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The Dark Side of Gen Z - nss magazine Digital Cover N.01 La depressione, l'ansia e il lato oscuro della Generazione Z raccontate nella seconda seconda Digital Cover di nss magazine
Mattia indossa gilet di JW Anderson
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Tedros indossa full look di Prada e Prada Cloudbust Thunder Sneakers
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Valeria indossa full look e accessori di Gucci, con abito di Marco De Vincenzo dress nel sfondo
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Mattia indossa full look monogram di Dior
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Veronika indossa full look di Missoni
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Alva indossa full look di MSGM
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Tedros indossa camicia e cravatta di MSGM, trench di Acne Studios
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Vittoria indossa full look di Kenzo
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Valeria indossa giacca e pantaloni di Fendi, guanti di Gucci, anelli di ANGOSTURA
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Alva indossa giacca di Prada
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Tedros full look di Gucci

Negli ultimi 25 anni, l'umanità ha compiuto alcuni passi avanti ed altri invece indietro in termini di rapporti sociali ed intelligenza: la legalizzazione del matrimonio omosessuale in molti Paesi; i peggiori attacchi terroristici del mondo; la seconda navicella spaziale che atterra su Marte; l'invenzione della viagra; i social network e le app di dating; l'invenzione dei meme e del selfie, e molti altri ancora. Nel corso di questo ultimo quarto di secolo di cambiamenti e di eventi storici sia positivi che catastrofici, abbiamo assistito anche alla nascita di una nuova generazione, la prima nata e cresciuta in un contesto digitale, un contesto unico e completamente diverso rispetto a quello dei cosiddetti “Millennials” e “Baby Boombers” che li hanno preceduti.

Quando si pensa alla Generazione Z, spesso vengono in mente i nomi di attivisti rivoluzionari o celebrità milionarie come Greta Thunberg, Artemisa Xakriabá, Zendaya, Kylie Jenner ed altri giovani pieni di speranze che sognano un mondo diverso. Sebbene tutto ciò sia vero, esiste anche un lato oscuro e preoccupante della stessa medaglia: recenti studi hanno dimostrato che nella Generazione Z c'è stato un aumento del 56% dei tassi di suicidio, ansia e depressione (individuata come seconda causa principale di morte per i membri della suddetta generazione), il che la rende quella più a rischio di sviluppare malattie mentali. Dunque, cos’è che sta spingendo questa generazione contro questo muro di ansia autodistruttiva? C'entra la tecnologia, la sperimentazione sessuale o l'asfissiante consapevolezza di essere nati durante la più grave crisi economica ed ecologica della storia?

Per la seconda digital cover di nss magazine, analizzeremo il lato oscuro della Generation Z con un editoriale scattato dal fotografo Robbie Augspurger per indagare come questa generazione sia stata colpita dal dover affrontare un'ansia potenzialmente critica. Di seguito, riportiamo il contenuto di conversazioni avute con medici specializzati in questo ambito, sia nazionali che internazionali, e ragazzi che hanno gestito tali problemi in prima persona, nel tentativo di trovare un modo adatto in cui discutere delle cause di questa epidemia di massa, i metodi da utilizzare per identificarla e quelli per gestirla.

Crediti

Photography Robbie Augspurger
Styling Ramona Tabita
Styling assistant Giulia Ambrosetti
Set Designer Lorenzo Dispensa
Casting Director Sabrina Mostrangelo
Hair Pier Paolo Lai
Makeup Vanessa Geraci 
Special Effects Artist Simone Gammino 
Creative Direction nss magazine
Creative Producer Jordan Anderson
Production Coordinator Ali Kiblawi
Production nss factory 

 

The Dark Side of Gen Z - nss magazine Digital Cover N.01

La depressione, l'ansia e il lato oscuro della Generazione Z raccontate nella seconda seconda Digital Cover di nss magazine

 

Una serie di recenti studi - tra cui uno condotto dalla Society for Research in Child Development - ha riportato che l'attuale generazione di adolescenti conosciuta come “Generazione Z” fa meno sesso, sperimenta meno droghe e beve meno alcol rispetto alle precedenti generazioni del dopoguerra. Nonostante questi possano sembrare comportamenti positivi, in realtà non lo sono perché la Gen Z non ha eliminato i vizi, ma li ha sostituiti con dipendenze digitali con un relativo aumento del tasso dei tassi di suicidio, dell'ansia e della depressione.

