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Fake fashion: yes or not?

Reflections after an Istanbul trip

Fake fashion: yes or not? Reflections after an Istanbul trip

Istanbul, agosto 2014.

Quando esplori una nuova cultura sei pronto a carpirne ogni dettaglio, nel mio caso la spasmodica ricerca di nuove tendenze ed il tanto agognato shopping.

La Turchia, famosa per il pregio dei tessuti, ci ha riservato un’occasione di riflessione.

Il centro di Istanbul è diviso in ampie aree che nei secoli hanno subito influenze diverse. Istiklal Caddesi è il cuore della vita contemporanea, non è stata risparmiata dalla globalizzazione, infatti in questa zona padroneggiano le catene del fast fashion. Nel quartiere più storico, vicino a Palazzo Topkapi e la Moschea Blu si possono scovare negozietti che vendono pashmine, tutte abbastanza simili tra loro..l’omologazione turistica è una brutta storia. L’arte della contrattazione qui impera, non saprete mai quanto costa realmente un capo e il cambio Lira Turca-Euro non aiuta l’europeo medio a ragionare.

In ogni guida turistica che si rispetti si parla del Gran Bazar, una visita è d’obbligo.

Per il modaiolo medio questo luogo è un vero e proprio shock. Migliaia di metri quadri di negozi minuscoli. Dai gioielli, ai tappeti, elettrodomestici e specialità gastronomiche. Ma il vero colpo basso avviene alla sezione borse. Repliche di ogni marchio di tendenza, riproduzioni fedelissime a prezzi stracciati. Anche delle collezioni che hanno sfilato qualche mese prima. Non sto parlando di banalissime Louis Vuitton Speedy (che si possono trovare anche nei centri delle nostre città), ma di ricercatissimi pezzi di tendenza, Chanel Boy Bag, Zainetti Moschino, pochette Stella McCartney, qualsiasi dimensione e variazione cromatica di Celine Square e Trio Bag, Prada come se piovesse.

Dopo l’iniziale svarione, ragazzi al cuore di una fashionista non si comanda, ho deciso di non cedere.

Ma perché il mondo della contraffazione ci affascina così tanto? è un gioco di coscienza che si gioca su 4 banalissimi punti.

1# $$$. La questione monetaria è la principale, abbiamo sbavato per mesi su una borsa e valutato attentamente la vendita di organi al mercato nero, ma niente, la povertà ci pervade. Allora le cattive intenzioni si palesano e iniziamo ad allungare l’occhio al mondo del tarocco. Un abbraccio virtuale a tutti quelli che non cederanno.

2# Repliche fedeli. Le sirene della contraffazione sono peggio di satana. Il nostro cervello vuole giustificare il gesto con il classico “ma si tanto sono uguali, chi vuoi che se ne accorga”. Invece no, in giro ci sarà il furbo che farà la spia con tutte le vostre amiche. La vostra fashion-credibilità arriverebbe ai minimi storici.

3# Illegale. Dai, è illegale. Milioni di euro buttati al vento. Immaginate il povero designer che crea con tanto amore i suoi capi e voi annientate il suo lavoro con 4 soldi alle bancarelle: non si fa. Se poi aggiungiamo il dubbio sulla fabbricazione (bambini sfruttati?) avrete 10 kg di sensi di colpa in più.

4# Apparire. Noi Italiani ne siamo schiavi, l’apparenza è tutto. Loghi e marchi sono il nostro pane quotidiano, ma costano. Per questo il rischio di cadere nel tranello del tarocco è dietro l’angolo. Possiamo farcela, con una buona ricerca si possono trovare capi simili a quelli che adoriamo, ma non contraffatti. 

La lotta al tarocco è dura, ma siamo armati di buone intenzioni.

 

 

Ps. Un caloroso ringraziamento ad Elena e Chiara che mi hanno proibito l’acquisto di una Céline tarocca al Gran Bazar, debolezza brutta bestia.