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Videochiamare su Tinder è il futuro del dating?

La mia fobia sociale non è affatto d’accordo

Videochiamare su Tinder è il futuro del dating? La mia fobia sociale non è affatto d’accordo

Senza eventini open bar e feste in questo sciagurato 2020, il mondo del dating si è trasferito permanentemente su Tinder. Il che ha risolto numerosi inconvenienti per chiunque non si trovasse completamente a proprio agio nel flirtare in real life – vuoi per congenita timidezza, vuoi per difficoltà a leggere le situazioni sociali, vuoi per una completa incapacità di gestire lo scenario un po’ awkward del presentarsi a completi estranei e sembrare simpatici per tutto il tempo. Tinder ha risolto tutto ciò, almeno finché non ha cominciato a suggerire di videochiamare i nostri match con la nuova feature Face to Face. «Fai una videochiamata veloce», suggerisce un header  con l’ingenua buona fede di chi ancora vede del buono negli esseri umani. E l’ansia è ricominciata.

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Adesso c’è un nuovo bottone di cui preoccuparsi. Nulla di più controproducente, dopo una breve e brillante conversazione che sta già quasi per sbocciare in un sereno date davanti a un gin tonic, che premere per sbaglio il tasto e far partire la videochiamata, stampando la propria pallida, incolta faccia sullo schermo dello smartphone di qualcuno che nemmeno conosciamo né abbiamo mai visto. Un’ottima prima impressione. Anche peggio: se proponessimo al nostro match una videocall veloce daremmo quasi di certo l’impressione di non percepire i più basici boundaries sociali. Insomma, videochiamare su Tinder è quasi l’equivalente digitale di una mano morta in metropolitana

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In verità, riesce difficile pensare a qualcuno capace di entusiasmarsi per queste videochiamate – stalker a parte. E servirebbe essere nel mindset del Joe Goldberg di You per essere contenti di poter invadere lo spazio personale di qualcuno altro anche durante il lockdown. Chiaro, esistono delle misure di sicurezza: si possono bloccare gli utenti, esporre lamentele se si incontrano eventuali maniaci (sebbene sia più una questione di “quando” che di “se”) e stabilire regole di comportamento. Ad ogni modo nessuna policy interna può aiutare a eliminare il quasi antigienico senso di cringe che deriva dal videochiamare un completo estraneo – simile alla sensazione di quando ci si siede su una panca che è stata riscaldata dal corpo di qualcuno che si è appena alzato.

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La cosa che funziona di Tinder sono precisamente i suoi filtri, la distanza che interpone fra persone troppo fragili e diffidenti per lanciarsi subito nelle reciproche braccia. Se non ci va, possiamo non rispondere, bloccare o semplicemente abbandonare una chat all’oblio. Il ghosting è brutto, vero, ma è anche vero che bello e buono non sono sempre sinonimi. E si può evitare di rispondere e snobbare anche dal vivo, ma è decisamente più facile farlo senza essere fisicamente immersi in quei brevi, imbarazzanti momenti.  Con in più il fatto che su Tinder bisogna preoccuparsi solo delle parole che usiamo, non del nostro look, o dell’impressione che diamo: ci si incontrerà solo a ghiaccio rotto, non diversamente dai grandi amanti epistolari del passato. Questo è il vero romanticismo 2.0. Videochiamate su Tinder? Lasciamole all’episodio di Black Mirror in cui meriterebbero di stare.