Negli ultimi cinque anni, negli Stati Uniti il tasso di suicidi compiuti da ragazzi tra i 15 e i 20 anni è stato del 17,9% ogni 100.000 individui. Solo nel 1980, a causa del dilagare della piaga dell’HIV/AIDS, si raggiunse una percentuale di suicidi superiore a quella odierna (ai tempi fu addirittura del 18%). Tuttavia, negli ultimi anni non ci sono state minacce di malattie infettive su così vasta scala nella parte occidentale del mondo, quindi viene spontaneo chiedersi: che differenza c'è tra questa generazione e le altre?

La risposta più evidente alla domanda è quella della tecnologia. I Baby Boomers (nati tra il 1945 e il 1964) hanno sperimentato un avanzamento tecnologico profondo ma estremamente diverso dalla rivoluzione digitale, mentre i Millennials (i nati tra tra il 1981 e il 1996) hanno più che altro assistito al dilagare della cultura forgiata nel dopoguerra e all'alba della rivoluzione digitale. La Generazione Z invece è nata con un iPad in mano, Instagram e gli smartphones. Il web ci è stato letteralmente regalato insieme a macchinine e alle bambole come una seconda faccia della realtà, un upside-down della mondo reale, spesso più intrigante e libero.
I grandi brand tecnologici e le big corp della Silicon Valley sono consapevoli di questa evoluzione, per questo le interfacce di nuovi social network come Tik Tok o piattaforme come macOS High Sierra appaiono complesse a chi ha più di venticinque anni, mentre i teenager si trovano perfettamente a loro agio.

Il punto però è stabilire se oltre a una correlazione certa tra l'uso della tecnologia e l'aumento di malattie mentali nella Gen Z esiste un rapporto di causa-effetto. Secondo il Dr Corey Seemiller, esperto conoscitore della Generazione Z, non è così: 

“Non esiste un vero e proprio caso specifico in grado di dimostrare che trascorrere molto tempo davanti allo schermo provochi depressione. Può essere, invece, che gli individui depressi passino più tempo su Internet di chi non lo è. In pratica, l'impatto della tecnologia e dell'uso dei social media sulla salute mentale è molto più complesso di una semplice causa cui corrisponde un effetto. I social media possono essere portali utili ai giovani per connettersi tra loro, ma possono anche essere utilizzati in modo dannoso (cyberbullismo, pettegolezzo, ecc.) o eccessivo, sottraendo tempo alla costruzione di rapporti veri e sani nella vita reale. Proprio come i pericoli di cui i giovani sono stati avvertiti nel corso della storia con l'avvento dell'automobile, dell’aereo, del telefono, della TV ecc., i social media e internet sono solo un altro scintillante risultato del progresso tecnologico che attira adolescenti e giovani adulti".

 

In altre parole, non sono l'esistenza stessa della tecnologia e ciò che da essa viene sviluppato ad essere pericolosi, ma piuttosto il modo in cui vengono utilizzati. Il dr. Francesco Rovatti, Psicoterapeuta presso l’ASST Ovest di Milano, ci ha parlato della sua esperienza professionale vissuta in Italia, descrivendo il rapporto della Generazione Z con la tecnologia come un sovraccarico di stimoli:

"In questa era digitale abbiamo milioni di possibilità, e ciò porta ad un sovraccarico di stimoli che questa generazione non è in grado di gestire efficacemente, ed anche a causa delle aspettative della società di oggi tutto diventa una maschera dietro la quale i giovani possono nascondere ciò che sentono.

In passato i ragazzi avevano molte meno possibilità, ma c’erano anche molte meno richieste, mentre invece i ragazzi di oggi crescono con un elevato numero di possibilità ma altrettante aspettative, passando dal successo accademico o sportivo, fino ad arrivare al desiderio di essere fisicamente attraenti, ricchi e famosi: per questo è facile che i ragazzi più fragili e vulnerabili si trovino in difficoltà, e che il loro senso di inadeguatezza si traduca naturalmente in episodi di ansia e depressione".

 

Scrollare l'home page di Instagram dove ogni filtro cerca di rendere più attraente un corpo, un'esperienza o momento, ha chiaramente una ricaduta sul livello di aspettative e ansia sociale nell'apparire realizzati e di successo, creando un progressivo distaccamento dalla realtà effettiva.

