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Molto più di un trend: gorpcore is here to stay

Da sottocultura a estetica dominante che riscrive pratiche e immaginari

Molto più di un trend: gorpcore is here to stay Da sottocultura a estetica dominante che riscrive pratiche e immaginari

La crescente popolarità di un trend divenuto centrale nell’industria della moda riflette un’evoluzione profonda nella prospettiva e nel ruolo che i brand di moda ricoprono. Anticipando le esigenze di un mercato e di un pubblico di consumatori sempre più attenti a tematiche come la sostenibilità ambientale, i brand che hanno scritto la storia di questo trend - come The North Face, Patagonia, Nike ACG e Arc'teryx - hanno saputo unire istanze che nel giro di pochi anni sono diventate i punti cardini dell’industria. Quell’estetica outdoor un tempo relegata all’interesse di pochi appassionati, si è fatta progressivamente fondamentale nella narrazione di una moda diversa, sempre più lontana dalla sua torre d’avorio e dai suoi atelier parigini, che cerca di ristabilire un rapporto strutturato con il proprio pubblico, tentando inoltre di ridefinire il proprio ruolo in un’epoca ormai distorta. Indossare un certo tipo di giacca o un certo tipo di scarpa ormai trascende (quasi del tutto) l’aspetto estetico del gesto, andando invece a ricollegarsi a temi ben definiti, come la sostenibilità, la riscoperta della natura, il ritorno a luoghi naturali che ci permettono una fuga in questi tempi difficili. Una voglia di escapismo condivisa tanto dai brand quanto dai consumatori, che si traduce nell’espansione senza precedenti di un immaginario puro, naturale e armonioso, perfetto contraltare agli ultimi, drammatici, mesi. 

Quando si è iniziato a parlare di gorpcore, nel 2017, era opinione comune che si trattasse dell’ennesima sottocultura di cui l’industria della moda si era appropriata, cannibalizzandola, svuotandola del suo spirito originario, trasformandola infine in qualcosa di altro. Una prassi peraltro ben nota nell’industria, e già portata a termine con altre sottoculture, come quella skate. Tuttavia, quello che secondo molti sarebbe stata una tendenza destinata a non durare più di due stagioni, si è rivelato non solo un trend duraturo, ma lo specchio delle nuove istanze che animano l’industria, grazie ai materiali resistenti e all’approccio sostenibile che caratterizza i brand che compongono questo immaginario. Questa “nuova” estetica nasceva infatti non solo dalla ritrovata popolarità di brand che quel trend l’avevano di fatto creato anche al di fuori del loro classico raggio d’azione - come The North Face e Patagonia - ma soprattutto dall’interpretazione del trend da parte di brand luxury estranei a tutto ciò che il gorpcore rappresenta e racchiude. Quello che non molti potevano prevedere, tuttavia, è che i brand puramente tecnici, specializzati nella produzione di capi di outerwear con finalità più o meno sportive, si sarebbero riappropriati in modo manifesto di quella estetica, diventando gli interpreti più autorevoli di un’estetica che non rientra più nella definizione di trend, ma che rappresenta invece un nuovo modo di intendere la moda nella sua interezza. Il riflesso di una visione che unisce l’estetica alla performance e che è costruita attorno a capi di altissima qualità, duraturi e sostenibili. 

In quest’ottica si può leggere l’acquisizione di Stone Island da parte di Moncler e nel nuovo percorso inaugurato da Arc’Teryx. Da una parte due brand italiani che rifuggono la logica dei grandi conglomerati del lusso, che hanno iniziato a produrre item parte dell’immaginario gorpcore prima che questa definizione persino esistesse. Un lavoro decennale che ha fatto della ricerca e della continua avanguardia due punti imprescindibili del loro successo e della loro crescita, incontrando da sempre i desideri e gli obiettivi di un pubblico disposto ad investire in capi di altissima qualità, portandoli a diventare le voci più influenti del panorama del New Italian Luxury Outerwear. Pur flirtando con il mondo dello streetwear attraverso collaborazioni riuscitissime, come il progetto Genius Project del brand di Remo Ruffini e le capsule collection del brand di Rivetti con Supreme - Moncler e Stone Island non hanno mai tradito la propria visione originaria. L’avvicinamento sempre più netto da parte di Arc’Teryx verso il mondo della moda, prima con l’annuncio della collaborazione con Jil Sander, in seguito con la release della collezione insieme a Palace, conferma come l’industria della moda non sia ancora pronta a dire addio al gorpcore, ma come al contrario voglia renderlo una delle sue bandiere. 

Dietro a grandi piumini realizzati con i materiali più tecnologici, dietro a pantaloni e giacche che proteggono dalle più estreme condizioni atmosferiche, si incontrano istanze diverse, specchio di quello che l’industria della moda dovrebbe ricercare e rappresentare oggi, esigenze accolte anche dalle realtà più giovani e in crescita, come Rayon Vert o And Wander. Il gorpcore, contenitore più ampio di un modo di intendere la moda che accoglie la qualità e la durabilità dei capi, frutto di una ricerca e di un percorso innovativo, non è un trend, ma il futuro dell’industria della moda

 

Credits
Photography Vincenzo Schioppa
Stylist Antonella Mignogna
Stylist Assistant Virginia Alessandra
Model Ark Joseph Ndulue
Artwork by Caterina Novaro
Words by Cecilia Caruso
Production nss factory
Brand
Stone Island
Moncler Fragment
Moncler Genius JW Anderson
ACNE Studios
Barbour x Noah
Louis Vuitton
Vibram