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​​Ai Yazawa, la mangaka innamorata di Vivienne Westwood

La fumettista che con i suoi omaggi al punk ci ha fatto appassionare al mondo della moda

​​Ai Yazawa, la mangaka innamorata di Vivienne Westwood La fumettista che con i suoi omaggi al punk ci ha fatto appassionare al mondo della moda

Trent’anni fa, quando gli influencer e i social non esistevano ancora, il gap tra moda e nuove generazioni era ancora più complesso da colmare. Oltre alla musica e al cinema, il fumetto, soprattutto quello giapponese, è stato un vero e proprio vaso di Pandora traboccante di informazioni sui trend più in voga del momento. Nonostante il suo pluriennale ritiro dalla scena del fumetto orientale, Ai Yazawa rimane uno dei nomi più celebri del mondo anime e manga. Sfogliando le pagine dei suoi albi, ci si rende subito conto che i suoi non sono dei classici shōjo (manga per ragazzine) come “Sailor Moon” o “Card Captor Sakura”: le tematiche affrontate sono più mature e profonde, non c’è spazio per la magia ed i suoi personaggi sono dei giovani adulti alle prese con problematiche complesse. Ma il vero motivo del suo successo, che ancora oggi affascina le nuove generazioni, è la sua lunga liaison con il mondo fashion, ed in particolar modo con Vivienne Westwood.  

Prima di diventare una delle più giovani ed affermate mangaka del Sol Levante, Ai Yazawa frequentò un istituto di moda che le permise di sviluppare uno stile di disegno inconfondibile ed una cura per i dettagli quasi maniacale. L’amore per la moda è un leitmotiv che unisce tutti i personaggi, da “Cortili del Cuore” fino al celebre ed incompiuto “Nana”. Tra giovani aspiranti fashion designer ed astri nascenti della musica punk, i protagonisti degli shōjo di Ai Yazawa sfoggiano look curati nei minimi dettagli, ispirati ai movimenti giovanili degli anni ‘90. Fin dal suo primo manga del ‘95, “Cortili del Cuore”, si cominciano ad intravedere i tratti identificativi del suo stile: personaggi dai lineamenti delicati ed armoniosi e una fisicità slanciata che li fa assomigliare più a dei fashion sketches che a persone in carne ed ossa. Appaiono i primi richiami alle sottoculture di inizio anni ’90, tra cui lo stile lolita, lo shibukaji (french casual), ispirato alla moda di Chanel, e lo stile retro-cyber fatto di tessuti sintetici, accessori plastici, wedge boots e baggy pants. 

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Con “Paradise Kiss”, pubblicato nel 1999, la sua ricerca estetica diventa sempre più approfondita: tra le prime reference al movimento punk/visual kei, gli outfit dalle nuance color pastello in pieno stile fairy kei, le reminiscenze di glam rock e i cenni allo stile lolita vittoriano, il manga di Ai Yazawa prende la forma di una vera e propria enciclopedia della moda, su un sottofondo di amori complicati ed incertezze adolescenziali.  Ma è con “Nana”, il suo manga più emblematico, che Ai Yazawa consolida il suo legame con la moda e rende omaggio alla stilista che le ha conquistato il cuore. Due ragazze di nome Nana, dai caratteri diametralmente opposti (Nana Osaki è una cantante punk dalla scorza dura, Nana Komatsu è una ventenne romantica ed ingenua), intrecciano le loro vite per sempre dopo un incontro fortuito a bordo di un treno. 

Partendo da Nana Osaki, la protagonista principale, non si può fare a meno di notare che in ogni fotogramma - e in ogni vignetta del manga - la cantante sfoggia l’iconico logo con il “Sovereigns Orb” di Vivienne Westwood, composto dal Globo del Sovrano d’Inghilterra insieme all’anello di Saturno. Tra orecchini, choker e spille da balia, il marchio di fabbrica della stilista inglese è onnipresente, ma l’accessorio che catalizza l’attenzione fin dalle prime scene è l’ “Armour Ring”, il massiccio anello in argento che ci dà subito un’idea del carattere ribelle della protagonista, divenuto proprio grazie all’anime best seller del brand. Un altro accessorio straordinario - ad oggi praticamente introvabile - è l’accendino/collana a forma di orb che Shin, il bassista della band di Nana, porta perennemente al collo. Dalla catena che unisce l’orecchino al piercing sul naso, ai top strappati che sembrano provenire direttamente dalla collezione “Sex & Seditionaries”, il giovane bassista assomiglia al membro mancante dei Sex Pistols e rinvigorisce l’immaginario dello street style punk che spopola nei primi anni 2000 in Giappone. 

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Citando i Sex Pistols, è impossibile non nominare il personaggio di Ren, il fidanzato di Nana Osaki: praticamente un cosplay inverso di Sid Vicious, con gli spiky hair, il chiodo in pelle e una catena chiusa da un lucchetto attorno al collo. I pionieri della musica punk inglese, dopotutto, erano anche i modelli di punta di Vivienne Westwood, ed Ai Yazawa si è cimentata nello stesso minuzioso lavoro di styling per le rock band illustrate nel suo fumetto, i “Black Stones” e i “Trapnest”. Tra completi in tartan, pantaloni bondage, corsetti e T-shirt strappate, il pezzo più elegante citato nel manga è senza dubbio la “Red Heart Jacket”: un blazer doppiopetto in velluto dalla collezione “Red Label” lanciata nel 1999 dalla chiusura a forma di cuore nero. Sulla scia di questo trend, accanto alla celebre “Ebury Bag” che accompagna svariati personaggi femminili nel corso dello shōjo, la presenza più costante ai piedi dei protagonisti è la scarpa “Rocking Horse”: una calzatura di ispirazione orientale presentata durante la sfilata “Mini Crini” del 1985. Con il suo ultimo manga invece, Ai Yazawa non si sofferma solo sulla celebrazione del punk, ma si diverte anche a tratteggiare gli stili “saetta” di fine secolo, tra cui il ganguro o gyaru: giovani ragazze iper abbronzate con ciglia finte e cipria perlata, acconciature decolorate e accessori luccianti, decisamente kitsch. 

Proprio come alcuni trend fanno un giro immenso per poi ritornare, le nuove generazioni (e non solo gli weeb) stanno riportando in auge gli outfit di “Nana” su social come TikTok e Twitter, creando una fandom compatta ed una sequela di moodboard virali dopo più di vent’anni dall’esordio del manga. Questo fenomeno di “risorgimento” - dovuto sicuramente al recente approdo dell’anime su Netflix - va a braccetto con la crescente ossessione per i pezzi d’archivio degli stilisti più affermati, e in “Nana” le collezioni più iconiche di Vivienne Westwood riescono a raggiungere un pubblico variegato ed eterogeneo, non solo composto da fashionisti conclamati. Moltissimi giovani vengono dunque a contatto con la moda punk attraverso l’affascinante produzione di Ai Yazawa, immortalando ancora una volta le variegate sfaccettature di uno stile auto-espressivo, che non smette mai di evolversi.