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La storia completa dell'arresto di ASAP Rocky

Donald Trump, Kim Kardashian e Kanye West: cosa è successo veramente

La storia completa dell'arresto di ASAP Rocky Donald Trump, Kim Kardashian e Kanye West: cosa è successo veramente

UPDATE: Durante l'udienza che si è tenuta oggi a Stoccolma, ASAP Rocky è stato ufficialmente incriminato di aggressione in connessione alle vicende verificatesi a Stoccolma lo scorso 30 giugno, nonostante il rapper americano abbia sempre dichiarato che si è trattato solo di legittima difesa. Flackho resterà dunque in carcere. 

 

E’ TMZ il primo media a riportare la notizia che Kim Kardashian - dietro richiesta di suo marito Kanye West - ha contattato Jared Kushner per parlargli della situazione di ASAP Rocky. Kushner è il genero di Donald Trump, marito di sua figlia Ivanka, nonché senior advisor del Presidente. Ha avuto modo di conoscere e collaborare con Kim Kardashian tramite sua moglie, e insieme i due sono stati fondamentali perché il First Step Act - la riforma del sistema carcerario americano - passasse al Senato con il supporto bipartisan. Era stata una delle più grandi vittorie di Kushner - e uno dei migliori risultati dell’Amministrazione Trump - e il fatto che Kim Kardashian avesse contribuito attivamente a convincere il Presidente aveva mostrato a tutta l’America una nuova Kim, non più la star dei reality tv e l’enorme influencer social, ma una lobbista pronta a diventare avvocato nel 2022. 

Qualche giorno più tardi, Donald Trump parla - per la prima volta - pubblicamente di ASAP Rocky, dicendo di non conoscere Rocky di persona, ma assicurando che il rapper di Harlem gode del massimo supporto da parte della comunità afroamericana, dopo aver chiarito di essere venuto a conoscenza della situazione tramite “il suo amico Kanye”. Fa strano sentire Donald Trump parlare a nome della “comunità afroamericana”, soprattutto in un periodo in cui il tema principale sono proprio i suoi tweet razzisti indirizzati alle quattro nuove deputate (Alexandria Ocasio-Cortez, Ayanna Pressley, Rashida Tlaib e Ilhan Omar) conosciute come The Squad. Ma non è certo l’evidente contraddizione tra il supporto a un artista afroamericano e gli insulti razziste a quattro donne di colore che frena Trump. Sabato 20 luglio infatti, Trump twitta di aver avuto una proficua chiacchierata con il Primo Ministro svedese («il talentuoso primo ministro svedese») che gli ha assicurato un trattamento equo di Asap Rocky, per cui The Donald - in un precedente abbastanza clamoroso - si dice addirittura disposto a garantire per la cauzione negata al rapper per il pericolo di fuga. E’ bene a questo punto capire cosa ha portato ASAP Rocky a finire in questa situazione. 

Lo scorso 30 giugno ASAP Rocky e alcuni membri del suo entourage restano coinvolti in una rissa. Rocky, che si trovava in Svezia per il suo tour europeo (che avrebbe dovuto far tappa anche a Milano, e che invece è stato cancellato) viene ripreso mentre prende a calci un ragazzo che, secondo la versione fornita dallo stesso Rocky - il primo a mostrare il video ai suoi follower - aveva infastidito e aggredito le sue guardie del corpo. Si sarebbe trattato, insomma, di autodifesa, la posizione che i legali di ASAP Rocky hanno sostenuto fin dal primo momento, tant’è vero che è Rocky a recarsi alla polizia l'1 luglio e venire, in quel frangente, arrestato. Da lì in poi ogni notizia arrivata è stata parecchio confusionaria: ad un certo punto pareva quasi che Rocky fosse detenuto in “condizioni inumane”, in isolamento e che gli venissero negati i diritti civili. Ciò che è certa è la reazione che l’arresto di Rocky ha suscitato. Tyler, the Creator e Schoolboy Q sono stati i primi a esprimere il loro supporto pubblico, dichiarando di voler boicottare la Svezia per i loro prossimi tour europei, mentre Quavo dei Migos ha raccontato di aver avuto problemi simili con la giustizia svedese. E’ stata lanciata una petizione su Change.org, un hashtag (#Freeflacko) e addirittura il Black Caucus - il caucus formato da deputati afroamericani per curare gli interessi della minoranza nera - aveva lanciato un appello al Segretario di Stato Mike Pompeo perché intervenisse interpellando il suo pari ruolo svedese. Nulla, ovviamente, in confronto all’intervento di Trump.  

