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Quanto sta costando la pandemia a Disney?

La compagnia ha dichiarato un calo degli utili netti del 90%

Quanto sta costando la pandemia a Disney? La compagnia ha dichiarato un calo degli utili netti del 90%

Pochi giorni fa The Walt Disney Company ha comunicato i dati relativi al primo trimestre dell’anno, che si è chiuso il 31 marzo. Il calo degli utili netti è stimato al 90%. Secondo gli analisti, Disney starebbe perdendo 30 milioni di dollari al giorno, quasi un miliardo di dollari al mese. Nonostante il successo del lancio di Disney+, che in pochi mesi ha superato i 50 milioni di utenti in tutto il mondo, i ricavi della compagnia dipendono da diversi settori dell’entertainment gravemente colpiti dall'emergenza COVID-19: senza sport, crociere e parchi a tema, Disney deve fare i conti con una crisi senza precedenti. 

Il 2019 per Disney è stato un anno d’oro: ha guadagnato un terzo degli incassi totali di tutti i cinema americani (grazie a titoli come Avengers: Endgame, il live action di Aladdin e Star Wars: L’ascesa di Skywalker), ha comprato la 20th Century Fox e ha lanciato la sua piattaforma di streaming, diventando subito uno dei più grandi competitor di Netflix. Dopo aver investito miliardi in altre compagnie come la Marvel e la LucasFilm, il 2020 doveva essere un anno fondamentale per consacrare il suo dominio sul mercato dell’entertainment e soprattutto la sua egemonia culturale (di fatto, Disney controlla quasi tutto quello che ci piace). Certamente il blocco degli Studios ha il suo peso, dato che la compagnia si ritrova con una piattaforma streaming per cui non può produrre nuovi contenuti, ma Disney non vive di solo cinema. La maggior parte degli introiti dipende dal turismo e dallo sport.

Da quando è scoppiata la pandemia sono fermi i 14 parchi divertimento che accoglievano abitualmente 157 milioni di persone all’anno, così come sono bloccate le navi da crociera e l’isola privata nei Caraibi (Castaway Cay), con una seconda in costruzione per miliardi di dollari. Disney inoltre è proprietaria di diversi canali televisivi, tra cui ABC e soprattutto ESPN, l’emittente sportiva 24/24h rimasta vuota dopo la cancellazione degli eventi sportivi. Nessun contenuto per la tv, tra l’altro, significa anche niente introiti pubblicitari. Senza contare tutti gli hotel e le multiproprietà spalmate su tre continenti, nonché gli investimenti nell’editoria e nel merchandising (che registra vendite per 55 miliardi all’anno).

Le misure sono state drastiche: la compagnia ha bloccato ogni produzione e ha congelato gli stipendi migliaia di dipendenti, soprattutto nei parchi a tema, che non vengono pagati dal 19 aprile. Non solo, ha annunciato un taglio del 50% ai compensi dei dirigenti, mentre l'ex CEO Bob Iger (definito “l’ultimo tycoon di Hollywood”) ha rinunciato del tutto al suo salario.

Nell’anno in cui avrebbe dovuto affermare il suo dominio culturale, Disney sta affrontando la più grande crisi economica dalla sua fondazione. Ma la compagnia è ottimista: Disney+ ha appena rilasciato il primo cortometraggio Disney con un protagonista gay e dal prossimo mese saranno disponibili Artemis Fowl di Kenneth Branagh e un concerto speciale di Taylor Swift. L’11 luglio dovrebbe riaprire Disney World a Orlando, in Florida, anche se non mancheranno mascherine, termometri e tutte le misure di sicurezza. Si vocifera anche che proprio a Disney World si concluderà la stagione NBA 2019/2020. Infine, l’11 maggio ha riaperto il Disney Resort di Shangai e la risposta del pubblico è stata incoraggiante. Se la situazione non dovesse migliorare, per la compagnia sarà più importante che mai tenere a mente il suo vecchio motto: “Se puoi sognarlo, puoi farlo.”