Un decennio fa, industrie come la moda stava comunicando con il suo pubblico in un modo molto esclusivo, ma oggi invece tutti sono in grado di esprimere le proprie opinioni ai marchi comodamente dalla camera da letto. Ciò significa che siamo noi a controllare la realizzazione delle nostre aspettative tossiche e solo molto recentemente ha iniziato a cambiare per il meglio.

 

"In un periodo in cui il giudizio è integrato nelle nostre piattaforme di social media e il mondo può letteralmente mettere "like" o meno a quello che si condivide non ci ha sorpreso scoprire, durante il nostro studio della Gen Z, che gli appartenenti a quest’ultima abbiano problemi di autostima e vivano con la paura di sbagliare, di non essere all'altezza sia delle proprie che delle altrui aspettative e di rientrare semplicemente nella media", ha commentato il Dr Seemiller. 

Un'ulteriore prova di questo fenomeno sono le interviste che abbiamo condotto con alcuni ragazzi appartenenti alla Gen-Z, ai quali abbiamo chiesto di parlarci di quelle che, secondo loro, sono le principali cause delle loro ansie:

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Sebbene lo studio ed il lavoro siano le principali cause di ansia e depressione per chi appartiene a questa generazione, esse non sono ovviamente le uniche:

 "È importante ricordare che questi giovani stanno crescendo in un’epoca unica: sono figli della recessione, i quali ora hanno paura di non trovare un lavoro o di non riuscire a pagare le bollette. Inoltre, non solo sono maggiormente consapevoli dei problemi esistenti al mondo, ne sono anche maggiormente esposti: portare il fardello della vita reale può essere pesante, specialmente quando molti sanno di ereditare un mondo in cui situazione economica è quasi ovunque molto difficile e per di più devastato dal cambiamento climatico, dall'inquinamento e dallo sfruttamento", spiega ancora il dr. Corey Seemiller.


Molteplici studi hanno fornito ed analizzato questi aspetti, sono stati coniati termini come "climate grief" ed "eco-ansia", per indicare una delle fonti di stress principali per la generazione Z, conscia di essere nata in un mondo segnato dai risultati del cambiamento climatico. Immaginate di essere bombardati quotidianamente da immagini dell'Amazzonia che brucia e dei Orsi Polari che muoiono di fame nell'Artico, e di essere investiti della responsabilità di rimediare a decenni di danni che non avete in alcun modo causato. Questo genere di esame e di compiti può essere la più grande fonte di ansia mai conosciuta, e la nostra generazione deve sentirsi costantemente ricordare di vivere in un mondo che sta per finire mentre guarda i leader mondiali discutere se sia il momento giusto per apportare cambiamenti o meno. Una ricerca condotta dall'American Psychological Association ha documentato come questo abbia influenzato la Gen Z a livello mentale ed emotivo.

Nonostante il cambiamento climatico, la scuola, Internet, i social media e le aspettative elevate siano questioni estremamente pressanti e causino angoscia ai ragazzi di oggi, il problema risiede soprattutto nel fatto che la Generazione Z non è sufficientemente attrezzata per gestire ed affrontare in modo sano questi problemi. Anche se l'uso di sostanze come cocaina, metanfetamina e alcool sono diminuiti, questa generazione sembra aver sviluppato metodi potenzialmente più o egualmente tossici per cercare di gestire lo stress e le difficoltà, come ad esempio abusare di sostanze quali Xanax e codeina, oppure praticare "sex camming" o ancora sviluppare letteralmente una dipendenza da telefoni cellulari e videogiochi oppure non affrontare in alcun modo il problema, fino a letteralmente annegare nel mare digitale. 

"La diminuzione di comportamenti pericolosi è certamente positivo sia per motivi di salute che legali, ma ciò non significa necessariamente che i giovani abbiano trovato modi più sani per superare gli ostacoli che gli vengono posti davanti. Ciò che più preoccupa di questa generazione e che molti ragazzi hanno idea di come fronteggiare i problemi in modo sano: non fare nulla per risolverli non significa che non ci siano", aggiunge il dr. Seemiller.