Non è difficile immaginare il perché dell’interesse del POTUS per la vicenda Rocky: ASAP è uno dei rapper più popolari del pianeta e pure uno dei meno politicizzati nonostante avesse espresso il suo supporto a Hillary Clinton nelle elezioni del 2016 e rappato, in Distorted Records - brano estratto dal suo ultimo album Testing - My newest President an asshole. Nello stesso anno, Rocky era stato al centro di una grossa polemica con Black Lives Matter che aveva definito “bandwagoner” («perché ogni vita è importante»), oltre che aver dichiarato l’innocenza di Bill Cosby. Durante questo periodo di detenzione, non sono mancati i commenti di chi, come il rapper T.I., ha tenuto a specificare come questa orrenda esperienza potesse contribuire a modificare l’idea di Rocky sull’attivismo nero, sottintendendo motivi razzisti dietro la sua detenzione. Non è vero, come scritto da qualche giornale italiano, che ASAP Rocky è un supporter di Donald Trump, non più di quanto tutto l’universo rap non lo fosse fino al momento in cui l’attuale Presidente non decidesse di lanciare la sua candidatura. E’ stata proprio quella - come ha ricordato anche il rapper Vic Mensa - a stravolgere la percezione dei rapper neri su Donald Trump. E non è vero, sempre come riportato dalla stampa italiana e inglese seguendo ipotetici media svedesi, che verrà certamente rilasciato a breve. Il Premier Svedese, attraverso un portavoce ha chiarito che il sistema giudiziario svedese, i pubblici ministeri e le corti, sono completamente indipendenti. Ha inoltre evidenziato che tutti sono uguali davanti alla legge e il governo non può né vuole influenzare il processo giudiziario. Si saprà qualcosa di più il 25 luglio, il giorno fissato per l’udienza.


Ma allora perché Donald Trump ha preso così a cuore la vicenda? La risposta ha ovviamente a che fare con le elezioni e con il suo gradimento elettorale. Dopo l’avvicinamento a Kanye West del 2018, Trump aveva esultato annunciando di aver raddoppiato i suoi indici di gradimento tra gli afroamericani, «dall’11 al 22%». Quell’affermazione era in realtà falsa, o quantomeno incompleta, perché teneva conto solo degli uomini afroamericani. Tuttavia è a questo tipo di narrativa che Donald Trump ambisce, in un periodo che per lui si fa sempre più complicato, in cui la politica americana si radicalizza sempre di più, entrare nel dibattito sulla liberazione di Rocky gli regala la possibilità - nel caso di una rapida scarcerazione - di ergersi a principale responsabile della sua libertà. E’ poi difficile provare a immaginare se questo eventuale twist possa garantirgli voti, ma come ha già dimostrato in passato ciò che interessa a Trump è stravolgere la narrativa, dar l’impressione di essere poco istituzionale, diretto, vicino al popolo e alle sue esigenze, così come quelle dei suoi idoli. 

Non è passato troppo tempo però prima che anche questa presa di posizione di Trump venisse contestata. Justin Bieber - facendo eco anche a Freddie Gibbs - ha esortato su Twitter il Presidente a 'let those kids out of cages?' facendo riferimento ai centri di detenzione situati alle frontiere che in questi mesi hanno separato figli dai loro genitori e viceversa. Charles M. Blow, columnist del New York Times ha scritto 'Guardiamo sotto la superficie di questa cosa tra Trump e ASAP Rocky. Una parte della storia è che a lui piace la celebrità, ma parte è l’appel che cerca di esercitare sui neri. Incarcerazione di massa, bloccare gli immigrati che vogliono prendersi i nostri lavori. Nel 2016 Trump ha ottenuto solo il 4% tra le donne nere e il 13% tra gli uomini.'

Nel frattempo, cosa fanno o dicono Kanye West e Kim Kardashian? Nessuno dei due ha lasciato dichiarazioni ufficiali sulla faccenda. Ye non twitta dal 1 gennaio di quest’anno - l’ultimo tweet sul suo profilo è, peraltro, dedicato a Trump - la Kardashian ha ringraziato pubblicamente il Presidente, Kushner e Mike Pompeo per l’impegno il 19 luglio. Da allora Kim Kardashian è tornata a occuparsi della sua linea di beauty, mentre di Kanye non si hanno notizie da un bel po’. E’ strano immaginare che quella che si candida ad essere la storia più assurda della politica americana dell’anno sia partita proprio dai Kimye, un piccolo attestato della loro rilevanza culturale e di quanto Donald Trump è disposto a fare pur di avere dalla sua parte due delle più influenti e potenti personalità di Calabasas e, oramai, d’America.