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Il problema del recupero ai Mondiali

Una polemica che ha riportato in auge la proposta di usare il tempo effettivo

Il problema del recupero ai Mondiali  Una polemica che ha riportato in auge la proposta di usare il tempo effettivo

Il grande tema durante queste prime partite del discusso Mondiale in Qatar non è stata l’ospitalità nelle tende per i tifosi, o il divieto delle fasce da capitano arcobaleno o le ancora più gravi violazioni dei diritti umani. A prendersi il palcoscenico del più importante appuntamento del calcio internazionale sono stati i minuti di recupero, i tantissimi, interminabili minuti di recupero che stanno allungando queste prime partite a dismisura. Si è iniziato direttamente per la partita d’apertura di questo Mondiale, quella tra i padroni di casa del Qatar e l’Ecuador, con dieci minuti extra sommati tra i due tempi di gioco. Ma già nella partita successiva tra Inghilterra e Iran, a causa dell’infortunio del portiere di questi ultimi Alireza Beiranvand il recupero è lievitato fino a ventisette minuti in una gara senza storia.

Una situazione che si è ripetuta negli altri match, tutti conclusi con recuperi in doppia cifra e una sequenza di polemiche tra il serio e il divertito su come le partite non finissero mai. In particolare l’upset più incredibile che ha visto l’Arabia Saudita sorprendere l’Argentina di Messi ha atteso oltre venti minuti prima di confermare il suo sorprendente epilogo. Ultimamente i minuti di recupero sembrano essere tornati relativamente sotto controllo, con durate che oscillano tra i 5 e i 10 minuti. Tantissimo comunque per sfide che difficilmente rimangono sotto i 100 minuti totali di gioco, scombinando il calendario televisivo e pubblicitario. Rispetto al Mondiale in Russia del 2018, quando nessuna partita aveva superato i dieci minuti di recupero complessivo, c’è stata una decisa inversione di marcia. 

La causa è da ricercare nella nuova direttiva da parte dell’IFAB (International Football Association Board), che ha modificato il modo attraverso il quale assegnare il recupero. «Abbiamo raccomandato ai nostri arbitri di essere molto precisi nel calcolare il tempo da aggiungere alla fine di ogni tempo per compensare il tempo perso a causa di uno specifico tipo di incidente. Quello che vogliamo evitare è che una partita duri 42, 43, 44, 45 minuti di gioco attivo. Questo è inaccettabile. Immaginiamo che in un tempo ci siano 2 o 3 gol segnati, quindi è facile perdere 3, 4, 5 minuti solo per i festeggiamenti. E questo tempo va compensato alla fine» come ha recentemente spiegato Pierluigi Collina, membro di rilievo dell’IFAB. 

Una norma che inizialmente non è stata ben gestita dalle terne arbitrali, forse troppo generose e fiscali nel concedere i recuperi in base alla regola e non al buon senso, e che ha rilanciato una discussione che sta guadagnando molto credito negli ultimi anni, quella sul tempo effettivo. Ispirata agli sport americani o al rugby fu lanciata nel 2017 da Marco Van Basten, allora responsabile dell’innovazione tecnologica per la FIFA, e successivamente è tornata alla ribalta nel 2021 quando fu sperimentata in due tempi da 30 minuti ciascuno. Secondo i dati Opta infatti, il tempo giocato nei principali campionati europei oscilla tra i 54 minuti e 28 secondi della Liga spagnola e i 55 minuti e 45 secondi della Premier League, qualche minuto in meno rispetto alla richiesta della FIFA. 

La proposta riguardo il tempo effettivo inoltre aiuterebbe a diminuire la pratica delle perdite di tempo in modo più efficace rispetto alla dissuasione del cartellino giallo, tenendo così i match dentro un orario ben definito andando incontro anche alle sempre più pressanti esigenze televisive. Inoltre questa direttiva FIFA aggiunge ulteriore discrezionalità agli arbitri, che come anche questi mondiali stanno dimostrando non è sempre una scelta felice, invece di muoversi verso altre soluzioni in grado di automatizzare il processo decisionale, come già effettuato con il Var semiautomatico. Ma nonostante tutte le polemiche che questi fantozzeschi recuperi hanno generato, non sembra aver cambiato l’agenda della IFAB e anzi presto tale novità dovrebbe arrivare anche nei campionati nazionali, compresa la Serie A. Preparatevi quindi a partite che non finiranno più al novantesimo, e i maxi recuperi non saranno solamente miraggi nel deserto.