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La sartorialità sportiva delle maglie di Erreà

Siamo stati ospiti nella fabbrica di Parma per scoprire come si realizza una maglia da calcio

La sartorialità sportiva delle maglie di Erreà Siamo stati ospiti nella fabbrica di Parma per scoprire come si realizza una maglia da calcio

La maglia da calcio è più della somma delle parti che la compongono. Certo, c’è il tessuto, tecnico e futuristico, c’è il design, che balla tra l’innovazione e la tradizione, ci sono i loghi, gli stemmi e i numeri, che legano questo pezzo di stoffa a tanti altri simili che sono venuti prima di lei. Ma soprattutto ci sono le persone, quelle che ogni giorno scelgono il disegno da eseguire, accendono le macchine da cucire, tagliano i cartamodelli, sistemano maniche e colletti e stampano a caldo le lettere sul retro. 

Per scoprire tutti i segreti dietro la creazione di una maglia siamo andati alla fabbrica di Erreà di San Polo di Torrile, alle porte di Parma, dove dal 1988 si segue tutta la filiera dall’ideazione alla realizzazione di una divisa sportiva. Qui le maglie sono ancora un prodotto d’artigianato, dove le mani che confezionano le divise da gioco per migliaia di atleti in ogni nazione e disciplina hanno un nome e un volto. Un processo quotidiano, ben oliato e che non prevede errori, che ha permesso all’azienda emiliana di crearsi il suo spazio in un panorama dominato dalle multinazionali del settore. Rispetto ai suoi competitor Erreà è diversa, segue ogni cliente con la stessa cura e professionalità, non importa se sia una squadra di promozione o una dei principali campionati europei. Non è un caso che abbia appena annunciato il proprio accordo con il Middlesbrough, un gradito ritorno visto che era già stato lo sponsor tecnico del Boro per quindici anni. La conferma di come sul lungo periodo la programmazione e serietà funzionano, secondo un business model imperniato su rapporti commerciali duraturi.    

Iniziamo la visita dall’ufficio dei designers, guidati da Alberto Mariani, ex kit-creator digitale ora passato  dove ci viene mostrata la maglia che seguiremo passo passo fino alla realizzazione. Una filiera integrata che è esiste solo in pochissimi stabilimenti al mondo, e che in Erreà viene usata per perfezionare i modelli prima di iniziare la produzione su larga scala. Scendiamo poi attraverso magazzini, dove i prodotti vengono stoccati prima di essere distribuiti ai retailers, per poi arrivare davanti alla macchina a lama che trasforma il modello digitale in un cartamodello pronto per poi essere usato nella stampa dei vari pezzi che andranno a comporre la nostra maglia. Viene poi stampato un foglio che presenta tutti gli elementi della maglia, ciascuno distinto e già definito dal colore scelto e che, come fosse una magia, verrà trasferito sul tessuto grazie al calore e al peso di una gigantesca pressa. “Un esemplare unico nel suo genere, noi ne abbiamo tre delle cinque presenti in Europa” ci dice Roberto Gandolfi, il vicepresidente e figlio del fondatore di Erreà, nonché la Erre del marchio. 

Una tradizione familiare che definisce alla perfezione l’atmosfera che si respira nel nostro giro, quando quella che sta pian piano diventando la nostra maglia prima viene cucita usando almeno quattro macchine da cucire diverse per realizzare i diversi punti richiesti dal designer. Un lavoro di precisione millimetrica, realizzata con la massima attenzione usando il meglio dell’attrezzatura disponibile sul mercato. La schiera di macchine da cucire presenti in fabbrica sono tutte giapponesi o tedesche, frutto di un investimento sulla qualità che la famiglia Gandolfi non ha avuto paura di compiere anche in un clima non certo favorevole alle imprese italiane. E mentre tutti fanno a gara nel delocalizzare il più lontano possibile, Erreà continua a fabbricare ogni suo pezzo in Europa, a San Polo di Torrile o in Romania, dove ha costruito un’azienda che ricalca questa in ogni aspetto. 

