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Qual è il futuro delle quarte maglie nel calcio?

Dall'esplosione del trend nella stagione 2020-21 fino alla strategia delle City Edition in stile NBA

Qual è il futuro delle quarte maglie nel calcio? Dall'esplosione del trend nella stagione 2020-21 fino alla strategia delle City Edition in stile NBA

La stagione 2020/2021 è stata quella della definitiva esplosione delle quarte maglie nel calcio. Juventus, Inter, Napoli, ma anche Real Madrid, Barcellona, Bayern Monaco, Arsenal hanno tutte presentato un 4th kit e, nella maggior parte dei casi, hanno anche avuto modo di esibirlo sul campo di gioco. Per ora, il loro utilizzo è limitato a pochi eventi. La celebrazione di un anniversario oppure il debutto di una collaborazione con un brand di moda sono i motivi che spesso portano alla produzione di una quarta maglia. Per esempio, il 4th kit della Juventus è stato tratto dalla collaborazione fra adidas e Human Made; la quarta maglia del Napoli è ovviamente frutto dalla collezione Kappa x Marcelo Burlon County of Milan; quella del Crotone somiglia a una vecchia home jersey del PSG. Altre quarte maglie, invece, come quelle di Tottenham, Chelsea e Liverpool, non hanno visto il campo a causa delle stringenti regole in materia. In questo caso, si trattava di casacche ispirate da una sneaker firmata da Nike: la quarta maglia del Tottenham, per esempio, riprendeva la Air Max 95 OG Neon, con tanto di logo Air Max sul fronte della maglia.

Come scrivevamo qui, le divise sono sempre controllate dall'arbitro prima delle partite. Alcune regole da rispettare: le jersey non possono avere più di tre colori, non possono avere stampe sul retro e c’è anche il divieto di sfoggiare due stemmi diversi, il che ovviamente limita la creatività dei fornitori. Naturalmente, i font adottati devono essere leggibili per i tifosi, quindi essere delle dimensioni giuste e non dello stesso colore dello sfondo. Inoltre, è noto come non ci sia un vero e proprio limite al numero di maglie adottabili oltre alle classiche "home" e "away" (le quali devono comunque avere una palette di colori a contrasto, per generare una netta differenza).

Potrebbe essere questo un fattore, in futuro, per pensare eventualmente anche a una quinta maglia, magari adottando il modello NBA? Per i club medi e piccoli, che difficilmente sarebbero coinvolti in collaborazioni con grandi brand come è successo con la Juventus o il Napoli, di certo sarebbe una buona occasione per rafforzare il legame col territorio, con divise rappresentative oppure in collaborazione con marchi locali. Un’idea sarebbe anche onorare i gemellaggi con altri club con maglie apposite, un'iniziativa che potrebbe incuriosire e avvicinare di più i tifosi alla storia della squadra.

La domanda principale è lecita proprio in relazione alla schedule attuata in NBA da qualche stagione a questa parte. Nel 2017, Nike è diventato official supplier dell'apparel sportivo della lega di basket più popolare al mondo, e ha deciso di stravolgere i look delle trenta franchigie. Da allora, ogni squadra ha quattro divise che alterna in base a un calendario prestabilito, pensato per evitare problemi cromatici sui parquet ma soprattutto allo scopo di dare una omogenea copertura pubblicitaria per tutte le jersey. Così lo sponsor ha il controllo sulle maglie da far indossare ai cestisti, escludendo le franchigie da questa responsabilità. 

Le quattro maglie prodotte da Nike sono le cosiddette "association" (cioè le maglie "home" che continuano ad avere colori chiari), "icon" (ossia le "road" jersey, maglie da trasferta con colori scuri), "statement" delle terze maglie vere e proprie, spesso dei tributi a vecchie jersey della franchigia (Nike, adidas e PUMA hanno già preso esempio nel calcio), e "City", in omaggio alla città dove ha sede la squadra. Ovviamente, la riuscita di questo progetto, in questo caso, è dovuta alla presenza di un unico fornitore nella lega, che è appunto il marchio di Beaverton, ma chissà che un giorno un accordo di questo tipo non venga stipulato con qualche club specifico, dando carta bianca al supplier in questo ambito.

D'altronde, dopo la nomina di Daniel Arsham come creative director dei Cleveland Cavaliers, non stupirebbe che una soluzione simile venisse adottata nel mondo del calcio. I grandi club sono sempre alla ricerca di una forte identità che li contraddistingua - capace di far appassionare nuovi supporter andando anche oltre le prestazioni in campo della squadra. E personalità visionarie come il designer statunitense sarebbero perfette per curare l'estetica dei club, magari approvando in prima persona le maglie pensate dai produttori o collaborando con essi su jersey speciali, come appunto una quarta maglia. In un periodo storico in cui le squadre da calcio ragionano come aziende, l'estetica è una componente fondamentale per avere seguito, e questo discorso, in un futuro non così lontano, sembra includere anche la creazione di un fourth kit.