Quando abbiamo parlato con gli intervistati riguardo i metodi da loro utilizzati per affrontare l’ansia paralizzante che li attanaglia cronicamente, abbiamo ricevuto risposte molto diverse tra loro:

 

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Uno dei metodi di gestione dell’ansia più popolare tra i ragazzi di questa generazione, è senza dubbio la cultura dei meme. Abbiamo sviluppato l'abitudine di usare il black humor per aumentare la consapevolezza su questioni di cui molti preferirebbero non parlare, compreso quello delle malattie mentali. I meme ed altre forme simili di aggregazione digitale rappresentano un campo aperto, anche se non sempre produttivo o sano, in cui affrontare la depressione e l'ansia, sono taglienti, a volte offensivi ma comunque rappresentano un canale efficace.
Tuttavia, per garantire che i tassi di suicidio e depressione diminuiscano, ci vorrà molto di più del balck humor da 4chan, richiederà uno sforzo da parte dell’intera società.
Il dr. Seemiller, ci viene incontro con una spiegazione anche in questo caso:

"Un tipo di approccio prevede il darsi attivamente da fare, ad esempio attraverso l'istituzione di drastiche misure per la tutela dell’ambiente e stabilizzare l'economia colmando i divari salariali, istituendo un reddito di sussistenza, oppure offrendo assistenza sanitaria a prezzi accessibili. 

Il secondo approccio è quello di aiutare la Gen Z a sviluppare autonomamente delle capacità di adattamento, fornendole l’opportunità di sviluppare connessioni significative con altri al di fuori dei social media, in modo che possano avere una fonte di supporto alla quale accedere nella vita reale".

Il dottor Francesco Rovatti , Psicoterapeuta dell'ASST Ovest di Milano, ha anche osservato che i disturbi mentali sono un argomento molto meno tabù rispetto alle generazioni precedenti, in particolare in Italia. Argomenti come il suicidio o la depressione sono entrati a far parte della cultura mainstream attraverso serie tv e canzoni. Una ricerca pubblicata su JAMA Internal Medicine ha trovato un picco di ricerche Google relative al suicidio 19 giorni dopo il lancio della serie TV di Netflix "13 Reasons Why", ed ha riportato come il modo con cui la serie affronta il tema del suicidio abbiano innescato meccanismi di pensiero pericolosi in alcuni individui in lotta contro la depressione. Dall’altra parte, la serie HBO "Euphoria" è riuscita ad aprire una conversazione più diretta e onesta sulla malattia mentale, i traumi e l'abuso di sostanze nel 2019, il che significa che dobbiamo cercare di seguire linee guida giornalistiche e creative più simili a questa nel riportare tali questioni.

 "Le malattie o i disagi mentali in generale non sono più un tabù come prima, ma allo stesso tempo non è così facile parlarne. In Lombardia ci sono molti posti bambini o adolescenti con fragilità psicologiche possono chiedere aiuto, ma i genitori devono anche impegnarsi ad osservare e capire i comportamenti dei loro figli, cercando di individuare le possibili irregolarità. Questa generazione è molto aperta e meno restia a parlare di certi temi rispetto alle precedenti, ma nonostante ciò siamo ancora molto indietro per quanto riguarda le varie forme di aiuto che abbiamo da offrire loro, ed anche questo deve migliorare.”

La generazione Z non si sta avviando verso una fine come potrebbe suggerire l'ordine alfabetico, ma piuttosto simboleggia l'alba di un nuovo inizio. Dopo la generazione dopo Z , quella che avrà il compito di risollevare le sorti del mondo è destinata ad essere chiamata Generazione Alpha, ed essendo la Generazione Z molto più progressista rispetto alle precedenti riguardo temi come l'identità di genere, i cambiamenti climatici e la morale di costume, non potrebbero esserci candidati migliori per iniziare a lavorare ad un nuovo inizio. Per questo motivo, dovremmo tutti cercare di fare degli sforzi per assicurarci di seguire tutti la giusta linea di pensiero per poter far sì che ciò avvenga.

 

Se tu o qualcuno che conosci state pensando di farsi del male, non siete soli. Ecco un elenco di hotline e risorse online che ti aiuteranno:

 

Samaritans Onlus  (Italy) 
Tel. 800 8600022 / 0677208911
http://www.samaritansonlus.org/

 

Samaritans (UK) 
Tel: 116123
http://www.samaritans.org