La maglia ora passa sotto un’altra pressa che le applica sopra i loghi scelti per l’occasione, tra i quali il primo disegnato dal fondatore ma poi mai realmente utilizzato. Al suo posto fu scelto quello del doppio rombo che idealmente racchiude le due iniziali che compongono il nome dell’azienda, compreso l’accento che ancora oggi coglie impreparati in molti. Erreà è orgogliosa della propria identità, che si riconosce in un’organizzazione orizzontale votata alla soddisfazione del cliente e alla sostenibilità. Uno dei motivi di vanto risiede ad esempio sulla bassissima percentuale di reso, meno dell’1%, che come sappiamo permette di ridurre drasticamente l’impatto ambientale del trasporto su gomma. Tale traguardo è stato raggiunto lavorando costantemente a contatto con il cliente, praticamente realizzando solamente prodotti custom su misura, affiancandoli un team e ascoltando in tempo reale ogni sua richiesta. 

Nella fabbrica di San Polo di Torrile vengono così creati i prototipi, esattamente come quello realizzato oggi per noi, che verranno successivamente messi in produzione per il cliente. In quella che viene definita una “sartoria sportiva”, i capi vengono ispezionati uno ad uno affinché rispetto gli standard dell’azienda e della certificazione Oeko-Tex Standard 100. Erreà nel 2007 è stata la prima azienda nel settore teamwear in Europa ad aver ottenuto un tale riconoscimento per la qualità e sostenibilità dei loro prodotti, un risultato del quale vanno estremamente orgogliosi e che ci hanno raccontato durante la realizzazione della maglia. Ora che abbiamo quella nuova di zecca nelle nostre mani e apprezzato la cura del dettaglio, possiamo immergerci nell’archivio storico delle maglie realizzate negli oltre trent'anni d'attività della società emiliana. 

Ovviamente quelle del Parma, di cui è sponsor dal 2005 essendo anche in piccola parte una delle azioniste, ma anche quelle del Genoa, la prima squadra di Serie A a portare sul petto il logo con i due rombi. E poi la maglia dell’Empoli con i laccetti di Di Natale, quella del Bari dei primi anni 10, l’Atalanta dei due ritorni in Serie A e il Verona di Corini e di Vaio. Ma non solo Italia, anzi Erreà ha saputo allargarsi ben oltre i confini nazionali ed ora il 60% dei suoi proventi arriva dai mercati internazionali. Un approccio glocal che ha permesso a Erreà di vestire squadre inglesi, scozzesi, olandesi, svizzere, spagnole, portoghesi, argentine e quindi spingersi prima verso il medioriente e quindi l’Asia. Per non parlare delle nazionali servite, alcune delle quali - come nel caso dell’Islanda - accompagnate dal ruolo di Cenerentole fino alla ribalta mondiale. 

Una gigantesca ragnatela che copre tutto il mappamondo e che ha centro qui, a San Polo di Torrile, dove è già tutto pronto per il prossimo capitolo dell’azienda, quella dell’UEFA Kit Assistance Scheme. Il progetto attraverso il quale Erreà realizzerà le maglie ufficiali di otto nazionali di piccole e medie federazioni - Andorra, Bielorussa, Cipro, Isole Faroer Lussemburgo, Liechtenstein, Malta e San Marino - dal 2022 al 2026. Un compito che l’azienda ha preso in carico con la solita serietà, non limitandosi a creare dei kit base per le varie squadre ma disegnando un template che poi è stato personalizzato in base alle richieste di ognuna delle squadre coinvolte. Anche per delle federazioni calcistiche sul fondo del ranking FIFA è stato progettato un livello di custom altissimo, che non si ferma alla sola maglia da gioco ma comprende ogni elemento della collezione lifestyle. 

Ci raccontano che quando i delegati delle varie federazioni sono stati invitati nella stessa sala dove ora ci troviamo, a vedere per la prima volta dal vivo le collezioni, si sono quasi commossi davanti al lavoro realizzato per loro. Non è una scena difficile da immaginare, anche noi che abbiamo passato solo qualche ora in loro compagnia abbiamo avuto modo di tastare la professionalità, la dedizione ma soprattutto l'amore che questa famiglia allargata mette ormai da trent'anni nel confezionare le maglie da calcio. E, mentre ci accomiatiamo dopo una lunga giornata, capiamo che le divise rappresentano non solo l'identità di chi le indossa ma anche di chi le crea.