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Siamo tornati nell'era dei cellulari brandizzati?

Dall minimalismo brutalista del nuovo Samsung firmato Margiela al cellulare di D&G

Siamo tornati nell'era dei cellulari brandizzati? Dall minimalismo brutalista del nuovo Samsung firmato Margiela al cellulare di D&G

Prima che l’iPhone diventasse il telefono per eccellenza, suscitando un hype paragonabile a Supreme negli anni d’oro, con file lunghe chilometri e liste d’attesa per ogni nuova uscita, il mondo della telefonia era molto più variegato. Il Blackberry, dichiarato fuori produzione, fu il primo prodotto tecnologico a rappresentare uno status sociale, ma erano anche i tempi in cui Kanye West usava il suo flip phone (rilanciato lo scorso anno da Samsung in piena scia anni ‘00) e la moda si cimentava con i cellulari brandizzati. Proprio il modello revival di casa Samsung ha recentemente riportato in auge il crossover tra tecnologia all'avanguardia e alta moda, sperimentato già lo scorso anno con lo stilista newyorkese Thom Browne. Dalla prima collaborazione con la casa parigina d'Haute Couture Maison Margiela nasce il sovversivo Galaxy Z Flip4 Maison Margiela Edition, un riuscitissimo esempio di design nell'ambito della telefonia che prende vita da un comune desiderio di «rottura con le convenzioni e nel permettere alle persone di celebrare la propria individualità. Con questa collaborazione, che combina una tecnologia rivoluzionaria e un design unico, vogliamo che tu possa esprimere il tuo vero io autentico e celebrare ciò che ti rende unico», ha affermato Stephanie Choi di Samsung Electronics.

Il caratteristico “bianco solido" di Maison Margiela dalla finitura opaca è stato integrato nello smartphone con una goccia di grigio, mentre la tecnologia 3D cattura la trama di una pennellata ruvida. Lo smartphone abbraccia anche la tecnica décortiqué tanto amata dal brand, rimuovendo gli strati esterni di un oggetto per esporre il suo nucleo, caratterizzato da linee sottili e traslucide che indicano i circuiti interni del telefono. Sono disponibili anche due iconiche cover: un rivestimento in pelle unico che riflette la tecnica bianchetto della maison, brandizzato dall'emblema a quattro punte, e una rivisitazione dell'emblematico anello di codifica numerica. La scatola è inoltre di per sé un'opera d'arte che gioca con l'idea di inversione, esponendo la superficie ruvida del materiale interno.

Un design minimale che evoca un'epoca molto più chiassosa, l'Y2K e la febbre per gli smartphone "firmati". Dal Motorola i883 Baby Phat, brand dell’ex modella Kimora Lee Simmons, sfoggiato da Janet Jackson, Lil’Kim e Britney Spears e tempestato di diamanti da 0,4 carati, al T-Mobile di Juicy Couture color rosa pastello, passando per il Motorola Razr V3i Dolce&Gabbana nel 2005 o al Nokia 7270 Limited Edition by Versace in stampa barocco, c’è stata un’epoca in cui i telefonini erano davvero un accessorio di lusso paragonabile ad una it bag o all’ultimo paio di stivali Prada. Dagli uomini in carriera con il blackberry agli sneakerhead con il BLU Burner Phone targato Supreme, comprese le ereditiere con l’ultimo modello Dior Phone Réverie da 85,000 dollari: si poteva dedurre molto della personalità (e del conto in banca) di un individuo guardando semplicemente il suo telefono. Da Prada a Moschino, passando per Thom Browne, i designer continuano a brandire e accessoriare una serie di dispositivi con i loro loghi e identità distinguibili più per un feticcio estetico, un oggetto da collezione da sfoggiare, mentre in tasca teniamo l'ultima uscita di casa Apple.