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Finally, a wonderful Christmas style in NBA

NSS - New Sport Side

Finally, a wonderful Christmas style in NBA NSS - New Sport Side

La Stance, azienda americana produttrice di calzini, ha cominciato a collaborare con la NBA qualche anno fa. Lo ha fatto lanciando la linea NBA Legends, che forse avrete visto in giro in qualche store, che rappresentavano (e rappresentano, essendo ancora in commercio) i più grandi giocatori di sempre.

Da quest’ anno invece – come dicevamo qualche settimana fa – la Stance produrrà le calze per tutte le squadre, che saranno tutte diverse e personalizzate. Una novità assoluta. Non è finita qui, però. Il 30 ottobre scorso l’NBA ha presentato ufficialmente le nuove divise della Christmas Night, accompagnate da una bella creazione proprio della Stance.

Era il 1947 (un anno dopo la nascita delle lega) quando si decise di onorare l’America (e le casse della NBA) offrendogli uno spettacolo unico la notte (e il giorno) di Natale. Da qualche anno sono 5 le partite del 25, 10 le squadre in campo. Come tutte le tradizioni, anche quella di Natale non si è consolidata senza critiche da una parte – di chi avrebbe voluto passare le feste in famiglia – e momenti memorabili dall’altra – come i 60 punti di Bernand King con i Knicks (la franchigia che più di ogni altra ha giocato in questo giorno) o le mille vittorie di Phil Jackson nel 2008.

Dal 2012 poi un’altra tradizione ha cominciato a diffondersi: quella delle jersey di Natale, che quest’anno è ritornata a splendere dopo stagioni di design quantomeno discutibili. Ne ripercorriamo la (breve) storia, analizzando ogni modello, esaltandone pregi e condannandone difetti.


2012
Le “#BIGcolor unis” inaugurano le uniformi in special edition di Natale, anticipate da quello che diventerà un consueto spot natalizio – in cui i giocatori replicano i jingle di Natale nei modi più diversi. La scelta dell’adidas è di adottare un’unica soluzione cromatica, diversa per ogni squadra, che coinvolge anche i numeri. A farne le spese è New York, che si ritrova con una divisa total orange difficilmente digeribile. Stesso discorso per Bulls e Clippers. I Rockets invece, si vedono consegnare un’anonima canotta grigia. Come tutte le soluzioni drastiche però, anche questa riesce ad avere un lato positivo. E quel lato è rappresentato dal look total white dei Lakers, dal giallo quasi fluo dei Pacers (una cosa che sarebbe andata tantissimo quest’inverno) e dalle splendide divise dei Denver Nuggets, che in parte – cioè nella scelta del colore dei numeri - hanno ispirato quelle di quest’anno.

 

2013
L’annus horribilis per le jersey di Natala arriva presto, troppo presto. Tanto presto da lasciare in qualcuno il sospetto che questa tradizione avrebbe fatto meglio a installarsi sui parquet d’America. Il 2013 è l’anno in cui l’NBA cerca insistentemente di convincere il suo pubblico della coolness delle t-shirt a mezza manica. Un operazione fortemente voluta da adidas, che salvo rarissime eccezioni, ha portato solo risultati disastrosi. Risultati in parte dovuti proprio a quella maglietta. Super attillate e con il logo della franchigia molto grande al centro della divisa, per giunta argentato. Le battute sulla somiglianza ai pigiami si sprecarono, così come le lamentele dei giocatori. Dirk Nowitski espresse disappunto con la consueta classe «dite pure che sono all’antica, ma queste nuove divise sono orribili», e LeBron arrivò ad accusare la maglietta di ostruirgli i movimenti (una cosa che è ritornata a far discutere qualche settimana fa) «non riesco a tirare con queste cose». La pillola venne leggermente addolcita dal bel commercial che intonava la classica Jingle Bells.

 

2014
Sicuramente non deve essere facile inventarsene una ogni anni, un qualcosa, per rendere quelle dannate divisi appetibili sul mercato. D’altra parte è il lavoro di qualcuno, vero. Il periodo di Natale del 2014 venne generalmente salutato da tutta la NBA come quello della liberazione dalle maniche (in inglese sleeves, sinistramente simile a slaves, schiavi). Venne accantonata anche l’idea monocromatica, e la squadre ritornarono a indossare i loro normali colori. Il quid in più di quell’anno però, furono i nomi sulla casacca: posizionati in basso, in un riquadro di colore diverso dalla scritta, ma soprattutto raffiguranti il nome del giocatore e non – come d’abitudine – il cognome. Le vendite andarono piuttosto bene, nonostante le magliette somigliassero a quelle delle nazionali di calcio (per il numero molto grande sul petto e l’assenza del nome della franchigia). Nessuno voleva perdersi l’occasione di sfoggiare nei freddi playground della costa East la jersey di “Kobe” o di “LeBron”.

 

2015
In barba ai modi di dire, la quarta volta è stata quella buona per la NBA. Le divise di quest’anno finalmente hanno ragione di essere definite “Christmas jersey” e l’istantaneo successo di pubblico ha dimostrato quanto sia forte, in USA come in Europa, l’attaccamento alla tradizione in occasione di questa festività. Le jersey riprendono il concetto di colore primario, che però viene utilizzato nella sua versione più classica, e contrapposto al bianco o al blu o al rosso o al nero. Sul colletto un incisione in oro, con il numero di partite natalizie giocate. Una paletta di colore semplice, ma tremendamente efficace. Il font di numeri e nomi della franchigia è stato il vero colpo di genio: un banale stile natalizio, ma che a causa di tutte le peripezie passate diventa perfetto. Un ritorno al vintage, sottolineato anche dall’inserimento delle divise nella linea NBA Season Greeting Collection. A beneficiarne più degli altri sono ovviamente le squadre con il colore rosso, i Bulls in particolare, ma anche l’elisione del giallo dalla divisa dei Lakers gli regala quel tocco di unicità che rende queste divise già molto ricercate on-line. Come già accennato, l’azzeccato outfit è completato dai calzettoni della Stance in stile maglione-di-Natale. Un Natale finalmente stilisticamente gradevole in NBA.