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From China with love - Expat in Shanghai

Forget the roots

From China with love - Expat in Shanghai  Forget the roots

Quattro anni fa, nella piccola camera n° 802 del dormitorio della Shanghai University vedevo per la prima volta due film, inconsapevole che sarebbero tornati ad aiutarmi a descrivere quello che vivo, inconsapevole che un giorno sarei tornato a vivere  proprio in quella stessa città. Voltandomi al passato, ora vivo un viaggio diverso, di ricerca, fatto di pezzi di un puzzle che devo cercare di far combaciare. Per chi non si è mai trovato “momentaneamente” alienato dalla propria realtà, in un viaggio del genere ci si trova spesso soli, una realtà fatta di momenti lenti, come in una lunga corsa su un taxi dove non riesci ad afferrare il paesaggio ma puoi solo appoggiare la mano sul finestrino freddo, lunghe osservazioni e considerazioni su com'era la tua vita e com'è adesso.

Provate a spogliarvi di tutto, dei vostri amici, del cappuccino nel vostro bar preferito, del tram che prendete la mattina per andare a lavoro e accogliete la possibilità che tutto questo non torni mai più. L'inizio dell'estate per un expat segna un momento molto particolare, un po' come il natale di Harry potter, solo ad Hogwarts, mentre tutti tornano a casa, ma l'ambientazione è più simile  al sogno lucido di Tom Cruise in Vanilla Sky. Ti svegli la mattina, premi il pulsante della Nespresso (che è l'unica cosa che hai ereditato dalla vita precedente) e ti fermi per un attimo a contare le finestre dei grattacieli, “the nothing song” è la colonna sonora dei pensieri, ho deciso di vivere una vita dove se piangi o ridi comunque ai tuoi amici lo dovrai raccontare perchè non ti vedranno mai farlo.

Cieli color vaniglia e rosa fragola si riflettono sui vetri specchiati dei grattacieli rendono la città meno ruvida e fredda. Quando lo stomaco si stringe e vuoi sentirti a casa, apri il computer e hai dalla tua internet, i Social network, qualche lettore che dall'altra parte del mondo leggerà le tue lamentele e una chiamata fallita su skype. Se ci fosse una nuova versione del film Poltergeist del 1982, Sbielberg sarebbe fiero di affidarmi il ruolo della piccola Carol Anne e il trailer  reciterebbe: “The Appartment looks just like the one next to it and the one next to that, 3 young men living in it.... and something More"..... Perchè che voi lo vogliate o no, un vortice luminoso apparso dal nulla, una paurosa entità demoniaca, una sorta di parassita psichico che si approfitta e si nutre dell'energia spirituale delle anime, vi verrà a cercare.

La più grande illusione che la civiltà ci ha potuto regalare (dopo la carta di credito) è senza dubbio il 2.0. Non tanto perchè in Cina la connessione è lenta da far schifo, ma perchè vi darà l'illusione di poter essere dall'altro lato dello schermo. Guarderete la vostra vita precedente in streaming, spesso andrà in buffering e quando ripartirà, se ripartirà, forse non riuscirete a capirla. Vi troverete davanti al Pc sussurando “Hellooo!” per ore, e proprio come nel film: “they're here...”. Vi alzerete nel cuore della notte cercando di parlare con amici, fidanzate, madri, padri e forse anche il servizio clienti della fastweb che ancora cerca soldi per  il vostro vecchio contratto telefonico. Quando sarete in metro, di ritorno da un meeting, sfoglierete le foto di istagram e cercherete di capire nelle foto dei vostri amici, dove vi sareste potuti collocare o quale parte avreste avuto.

Non perchè non amiate la vostra vita da espatriato, perchè sia chiaro ogni volta che aprirete il corriere della sera e vi verrà da pensare "che paese di merda", sarete rassenerati dall'idea di essere andati lontano, vi sentirete come uno dei modelli di Saint Laurent SS2014, ridotti all'osso, ma sentirete che è la cosa giusta. Perchè “loro” dei lavori a casa, della villa milionaria intestata o dei fondi pubblici spariti, continueranno a non saperne nulla e noi faremo finta di nulla, comprando macchine e cellulari che non possiamo permetterci e vestendoci benissimo, fieri del made in Italy ma con lezioni di dignità da parte dei meno glamour Egiziani. Ma si sa, il dolce non è mai così dolce senza l'amaro.