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I brand di sneaker hanno finito le idee?

Un mondo bloccato tra silhouette storiche e collabo poco ispirate

I brand di sneaker hanno finito le idee? Un mondo bloccato tra silhouette storiche e collabo poco ispirate

Se è vero che la moda è ciclica, lo stesso si potrebbe dire sul mondo delle sneaker. Tra revival, riedizioni e ritorni di fiamma, i brand sembrano aver trovato una nicchia in cui rintanarsi per sfuggire all'inesorabilità del tempo, facendo spesso leva su un mercato con una mentalità chiusa, che preferisce guardare al passato piuttosto che immaginare il futuro. Le Dunk, rilanciate con successo da Nike e diventate la silhouette di riferimento del 2020, sono l'esempio perfetto di un fenomeno che non sembra conoscere distinzioni di brand e che rischia, con il passare del tempo, di trasformare in noioso un "game" che già oggi sembra conoscere poche fiammate

Ma è vero che i brand di sneaker hanno finito le idee? La verità sta nel mezzo ed è la consequenza diretta delle richieste del mercato, sempre alla ricerca di uno scoglio a cui aggrapparsi per rimanere saldamente ancorato al passato. I brand dal canto loro hanno potuto costruire storie e background intorno a modelli e silhouette per inserirli in un mondo in cui la storicità è diventata un valore essenziale per il successo di una sneaker, finendo però per cannibalizzare e distruggere sottoculture e movimenti. È il caso proprio delle Dunk, nate come sneaker legate al mondo dello skate e diventate oggi il massimo mezzo di hype e monetizzazione di Nike, tra colorway e collaborazioni. Anche le collabo, un ideale momento di evasione dalla routine delle solite release, sembrano aver perso la loro natura proponendo in modo statico e banale modelli noti con minime variazioni. adidas con le sue Superstar è forse l'esempio perfetto di questo trend, di chi preferisce rifugiarsi nella storicità di un modello già visto in tutte le versioni possibili invece di lasciare campo libero ai propri talent. Il risultato è quanto visto pochi giorni fa nel lookbook Palace, in cui la Stan Smith in collabo con adidas ricorda fin troppo da vicino la stessa scarpa nella sua versione realizzata con Raf Simons.

Se i brand hanno deciso dinascondere una mancanza di idee dietro release limitate e shock drop, dal canto loro gli sneakerhead sembrano a proprio agio in un mondo che propone ciclicamente gli stessi modelli. Basta dare un'occhiata alla classifica delle sneaker più vendute  pubblicata da StockX per rendersi conto di come le Jordan 1, le Dunk o le Yeezy 350 v2 siano tutti sintomi della stessa malattia. La paura? Forse, sicuramente il poco coraggio, ma soprattutto una distanza siderale tra creator e buyer. Sono due le sneaker che ci raccontano al meglio questo distacco, esempi di innovazione spesso premiati dagli addetti ai lavori ma snobbati dal resto del mondo sneaker: le Nike Ispa Road Warrior e le Yeezy Foam Runner

La sneaker super ecologica di Nike e l'ultima creazione di Kanye West sono accomunate da uno spiccato senso di rivoluzione, da una volontà di cambiare le regole andando oltre i paradigmi dello sneaker word, ma anche da un destino comune. Apprezzate da pochi e incomprese da molti, questi due modelli potrebbero diventare l'ideale punto di partenza di uno sneaker game nuovo e coraggioso, un cambio di marcia che vede tutti protagonisti, tanto i brand quanto noi appassionati. Non bastano le Nike GO FlyEase per cambiare le cose, serve la consapevolezza che se il profitto è la cosa più importante per un brand, sono la creatività e l'innovazione a fare la differenza.