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Tutto quello che sappiamo di LIBERATO

Dopo l’esibizione al Mi Ami il mistero intorno all’artista napoletano sembra più fitto di prima

Tutto quello che sappiamo di LIBERATO Dopo l’esibizione al Mi Ami il mistero intorno all’artista napoletano sembra più fitto di prima

Una più o meno grossa fetta di audience musicale italiana ha passato gli ultimi mesi a chiedersi chi, o cosa, ci fosse dietro LIBERATO. In molti pensavano che il Mi Ami avrebbe potuto risolvere il mistero intorno all’identità di LIBERATO, ma così non è stato.

Come avrete letto oramai ovunque, sul palco sono saliti Shablo, Priestress, IZI e in particolare Calcutta, da molti additato come il più papabile contendente al titolo di LIBERATO. L’esibizione è stata scioccante, memorabile, e ha confermato una volta di più l’incredibile coinvolgimento del pubblico intorno a questo misterioso progetto. LIBERATO infatti, domenica mattina, ha postato un video girato da se stesso presente tra il pubblico, elogiando e ringraziando l’esibizione dei quattro.

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Quello che sembra essere sicuro, quindi, è che lo show messo in atto al Mi Ami altro non era che l’ennesima prova della forza del suo anonimato, nonché una strategia per alimentarne il pathos. Ma per ogni elogio c’è una critica: in tanti hanno espresso una sorta di dissenso per la performance, criticando l’eccessivo hype prodotto e la “mossa di marketing” non particolarmente innovativa o originale.

Il problema di queste critiche -  che è poi anche il problema dell’approccio a LIBERATO in generale -  è che vengono avanzate senza avere il quadro completo a disposizione. Quello che abbiamo visto da LIBERATO non è che l’inizio. Un inizio che non sappiamo dove porterà, che non sappiamo come finirà e cosa produrrà nel mezzo. Se proprio dovremo criticare LIBERATO lo faremo alla fine, quando, cioè, avrà finito di raccontare la sua storia d’amore, che si porta dietro tutta la poetica e l’immaginario napoletano.


L’"operazione" LIBERATO altro non è che la rivalutazione dell’immagine di Napoli. La sua esaltazione massima, nel momento in cui la città si prepara ad entrare (forse per la prima volta) nel mondo globalizzato; l’apertura deve infatti partire dalla città stessa e dai suoi cittadini. I quattro artisti che sul palco hanno cantato 9 Maggio e Tu t’e scurdat e me non a caso sono di quattro zone d’Italia diverse. Una metafora della disponibilità ad accogliere e a farsi accogliere - senza contare la possibilità di far conoscere la tradizione musicale napoletana ad un pubblico che, diversamente, difficilmente ci si sarebbe approcciata. Durante il set introduttivo al concerto del Magnolia infatti, sono state suonate canzoni di 99 Posse, Nino D’Angelo, tra un pubblico in delirio.

LIBERATO può essere l’ispirazione iniziale per la creazione di un vero e proprio “brand Napoli”, che – una volta maturo – potrà anche fare a meno dell’anonimato. Forse possiamo quindi smettere di cercare LIBERATO e cominciare, una volta per tutte, ad ascoltare. LIBERATO è una rumorosa risposta alla ricerca su Google, è il luogo comune che diventa romanzo. LIBERATO pare aver comunicato che lui è tutti noi, e di questo dovremmo esserne contenti.