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La controversa storia dei kit del Camerun

Che si tratti di offendere la FIFA o di essere portati in tribunale dai loro sponsor, il Camerun non è secondo a nessuno

La controversa storia dei kit del Camerun Che si tratti di offendere la FIFA o di essere portati in tribunale dai loro sponsor, il Camerun non è secondo a nessuno

Per alcune squadre internazionali, la maglia che indossano è come un distintivo d'onore, riconosciuto in tutto il mondo come un indicatore di classe e qualità. Il Brasile è inconfondibile con le sue maglie gialle e verdi, i pantaloncini blu e i calzettoni bianchi, reso famoso da personaggi come Garrincha, Pele e Carlos Alberto prima che Ronaldo e Ronaldinho ne facessero parte, porta con sé un peso di aspettative. Dopotutto i verdeoro non si sono guadagnati quelle cinque stelle sopra lo stemma per niente. Oppure prendete l'Olanda con i loro kit Oranje: Johan Cruyff e il calcio totale hanno contribuito a creare la reputazione, così come la rarità del colore nel calcio internazionale. 

Poi c'è il Camerun. I loro colori verde, rosso e giallo sono indossati anche da molte altre nazioni africane e quindi non godono dello stesso livello di riconoscimento immediato degli olandesi o del Brasile. Cinque titoli di Coppa d'Africa non sono certo da meno, ma sul palcoscenico più grande sono stati i gol di Roger Milla e la danza delle bandierine d'angolo a Italia 90 e USA 94 a renderli icone per tutto il mondo. Nonostante le sue imprese memorabili però, ad essere associate alle maglie del Camerun negli ultimi vent'anni sono più le polemiche che la gloria. La prima grande controversia legata alle maglie dei Leoni Indomabili risale al 2002. A quattro anni dall'inizio della collaborazione con Puma e in vista della Coppa d'Africa come campioni in carica, i Leoni Indomabili presentarono le loro maglie per il torneo. Non c'erano colori inaspettati o fantasie folli in vista, ma nemmeno maniche. L'eliminazione di un elemento così scontato è stata piuttosto stridente, ma i bicipiti scoperti non sembrano aver fatto male ai giocatori. Con quella maglia hanno difeso con successo la loro corona di migliore squadra d'Africa, battendo il Senegal per 3-2 ai rigori in finale.

Come di consueto, la FIFA fu stata rapidissima a cancellare il divertimento dei designer di maglie appena ha scoperto queste decisamente ispirate alle canotte da basket. Al Camerun fu detto che non avrebbe potuto usare le maglie per la Coppa del Mondo di quell'anno, e il portavoce della Fifa Keith Cooper, inorridito, disse: "Non sono maglie... sono canotte". Piuttosto che abbandonare il design e optare per qualcosa di più tradizionale, il Camerun trovò un compromesso che permise al kit di arrivare sui campi di Corea e Giappone. Sulle canotte furono cucite semplici maniche di maglietta nera, con il logo della Coppa del Mondo 2002 stampato in bianco all'estremità. La seconda uscita della maglia senza maniche però non fu altrettanto gloriosa della prima con il Camerun che si classificò terzo nel proprio girone, dietro a Irlanda e Germania.

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La maglia fece anche un'apparizione a sorpresa in un altro torneo quell'estate, gli Open di Francia di tennis. Essendo all'epoca un'atleta Puma, la ventenne Serena Williams indossò una versione più femminile e dal taglio più basso della maglia del Camerun per i suoi due primi incontri. L'abbigliamento senza maniche nel tennis femminile non è nulla di insolito, ma come per la squadra di calcio, anche a Serena Williams fu impedito di indossarla esattamente come voleva quando gli organizzatori del torneo hanno negato la sua richiesta di stampare il suo numero fortunato 26 sulla schiena. Dopo le prime due partite infatti Serena tornò a indossare qualcosa di più consono e infine vincendo il suo primo Roland Garros. "E in realtà ho indossato questo abbigliamento solo due volte perché era tutto incentrato sulla moda e meno sul tennis e io pensavo: "No, voglio fare bene. Voglio vincere" disse alla fine del torneo Serena Williams.

