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5 consigli per un armadio sostenibile

Li abbiamo chiesti a Marina Spadafora, designer, docente e attivista

5 consigli per un armadio sostenibile  Li abbiamo chiesti a Marina Spadafora, designer, docente e attivista

Quando si parla di moda sostenibile si tende sempre a pensare che l’argomento riguardi i brand, i designer e le grandi produzioni industriali. Ma la verità è che l’unica strada verso una sostenibilità nella moda deve partire dal basso, dal consumatore finale. Solo i consumatori finali, tutti insieme, possiedono la forza di ispirare un cambiamento – fenomeno che già in parte sta verificandosi, ma che necessita in realtà di continui sforzi. Per rendere la moda sostenibile a partire dal proprio guardaroba basta poco: già cambiando il nostro mindset e le nostre abitudini di acquisto sarà possibile ottenere il proprio obiettivo. 

Ed è per questo che, per capire come rendere effettivamente più sostenibile il proprio guardaroba, nss magazine ha intervistato Marina Spadafora, designer, docente, attivista e co-autrice del libro La rivoluzione comincia dal tuo armadio.

 

Informati prima di fare un acquisto

«Ogni volta che spendiamo, votiamo per il mondo che vogliamo». Comperare abiti da brand di moda responsabile, o assicurandosi che siano composti in materiali organici o riciclati è la chiave per promuovere il cambiamento dal basso necessario all’evoluzione della moda verso la sostenibilità. In questo senso, è fondamentale utilizzare siti come Renoon e Good On You – un indice online (ma anche un’app per telefono) che compila un ranking dei brand di moda in base alla  sostenibilità delle loro pratiche. 

 

Compra vintage

Quello del vintage, oggi, è molto più di un semplice vezzo. Il mercato della moda vintage si espande e si ramifica sempre di più ogni giorno. Al di là dei famosi mercatini e dei negozietti di fiducia che ogni città possiede, una delle massime espressioni del vintage moderno sono boutique americane come Silver League o Middleman Store – quest’ultima frequentato anche da star come Lil Uzi Vert e Playboy Carti – capaci di soddisfare anche i gusti di specialisti e di amanti degli item rari. Acquistare vintage non significa solo risparmiare, ma anche regalare una seconda vita a un capo ed è forse la maniera più sostenibile (in tutti i sensi) di darsi allo shopping sfrenato. 

 

Ripara i tuoi vestiti e falli durare a lungo

Il modello del fast fashion è costruito sull’idea della disposability, ossia quella del vestito usa-e-getta. Ma si tratta di un circolo vizioso: la scarsa qualità dei capi li porta a danneggiarsi prima, la loro eccessiva disponibilità porta i consumatori a comprarne di nuovi piuttosto che a riparare i vecchi. Ma la verità è che in ogni città si trovano negozi di sartoria dove qualunque strappo, danno o scoloritura può essere cancellato. Per usare le stesse parole che Marina Spadafora ha usato durante la sua intervista con nss magazine: «Il crimine peggiore è buttare via gli abiti». 

 

Affitta i tuoi vestiti

Anche se l’idea di affittare un abito suona strana alle orecchie italiane, i servizi di fashion rental sono spesso una soluzione perfetta per le grandi occasioni. Acquistare un abito mediocre che verrà indossato una volta l’anno quando se ne può affittare uno a un prezzo molto inferiore è un cattivo investimento sia per l’ambiente che per il conto in banca. 

 

Compra meno ma di migliore qualità

Oltre che di sostenibilità, qui si parla di strategia. Considerato come centinaia di brand oggi producano basics di qualità, l’ideale per chiunque voglia elevare il proprio outfit è quello di investire in uno statement piece – un singolo oggetto che, comprato una volta, durerà per anni e anni. Acquistare di meno non significa solo risparmiare, ma anche contribuire al rallentamento del consumismo e della sovrapproduzione industriale.