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E se ora anche le Keen Shoes fossero cool?

"La cosa più brutta che abbia mai visto"

E se ora anche le Keen Shoes fossero cool?  La cosa più brutta che abbia mai visto

Nelle sue frequenti gite in barca, Matthew Keen aveva sempre lo stesso problema. Non riusciva a trovare delle scarpe adatte alla barca che fossero non solo pratiche, ma anche belle, e che soprattutto proteggessero le dita del piede dagli urti. Così, nel 2003, decise di fondare il brand che porta il suo nome e che tra i prodotti di punta conta la scarpa che risponde ai suoi bisogni originali, la Keen Newport
Quella prima scarpa si rivelò adatta non solo per la barca, ma anche per passeggiate, hike e generiche gite in montagna, offrendo inoltre una tomaia impermeabile e imbottita in caso di pioggia o di passaggi su corsi d'acqua, di fatto candidandosi a scarpa perfetta per ogni attività outdoor

Non fosse stato per il recente interesse da parte della fashion industry proprio per lo stile outdoor e le attività ad esso collegate, Keen sarebbe rimasto un brand di nicchia in quel fitto sottobosco da cui nel tempo sono emersi anche Salomon, Arct’eryx, Gramicci, e prima ancora The North Face e Patagonia. Come sempre in questi casi non sono i brand in questione a cambiare prodotti o estetica, con l'intenzione dichiarata di diventare trendy, ma è invece l'industria della moda che con l'alternarsi di gusti e ossessioni si avvicina ad essi, copiandone stile e immaginario, come accaduto con il trend del gorpcore
Negli ultimi anni poi, l'evoluzione della sneaker scene ha riservato sempre più attenzione a silhouette insolite originariamente disegnate per attività specifiche, come le Vibram FiveFingers, o più in generale scarpe per camminare sulle rocce, silhouette per il trekking, mules dall'impiego vario. 

Keen da oltre dieci anni propone non solo calzature per le attività all'aperto, ma anche abbigliamento, accessori, zaini, borracce, persino scarpe antinfortunistiche con punta in acciaio. Sono la praticità, l’adesione al terreno, la sicurezza e la comodità i principi che guidano la creazione dei prodotti di Keen, che un utente del blog dello stesso brand non ha esitato a definire “la cosa più brutta che avesse mai visto”. E non ha tutti i torti. Le scarpe di Keen godono però di grandissima popolarità negli Stati Uniti e in Canada, tanto che Business Insider ha calcolato che tra il 2003 e il 2013 l’azienda ha guadagnato $240 milioni di dollari, complice un nuovo primato del comfort sullo stile, e una riscoperta di un certo tipo di sport. 

Ma più di tutto, il successo di Keen è spiegabile attraverso un'evoluzione del concetto di brutto, e ancora, del livello di accettazione con cui questa categoria estetica è stata accolta e valorizzata nel mondo della moda. (Della serie: dopo le Birkenstock vale tutto). È alquanto emblematico, ad esempio, il caso scatenatosi dopo l’uscita della campagna di Gucci ambientata negli anni Quaranta e intitolata #GucciShowtime, in cui furono in molti a notare una somiglianza non così sottile tra le nuove sneaker proposte da Alessandro Michele e quelle storiche di Keen. Non servì nemmeno un post di Diet Prada per denunciare quello che secondo molti era un plagio, nonostante sia da sottolineare che delle differenze tra le due scarpe esistono - quelle di Gucci hanno uno strappo in velcro decorato dal grande logo della Maison. "Quando l'ho visto personalmente mi sono stupito di quanto il mondo outdoors si sia impossessato della moda. Quando vediamo grandi brand, in particolare quelli più sofisticati, che cercano di fare quello che facciamo noi, mi sembra una cosa molto bella. Ci sentiamo onorati e anche un po' lusingati", queste le parole di Erik Burbank, general manager di Keen per l'outdoors, lifestyle e bambini. Keen rispose anche con la sua personale versione della campagna di Gucci su Instagram, sostituendo le silhouette della Maison italiana con le sue iconiche Newport in versione arcobaleno. 

Che si tratti di plagio o no, la creazione di Gucci è un riflesso puntuale della ricerca dell'industria di item in grado di generare reazioni forti, un dibattito polarizzato in cui l'oggetto o si ama o si odia, come accaduto con le Balenciaga Triple S, le Crocs o con le già citate Birkenstock. La domanda a questo punto sorge spontanea: non è che ora anche le Keen sono considerate cool? Meglio tenere un occhio aperto per le prossime Fashion Week, c'è il rischio concreto che orde di influencer decidano di abbinare un abito di Jacquemus alle famigerate Keen, per aggiungere quel tocco in più.