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Patagonia e The North Face vogliono boicottare Facebook

Una forma di protesta contro le fake news diffuse dal titano dei social media

Patagonia e The North Face vogliono boicottare Facebook Una forma di protesta contro le fake news diffuse dal titano dei social media

Quella delle Facebook Ads e delle fake news sui social media è una delle questioni d’attualità più scottanti degli ultimi anni. Da un lato, Facebook vorrebbe porsi come medium neutrale di trasmissione di contenuti ma, dall’altro, le maglie larghe della sua policy danno ogni giorno spazio a migliaia di fake news capaci di alterare la percezione collettiva di eventi di cronaca e influire anche su elezioni politiche – come il trumpismo ha reso evidente negli ultimi quattro anni. Per questo The North Face e Patagonia si sono unite alla campagna #StopHateForProfit, promettendo di sospendere tutte le sponsorizzazioni social su Facebook e Instagram per il mese di luglio. La  National Association for the Advancement of Colored People (o NAACP) che è la principale promotrice della campagna ha pubblicato in proposito una dichiarazione lo scorso 18 giugno:

È chiaro che Facebook e il suo CEO, Mark Zuckerberg, non sono più solo negligenti ma di fatto avallano la diffusione della disinformazione nonostante l’irreparabile danno inferto alla democrazia. 

Il giorno successivo alla dichiarazione della NAACP, nella ricorrenza del Juneteenth, The North Face ha dichiarato che avrebbe aderito all’iniziativa e, ieri, anche Patagonia si è unito alla causa. Il capo del marketing di Patagonia, Cory Bayers, ha detto a proposito:

«Sospenderemo tutte le sponsorizzazioni su Facebook e Twitter con effetto immediato, fino alla fine di luglio come minimo […]. Per troppo tempo Facebook ha fallito nell’adottare misure sufficienti contro la diffusione di odiose bugie e di pericolosa propaganda sulle sue piattaforme […] Non possiamo assistere mentre diamo risorse a compagnie che contribuiscono a questo problema. Ci uniamo a #StopHateForProfit e affermiamo che i profitti di Facebook non valgono la promozione di odio, bigottismo, razzismo, antisemitismo e violenza».

L’iniziativa promossa dalla NAACP è una delle più audaci e dirette nei confronti di un dibattito molto acceso che riguarda temi come la libertà di stampa e di espressione, la propaganda e manipolazione politica, la democrazia e, in definitiva, lo strapotere che le tech companies hanno sulla società. A questo proposito, aveva fatto discutere la decisione di Twitter che, alla fine dello scorso maggio, aveva iniziato a fare fact-checking sui post di Donald Trump avviando una doppia polemica sugli effetti futuri dell’ingerenza delle tech companies nell’informazione e sulla tendenza di un certo lato della politica a manipolare le notizie di cronaca a proprio favore.