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H&M ha preso una posizione netta in Myanmar

Come Benetton ha sospeso gli ordini dai fornitori nel Paese, esprimendo la propria vicinanza ai lavoratori che scioperano

H&M ha preso una posizione netta in Myanmar Come Benetton ha sospeso gli ordini dai fornitori nel Paese, esprimendo la propria vicinanza ai lavoratori che scioperano

È una situazione molto complicata quella che si è andata a creare in Myanmar dopo il colpo di stato, una situazione che ha ripercussioni ed effetti anche sull'industria della moda, che per la prima volta sta prendendo una posizione chiara in merito. Di seguito i punti chiavi per capire il contesto in cui i brand di moda stanno agendo. 

  • Contesto
    Lo scorso 1° febbraio, con un colpo di stato, l'esercito ha preso il potere in Myanmar.
  • - Nel Paese del sud-est asiatico è localizzata la produzione di molti brand del settore fast fashion, come H&MInditexPrimark e Benetton
  • - I lavoratori del settore tessile del Myanmar si sono organizzati in sindacati portando avanti scioperi, proteste e sit-in contro la deriva autoritaria del governo. 

    Effetti sull'industria della moda
  • - H&M è stato il primo brand a sospendere gli ordini dai suoi fornitori in Myanmar.
  • - Venerdì scorso anche Benetton ha sospeso la produzione nel paese, dichiarandosi dalla parte di chi lotta per la democrazia
  • - I lavoratori chiedono supporto ai grandi brand internazionali, chiamati a schierarsi politicamente, prendendo una posizione netta sulle violenze e sulla repressione portata avanti dal regime militare. 

Venerdì scorso il gruppo Benetton ha reso noto di aver sospeso tutti gli ordini prodotti dai suoi fornitori in Myanmar, a causa delle crescenti preoccupazioni verso il clima di violenza e di repressione che si respira nel Paese dopo il colpo di stato del primo febbraio, durante il quale ha preso il potere l'esercito, arrestando Aung San Suu Kyi e tutti i principali leader del partito di maggioranza. Il Myanmar rappresenta solo il 2% della rete di fornitori di Benetton, ma il brand ha parlato di una situazione difficile che presenta problemi di sicurezza, libertà e violazione dei diritti umani, per cui ha preferito sospendere tutti gli ordini destinati agli stabilimenti del paese. Benetton ha dichiarato inoltre che la sua decisione vuole essere un segnale forte e tangibile a supporto dei gruppi che lottano per la democrazia e la fine delle violenze nel paese. Benetton non è stato tuttavia il primo brand a prendere una posizione netta verso la situazione in Myanmar. La scorsa settimana, infatti, H&M era stata la prima grande azienda a dichiarare che per il momento smetterà di fare nuovi ordini ai suoi fornitori nel paese, che sono 45, dicendosi estremamente preoccupata per gli avvenimenti che si sono susseguiti nelle ultime settimane nel paese.

Il Myanmar è uno dei paesi del sud-est asiatico dove è localizzata la produzione dei grandi brand del fast fashion. I lavoratori del settore - che al 90% sono donne - sono circa 700mila, riuniti in sindacati che a partire dal colpo di stato hanno organizzato scioperi e proteste, duramente represse dalle autorità. Le lavoratrici del tessile hanno più volte chiesto alle grandi aziende per cui lavorano, tra cui H&M, Primark, il gruppo Inditex, OVS, Benetton appunto, di sostenere la loro lotta per la democrazia, impendendo che i lavoratori che scioperano vengano licenziati. Già alla fine di febbraio era stato indetto uno sciopero generale, a cui la polizia aveva reagito emettendo mandati di arresto per i capi dei sindacati di vari settori. Le lavoratrici dell'industria tessile avevano in seguito organizzato dei sit-in di protesta fuori dalle fabbriche, durante i quali avevano chiesto a H&M, Inditex e gli altri gruppi del settore di non licenziare chi decideva di scioperare. Anche lo scorso 4 marzo, in una lettera della Federazione generale dei lavoratori del Myanmar, le lavoratrici si erano rivolte ai grandi brand del fast fashion, chiedendo che nessun lavoratore fosse licenziato, sanzionato o scoraggiato dal prendere parte al movimento di disobbedienza civile. 

Lo scorso 19 febbraio, inoltre, i sindacati e le grandi aziende internazionali di moda che avevano sottoscritto l'ACT, l'accordo di Action, Collaboration, Transformation, inizialmente nato per contrattare stipendi adeguati, avevano dichiarato di stare seguendo con attenzione gli avvenimenti in Myanmar, dichiarando la propria adesione agli standard democratici. Tra i membri dell'accordo spiccano H&M, Inditex e Primark. La Federazione dei lavoratori dell’abbigliamento del Myanmar ha sottolineato che è fondamentale che i brand internazionali si facciano avanti per ribadire ai proprietari delle fabbriche di rispettare il diritto dei lavoratori di riunirsi e il diritto alla libertà d'espressione. 

Si tratta in ogni caso di una situazione molto complicata, sia per i brand di moda che per i lavoratori. Per i brand questa può essere un'occasione fondamentale per ristabilire il loro ruolo di cultural makers, forze culturali la cui influenza va ben oltre trend stagionali e item di moda, ma che può essere strategica e cruciale in questioni di rilevanza pubblica, come la sostenibilità ambientale o le condizione di lavoro nel settore. Soprattutto in un momento storico come questo, i brand di moda sono chiamati a schierarsi, a prendere una posizione netta su questioni politiche e sociali, in particolar modo quando di mezzo c'è un regime militare già condannato dalla comunità internazionale. Resta da capire quanti e quali altri brand seguiranno le decisioni di H&M e di Benetton, e che ripercussioni avranno sulle proteste e sulle condizioni di lavoro dei lavoratori del Myanmar.