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La Piramide del Louvre

Da progetto sgradito a simbolo di Parigi

La Piramide del Louvre Da progetto sgradito a simbolo di Parigi

E' morto all'età di 102 anni Ieoh Ming Pei, noto anche come I.M.Pei. L’archistar cino-americana che, tra i tanti edifici, ha progettato la piramide del Louvre di Parigi. Quest’opera che da tempo è diventata nell’immaginario collettivo simbolo della Ville Lumiere, al pari della Tour Eiffel o di Notre Dame, è inizialmente stata fortemente osteggiata dall’opinione pubblica francese. Torniamo indietro all’inizio degli anni ’80. François Mitterrand, appena insediato alla Presidenza della Repubblica francese, ha un sogno: espandere e dare maggiore prestigio al Louvre, destinando al museo anche l’ala del palazzo occupata dal ministero delle finanze e realizzando realizzazione un nuovo ingresso in grado di facilitare l'accesso dei turisti. Tra le tante proposte presentate, il politico scelse quelle di un architetto americano di nome I.M.Pei che con lui condivideva la visione uno spazio, poi chiamato Carrousel du Louvre, che accogliesse i visitatori, non solo smistandoli, ma anche “intrattenendoli” con auditorium, sale per le mostre temporanee, una grande libreria, boutique, ristoranti. 

Il progetto vero e proprio consisteva nel rivisitare il cortile interno del Louvre posizionando nella Cour Napoléon, al posto delle due grandi aiuole alberate esistenti, una piramide di vetro e metallo circondata da fontane a larghe vasche triangolari piatte, disposte in modo da formare un quadrato. La struttura, alta 22 metri e con una base di 35 metri, doveva essere composta da 70 vetri triangolari e 603 a forma di diamante sostenuti da un’ossatura in alluminio e acciaio inox da 200 tonnellate. A completare ed amplificare l’effetto scenografico Pei aveva previsto all’esterno intorno alla piramide principale altre tre copie più piccole, dell'altezza di cinque metri; mentre l’interno avrebbe ospitato una piramide rovesciata dell’altezza di 7 metri e la pianta quadrata con il lato di 16 metri che scendeva come un corpo convesso fino quasi a sfiorare un’altra struttura rocciosa della stessa forma geometrica. 

Bastò solo sapere questo a scatenare uno scandalo. Le Figaro definì l’opera di Pei “un gadget”; la rivista L’Amateur d’art si chiedeva “perché Mitterrand avesse scelto un architetto giapponese-americano quando un francese non avrebbe mai tagliato la prospettiva verso l’ovest di Parigi”. Il critico André Fermigier scrisse su Le Monde che Pei aveva inserito un “corpo estraneo, mostrando un tale disprezzo per la storia”, decidendo addirittura di lasciare il giornale quando venne pubblicato un supplemento speciale dedicato alla piramide di vetro.  La preoccupazione principale era che una struttura così imponente e moderna deturpasse l’estetica storica del complesso del Louvre, ma, dopo che il lavoro di Pei venne inaugurato il 30 marzo 1989, un po’ alla volta, in molti cambiarono opinione in modo radicale. Ad esempio, osservando le linee pulite e spigolose, le geometrie semplici, ma gradevolmente monumentali dell’architettura, un giornalista del Quotidien de Paris scrisse: “La piramide tanto temuta è divenuta adorabile”. Così, col tempo, la struttura affermò come un simbolo non solo del Louvre, ma di Parigi, entrando nell'immaginario collettivo, nella letteratura e nel cinema (avete mai visto Il Codice da Vinci?).