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Bremer ha indossato il numero 24 del Brasile per la prima volta in un Mondiale

Un tabù che la Nazionale sudamericana si portava dietro dagli albori della sua storia

Bremer ha indossato il numero 24 del Brasile per la prima volta in un Mondiale Un tabù che la Nazionale sudamericana si portava dietro dagli albori della sua storia

Prima dell’inizio del Mondiale in Qatar, la maglia del Brasile è stata al centro di un dibattito politico che ha messo a rischio l’origine unificatrice del colore verdeoro adottato nel 1952 dopo il dramma del Maracanazo. Prime delle elezioni politiche dello scorso ottobre, che hanno visto poi trionfare il candidato di sinistra Lula, le tinte della divisa della Selecao erano viste come un simbolo dell’estrema destra rappresentata dal presidente uscente Bolsonaro. L’ormai ex governatore del Brasile, infatti, utilizza il giallo come colore principale del suo partito e inoltre le milizie di questa ramo politico cominciarono ad usare le maglie della Nazionale brasiliana come divisa di rappresentanza. Le associazioni di sinistra hanno rivendicato la vera natura dei colori verdeoro e la stessa Nike, produttrice del kit, ha provato a depoliticizzare la maglia sospendendo lo scorso agosto il servizio di stampa dei nomi dei politici sulle spalle. Inoltre l’azienda americana ha utilizzato icone dello sport e della cultura pop appartenenti a poli opposti nella campagna di presentazione della divisa intitolata “Veste a Garra”. 

E nel corso del Mondiale in Qatar, la maglia del Brasile è diventata di nuovo protagonista. Questa volta in un’ottica ben più positiva. Per la prima volta in una Coppa del Mondo, infatti, un calciatore della Selecao è sceso in campo indossando il numero 24. Si tratta di Gleison Bremer che nella partita contro il Camerun ha sfatato un tabù che la Nazionale sudamericana si portava dietro dagli albori della sua storia. Il motivo? Un antico pregiudizio omofobo che vedeva quel numero associato all’omosessualità che in Brasile fino al 2019 veniva ancora giudicata come reato. Il Paese sudamericano è ancora chiuso mentalmente e ideologicamente sotto questo aspetto, tanto che quotidianamente si assiste a vergognose scene di discriminazione anche nel mondo del calcio. 

Ma perché il 24 è associato in Brasile all’omosessualità? Tutto è da ricondurre a un gioco d’azzardo illegale nato nel 1892, il cosiddetto “Jogo do bicho”, una sorta di bingo dove ogni animale corrispondeva a un numero. E il 24 era associato al cervo, specie che assume tratti e comportamenti omosessuali. Inoltre Veado, la parola che indica l'animale in portoghese, ha un suono simile (viado) all'equivalente spagnolo del peggiorativo “maricòn" che significa appunto gay. In Brasile è di uso comune scherzare quando un uomo nasce il 24 del mese o quando occupa il 24esimo posto al cinema o sull’autobus. Un pregiudizio talmente radicato che quando i ragazzi compiono 24 anni, spesso preferiscono utilizzare la formula 23+1. 

È toccato allora a Bremer rompere questo tabù, proprio in una edizione del Mondiale segnato da forti polemiche legate ai diritti LGBTQ+. E grazie al difensore della Juventus quella maglia è diventata ora simbolo di riscatto e di rivendicazione della comunità omosessuale brasiliana, tanto da avere un valore quasi come la “10” di Pelé. Nel post partita, lo stesso difensore ha provato a dare poco clamore alla sua scelta dichiarando che “si tratta di una maglia come un’altra”, ma il suo gesto viene comunque visto importantissimo per la comunità LGBTQ+.