà poi cantante. C'è Shoshanna (Zosia Mamet) la più ingenua, logorroica con una visione della vita filtrata dalla tv e la cugina di Jessa (Jemima Kirke), bohèmien giramondo con capelli e viso perfetti che emana coolness a fiumi.

Insieme le protagoniste abitano una Grande Mela più reale, più normale di quella vista in progetti come Sex and the City o Gossip Girl, nella quale a fatica e in modo goffo cercano di capire chi sono e cosa vogliono.

Ed questo il segreto di Girls: togliere la patina glamour senza scendere nel dramma, parlando senza paternalismo di malattie veneree, disturbi mentali e disordini alimentari, mostrando giovani donne imperfette, bruttine o sovrappeso, spesso antipatiche, che fanno sesso, il più delle volte non troppo appagante, con ragazzi persi come loro, che mangiano quando sono nervose e cercano l'indipendenza economica senza per forza ottenerla.

Nella serie trasmessa da HBO vince l'inadeguatezza, ma anche l'autoironia.

 

FEEL LIKE: Nigel van Wieck

Realismo, malinconia e solitudine.

Nigel van Wieck, artista britannico con base a New York, ritrae la normalità, scene di vita quotidiana: ragazze che prendono il sole, viaggiano sulla metro, si rivestono dopo aver fatto sesso, ballano, persone affacciate ad una finestra o che passeggiano.

E' una realtà filtrata dallo stile di Edward Hopper, della Hudson School, di James Turrell, carica di vita, di una sessualità malinconica, di solitaria inadeguatezza, piccoli gesti di intimità quotidiana in colori vibranti che sembra lo specchio della serie HBO.

Come van Wieck, Lena Dunham racconta i nostri tempi attraverso un realismo crudo, senza fronzoli, un'istantanea onesta (seppur parziale, limitata a delle ventenni benestanti a New York), amara, ma illuminata da venature pop.

Anche Girls è poesia dell'ordinario.

 

DRESS LIKE: Dusen Dusen, Rachel Antonoff, Anthropologie

Spesso, soprattutto all'inizio, Girls è stato paragonato a Sex and the City. Ok, in entrambe le serie ci sono 4 ragazze, amiche a NY, tra amori, sesso e delusioni, ma le somiglianze non vanno molto oltre. Soprattutto per quanto riguarda il personaggio di Lena Dunham mancano abiti ad alto tasso di glamour.

Niente Manolo Blahnik, Dolce & Gabbana, Prada o Gucci. Le ventenni di Brooklyn fanno acquisti per lo più dalle catene low cost come Anthropologie, H&M e Zara o dai negozietti vintage e quando scelgono abiti di marca optano per designers emergenti come Dusen Dusen o Rachel Antonoff ("cognata" di Lena, infatti il fidanzato è il leader dei Fun Jack Antonoff).

Queste giovani donne sperimentano e come ogni loro coetanea spesso sbagliano outfit, occasione d'uso o abbinamento. Ricordate Jessa che fa la baby sitter con un abito bianco trasparente sotto al quale spiccava la lingerie rosa fluo? Shoshanna con le sue decine di pettinature diverse, le fasce e le mollette nel tentativo mancato di essere cool? O gli strati di stampe diverse di Hannah?

Marnie alterna il look da working a sporty girl, Shosh ama la moda, segue gli ultimi trend e pensa che la tuta di Juicy Couture sia un must, Hannah si ispira ai sixties, mentre Jessa è l'immagine della perfetta bohemienne.

Ognuna di loro ha il suo stile, ma è ancora in divenire, come lo è quello di qualsiasi ventenne.

 

THINK LIKE: Lena Dunham’s Not That Kind of Girl

"Ho vent’anni e mi odio. I capelli, la faccia, la pancia sporgente. La mia vocina tremolante e le poesie sdolcinate".

Con queste parole inizia Not That Kind of Girl, primo libro di Lena Dunham. In questa sorta di autobiografia-manuale per la ragazza del nuovo millennio la creatrice di Girls si racconta, in modo impietoso, irriverente e spietatamente sincera come sempre.

Parla dei suoi 28 anni, di disturbi alimentari e farmaci antidepressivi, di ogni sbronza, pianto, cotta, esperienza sessuale più o meno fallimentare e umiliazione subita.

Not That Kind of Girl, come la serie HBO, è uno spaccato che mostra cosa significhi essere una giovane donna nella nostra cultura, tra il coraggio di essere se stesse e il desiderio di venire accettate, di non sentirsi sole.

Perché, anche se è diventata in breve tempo la voce simbolo della nuova generazione ed icona indiscussa del femminismo del Terzo Millennio, Lena è sempre una noi, che candida, ma determinata, scrive: "No, non sono un’esperta di sesso, diete o psicologia. Non sono una donna felicemente sposata o la proprietaria di un franchise di biancheria di successo. Ma sono una ragazza con uno spiccato interesse ad avere tutto questo, e vi manderò speranzosi dispacci dal fronte della mia guerra".

 

SOUND LIKE: Robyn’s "Dancing on My Own"

La colonna sonora di Girls, curata da Manish Raval già supervisore di Donnie Darko e Orange County, è dannatamente accattivante. Se la serie è lo spaccato di una generazione, la musica tenta di fare lo stesso, con un mix eclettico di brani e generi. Ci sono pezzi di giovani talenti emergenti e altri di artisti più affermati, sempre cool e con un twist indie, come St Vincent, Icona Pop, Solange Knowles, Tegan & Sara o Azealia Banks.

I momenti in cui la musica invade la scena diventando protagonista con Lena, Jemima &co sono tanti: Hannah che improvvisa una danza su "Halo" di Beyoncé al matrimonio di Jessa e Thomas, il video di Marnie che canta "What I am" di Edie Brickell & New Bohemians o quando sempre lei si cimenta in una disastrosa cover di "Stronger" di Kanye West, ma la scena con il commento sonoro più memorabile? Forse quando Marnie, ritornando a casa dopo una serata non esattamente felice, trova Hannah che balla sulle note del successo di Robyn  "Dancing on My Own" e si unisce alla migliore amica in una danza liberatoria.

 

TASTE LIKE: cakes, cupcakes in the bathtub and everything calms down when you are nervous

 

LOVE LIKE: Jemima Kirke

Ok Lena Dunham, ma la vera perla di Girls è Jessa Johansson o meglio Jemima Kirke, la sua interprete.

Nata a Londra, ma cresciuta a New York, è figlia di Simon Kirke, ex batterista rock, e Lorena Dellal, proprietaria della famosa boutique vintage Geminola. Ha due sorelle: Domino, musicista, e Lola, protagonista dell'interessante Mozart in the Jungle.

Bella, anzi bellissima, nonostante le morbide curve, il personaggio della serie ha molto in comune con la sua personalità, a partire dallo stile boho e dalla naturale attitudine cool. Anche se è diventata famosa come attrice, si considera un'artista, infatti come pittrice ha realizzato mostre sia negli USA che in Europa.