Le complicazioni causate dall'innovativo kit del 2002 non hanno scoraggiato il Camerun o Puma a proseguire. Anzi, li ha spronati. In vista della Coppa d'Africa del 2004 fu realizzato un kit che prendeva in prestito la funzionalità aerodinamica dell'abbigliamento dei velocisti. Questa volta, però, ci si assicurò di includere maniche regolari e di aggiungere alcuni segni di artigli per buona misura. Indossate dai giocatori, le maglie assomigliavano molto alle maglie aderenti di Diadora e Kappa dell'epoca infilate nei pantaloncini. Prendendo in mano il kit, però, ci si accorse che si trattava di un capo unico con un'apertura a zip sulla spalla. La FIFA come al solito si indignò, forse ancora di più. Questa volta i commenti sono arrivati direttamente dall'alto, con Sepp Blatter che tuonò contro la scelta dei Camerun: "Va contro le leggi del gioco. Le regole sono molto chiare, c'è una maglia, un pantaloncino e un calzino. Non possono farlo. Non si può giocare contro le leggi del gioco. Noi siamo i guardiani delle leggi del gioco - le leggi sono universali".

I commenti di Blatter arrivarono prima che la Coppa d'Africa fosse giocata, quindi la posizione della FIFA era abbastanza chiara, anche se il Camerun decise di utilizzare comunque il kit durante il torneo. Il Camerun arrivò ai quarti di finale, dove fu battuto dalla Nigeria, e la FIFA li multò di 154.000 dollari per la loro insubordinazione togliendo loro sei punti per la campagna di qualificazione alla Coppa del Mondo 2006. Per tutta risposta Puma intentò una causa opposta, affermando che la FIFA non aveva mai detto loro che non avrebbero potuto produrre il kit in anticipo, e ovviamente tali affermazioni furono abbastanza realistiche per far fare marcia indietro a Blatter e ai suoi compari. Sia la multa che la sanzione furono di fatto ritirate. 

Da allora fino alla scadenza del contratto nel 2019, Puma ha mantenuto i successivi kit del Camerun relativamente semplici. Quando poi è stato Le Coq Sportif, sponsor tecnico per un periodo negli anni '80, a tornare sulle maglie del Camerun, il presidente della FECAFOOT Samuel Eto'o non è rimasto soddisfatto di come stavano andando le cose. Nel giugno 2022 ha annullato unilateralmente l'accordo, sostenendo che il marchio francese non rispettava gli obblighi contrattuali, cosa che il brand ha negato con veemenza. I colloqui tra i due non sono riusciti a risolvere la situazione, così, mentre Le Coq Sportif portava il caso in tribunale, FECAFOOT ha firmato un accordo con il produttore di abbigliamento per sport motoristici One All Sports. A pochi mesi dall'inizio dei Mondiali del Qatar, Eto'o aveva abbandonato un marchio storico che aveva già preparato tutto per il torneo a favore di un'azienda sconosciuta che non aveva alcuna esperienza nella produzione di maglie da calcio, One All Sports. La nuova società ha avuto circa dodici settimane di tempo per creare un numero sufficiente di capi d'abbigliamento per l'intera squadra del Camerun, lo staff e l'entourage, senza contare le maglie replica e il merchandising per i tifosi di casa che vogliono tifare per il loro Paese.

One All Sports ha rivelato i nuovi kit il 5 novembre, ricevendo una risposta ampiamente deludente e dubbi sulla loro qualità. Due giorni prima, un tribunale francese aveva stabilito che il contratto tra Le Coq Sportif e FECAFOOT era ancora valido e doveva essere rispettato fino alla sua scadenza, prevista per il 31 dicembre 2023. Come hanno dimostrato nel 2002 e nel 2004, sfidare l'autorità è una fissazione per i camerunensi, che non hanno mai dato l'impressione di battere ciglio in questo scontro con Le Coq Sportif. Alla fine sono stati i francesi a cedere. Quest'ultimi hanno infatti vinto la causa, ma preferendo evitare un procedimento legale più lungo, hanno accettato a malincuore la sconfitta e il rifiuto di FECAFOOT di adeguarsi. Per questo motivo, One All Sports ha fatto il suo debutto in Coppa del Mondo giovedì contro la Svizzera. La caparbia insistenza del Camerun nel voler fare le cose a modo loro è certamente all'altezza del soprannome di Leoni Indomabili, ma sarebbe meglio che il ricordo di questa Coppa del Mondo fosse rappresentato dalle loro prestazioni in campo piuttosto che da ciò che hanno scelto di indossare per l'occasione.