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Quando il tennis diventa moda: il nuovo DNA di Lacoste

L'heritage del brand raccontato da Sick Luke e Marina

Quando il tennis diventa moda: il nuovo DNA di Lacoste  L'heritage del brand raccontato da Sick Luke e Marina

Chi ha detto che Lacoste significa solo polo? Il brand del coccodrillo, nato nel 1933 grazie a René Lacoste, affonda il proprio heritage nel mondo del tennis. È proprio da lì che nasce l'ispirazione per le L001, le nuove sneaker del brand nate dall'eredità delle René, le prime scarpe disegate dal founder di Lacoste, e da una racchetta risalente agli anni '80. Con una silhouette minimal e moderna, la L001 rappresenta un omaggio ai motivi riconoscibili dello sportswear più classico che da sempre contraddistinguono l'estetica del brand. Un'estetica visibile e riconoscibile anche nelle L002, court sneaker create appositamente per il pubblico femminile di Lacoste, contraddistinte da un'estetica pulita ed elegante reinterpretata in una chiave contemporanea con una silhouette chunky caratterizzata da un'ampia midsole che ne trasforma il DNA sportivo.

Per raccontare le sue nuove sneaker, Lacoste ha scelto Sick Luke e Marina, due tra i nomi più importanti della scena rap italiana e da sempre tastemaker capaci di unire la moda alla musica. Con loro abbiamo parlato delle loro evoluzioni estetiche e musicali, delle loro carriera e del rapporto ormai simbiotico tra l'industria musicale e quella della moda.

Luca sei in giro da quasi dieci anni, quanto è cambiato il tuo stile nel corso del tempo e quali sono le tue reference stilistiche principali?

Ho iniziato a produrre a 13 anni campionando e basta. Solo dopo, verso i 18 anni, ho incominciato a suonare con i plug in. Ultimamente però sto tornando con il campionare per variare un po’ il sound e trovare ispirazioni nuove.Tra i miei punti di riferimento, ovviamente, c'è Kanye.

Parliamo di sneaker. Ultimamente il loro periodo d’oro sembra essere finito, perlomeno per come lo si intendeva qualche anno fa. Che rapporto avete con le sneaker? Le indossate meno di prima?

Luke: Non sono mai stato uno sneakerhead, ma nell'ultimo periodo ho notato che tutta quella wave un po' folle che c’era prima è un po’ diminuita. La gente sta iniziando a capire che è inutile spendere così tanti soldi su sneaker a resell che dopo un po’ di mesi vengono dimenticate in favore di altre. Personelmente provo a prendere solo quello che mi piace è quello che indosserei di più.
 
Marina: È evidente che il periodo d’oro delle sneaker sia finito ma io al contrario ho iniziato ad indossarle ora. Prima tendenzialmente preferivo scarpe alternative come New Rock, Buffalo e Swear London, sono cresciuta e insieme a me i miei look. Ora prediligo le sneaker.
 
Protagonista delle foto è anche Monti. Cosa vi lega a questo quartiere?
 
Luke: Pur non essendo cresciuto a Rione Monti, dal 2014 al 2018 è stato il quartiere di Roma che ha influenzato me e il mio gruppo, la Dark Polo Gang. Ricordo ancora che in quegli anni, prima di andare in studio, facevamo sempre un giro nella piazza, prima di passare a casa di Wayne, la Dark House, per poi andare a registrare nel mio garage a Garbatella. Bei ricordi. 
 
Marina: Monti, oltre ad essere a mio parere uno dei quartieri più belli e storici di Roma, mi ricorda forse il periodo più spensierato della mia vita. I miei 20/24 anni li ho passati in giro per il quartiere fino a tarda sera insieme ai cool kids del periodo.
 

Marina, negli ultimi anni la scena rap italiana ha visto diversi nomi femminili prendersi lo spazio che si meritano. Pensi che le cose siano effettivamente cambiate?

La scena è cambiata e le donne hanno preso piede, inevitabilmente. Nel 2016 per esempio era tutto molto diverso, il rapporto tra le donne e il settore della musica era diverso, la maggior parte delle ragazze ambivano ad un ruolo da deejay o simile non ad una carriera da solista rap/trap/hiphop ecc. Trovo sia un bel traguardo.
 

Sono passati diversi anni dall’esplosione della trap e dal suo periodo d’oro. Quanto è cambiata la scena rap italiana e per Luca quanto è cambiato il modo di fare musica?

Luke: Rispondo per me. La musica è in continua evoluzione e la cosa più importante secondo me è quello di avere una mente bella aperta senza essere chiusi. Quando la trap esplose, molte persone la criticavano pensando che sarebbe morta nel giro di un mese. Alla fine abbiamo cambiato le regole dell’industria musicale italiana. Non si sa mai quello che sta per succedere, bisogna avere gli occhi ben aperti per capire le prossime wave. Poi ho sempre avuto questa passione di credere in artisti prima dell’esplosione vera e propria.
 

È ormai prassi vedere rapper stranieri tra i featuring di rapper italiani. La scena nostrana si è effettivamente avvicinata a quella americana? Se no, cosa manca?

Luke: Ora sono a Los Angeles e quando dico il mio nome o quello di qualche mio collega italiano la risposta è sempre «Ah quelli li conosco» o «Questi li ho già sentiti». Ci stiamo avvicinando al mercato estero, ma manca sempre qualcosa che possa riempire il gap della lingua. I dj o gli artisti che cantano in inglese e in spagnolo riescono a uscire molto più facilmente, gli altri faticano di più.

Cosa significa essere una coppia anche nella vita professionale?

Luke e Marina: Essere una coppia e lavorare insieme all’inizio poteva essere un problema, ora è un punto a favore. Conoscersi bene è sicuramente un punto a favore, mentre i tempi lavorativi non sono mai stati un vero problema per le necessità personali o semplicemente per la vita di coppia. In ogni caso in primo piano mettiamo sempre il nostro rapporto sentimentale e dopo quello lavorativo.
Talents: Marïna - Sick Luke     
Photographer: Camillo Pasquarelli   
Photographer Assistant: Andrea Marcantonio
MUA: Cinzia Trifiletti   
MUA Assistant: Caterina Camera   
Art Director: Alessandro Bigi       
Editorial Coordinators: Elisa Ambrosetti - Edoardo Lasala    
Production: nss factory