Vedi tutti

'L’amica geniale': quando la Rai è più brava degli altri

La serie-evento tratta dai romanzi di Elena Ferrante è forse la migliore serie italiana in circolazione da anni

'L’amica geniale': quando la Rai è più brava degli altri La serie-evento tratta dai romanzi di Elena Ferrante è forse la migliore serie italiana in circolazione da anni

Si è conclusa lunedì sera la seconda stagione de L’amica geniale, la serie evento di Saverio Costanzo (La solitudine dei numeri primi, In Treatment) tratta dai libri di Elena Ferrante (l’autrice fantasma che scrive sotto pseudonimo che il Time ha inserito fra le 100 persone più influenti del mondo). Il finale della seconda stagione, Storia del nuovo cognome (ispirata al secondo capitolo della tetralogia), ha tenuto incollati a Rai 1 quasi sette milioni di telespettatori. Un trend che parla chiaro: L’amica geniale è LA serie per eccellenza della TV italiana e – contro ogni aspettativa – è sulla Rai.

Presentata nel 2018 alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, L’amica geniale è una serie d’autore. È la storia di Lila e Lenù: due amiche nate negli anni Cinquanta in un Rione povero di Napoli che nascono, crescono, corrono e per tutta la vita lottano per far sentire la propria voce. Una storia che parla di femminilità e amicizia, di rivalità e invidia e che tiene tutti con il fiato sospeso e sull’orlo di una crisi di pianto.

I romanzi della Ferrante sono forse il caso letterario italiano più grande degli ultimi anni, tanto da essere arrivati all’attenzione dei piani alti di HBO (il network statunitense che ha prodotto Sex and the City, Game of Thrones e Euphoria). La serie, infatti, è una co-produzione Wildside, Fandango e Rai Fiction in collaborazione con TIMVision e HBO: un caso più unico che raro per la tv italiana, di solito condannata alla mediocrità di una fiction autoctona di scarso livello.

L’amica geniale rompe questa routine come un fulmine a ciel sereno e, in effetti, è bella davvero. È bella perché racconta la battaglia più che contemporanea per l’indipendenza delle sue protagoniste (due bambine, quindi due donne che rifiutano di farsi catalogare da un mondo che pensa che la “femmina” possa essere solo moglie o puttana), perché è scritta bene, perché le sue attrici sono brave (Elisa Del Genio/Margherita Mazzucco e Ludovica Nasti/Gaia Girace, alla loro prima esperienza sul set) e perché per la prima volta dipinge l’Italia (e l’italianità) in modo genuino e sincero, senza il solito racconto sulla mafia o sulla criminalità organizzata. Una boccata d’aria fresca per la televisione italiana. Non che Gomorra non sia bello, per carità, ma L’amica geniale lo è di più.

Nonostante le sue qualità, risente però di un pregiudizio gravoso: è una serie di Rai 1. In Italia il pensiero comune è che non esistano serie televisive: esiste la fiction, che per una grande fetta di pubblico (AKA i millennial e “gli studiati”) è trash. Questo perché tutte le fiction della generalista (Rai o Mediaset, è indifferente) hanno lo stesso problema: si colorano di “generalismo”. Sembra di vederlo, come un filtro su ogni show o programma che sia, il blu di Rai 1, il rosso di Rai 2 e il verde di Rai 3 che imperversano nelle sigle e nelle scenografie, o l’azzurro e l’arancione del TG5 stendersi su qualsiasi programma venga dopo Striscia la notizia portando con sé un’aurea di provincialismo. Poco importa che programmi come Sanremo, Pechino Express o Il collegio cerchino di raggiungere i millennial e la Generazione Z: la nave non esce quasi mai veramente dal porto.

Un pregiudizio da abbattere al più presto, considerata la netta superiorità de L’amica geniale rispetto ad altre serie di produzione italiana che vantano etichette più “facoltose”. Qualche esempio? Luna nera su Netflix e Made in Italy su Amazon Prime Video, due scempi irrecuperabili che rischiano di essere rinnovate soltanto perché trainate dal prestigio della loro piattaforma.

Alla luce degli sforzi produttivi di Rai Fiction e HBO, L’amica geniale meriterebbe più considerazione. Non perché i numeri non siano a suo favore (considerato che ha raggiunto picchi del 30% di share), ma perché anche quella fetta di pubblico più scettica capisca che Rai 1 può (anzi, deve) fare quality television. È un paradosso assurdo, se si pensa che proprio quel pubblico snobba L’amica geniale ma magari esulta per la terza stagione di Élite (che sarà pure su Netflix, ma è molto lontana dal concetto stesso di “qualità”). Forse è il momento di smetterla di sfogliare le pagine della TV e iniziare a leggerle sul serio.