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Virgil Abloh: "Perché ho detto che lo streetwear è morto"

Dopo i saccheggi nei negozi di Los Angeles, il direttore creativo di Louis Vuitton ha detto la sua sullo stato dello streetwear

Virgil Abloh: Perché ho detto che lo streetwear è morto Dopo i saccheggi nei negozi di Los Angeles, il direttore creativo di Louis Vuitton ha detto la sua sullo stato dello streetwear

Oggi gli Stati Uniti stanno affrontando il sesto giorno di proteste violente che, a partire dall’omicidio di George Floyd a Minneapolis lo scorso 25 maggio, sono esplose nelle principali città del paese, degenerando nel saccheggio di numerosi negozi e boutique fra cui anche i celebri Round Two di Sean Wotherspoon e RSVP Gallery di Don C, entrambi a Los Angeles. Gli episodi di saccheggio sono stati ripresi da Virgil Abloh che ieri li ha utilizzati come spunto per proseguire il suo discorso sulla morte dello streetwear come espressione di una comunità e contrapponendolo streetwear e lo "streetwear":

«Ecco perché ho detto che lo streetwear è morto.
Lo
streetwear è una comunità, un gruppo di amici che condividono un legame. Passiamo tempo insieme agli angoli delle strade, litighiamo fra noi e ci difendiamo l’un l’altro.
Ma lo “streetwear” è un’altra cosa. Lo “streetwear” è urlare ai commessi nei negozi, iniziare risse durante le line-up e diffamarci perché non abbiamo fatto abbastanza paia di scarpe e non tutti possono averle. […]
Lo
streetwear è una cultura, lo “streetwear” è solo una merce».

In una Instagram Story successiva, Abloh ha scritto di non aver mai utilizzato la parola in relazione a sneaker, t-shirt o hoodie – implicitamente sottolineando come il core concept dello streetwear sia la comunità e non la merce in sé stessa. Ricontestualizzare le sue dichiarazioni sulla fine dello streetwear all’interno degli episodi di saccheggio avvenuti nelle principali metropoli americane significa, da parte di Abloh, prendere atto che la trasformazione dello streetwear da comunità a industria è ormai conclusa.
Come si può dedurre da un suo commento Instagram, in cui dice di Off-White™: «È tutta la mia voce e rappresenta il gruppo variegato di persone che mi aiuta a renderlo reale», Abloh è molto attaccato al concetto di streetwear come cultura – una cultura che, elevatasi a industria globale anche grazie al lavoro dello stesso Abloh, ha finito per soggiacere a logiche del tutto commerciali e consumistiche.

Rimane una certa dissonanza, comunque, fra i valori esibiti da Abloh e il suo lavoro, che ha sì elevato il concetto stesso di streetwear, ma ha anche alimentato il consumismo tossico della hype culture creando item di streetwear del valore di migliaia di dollari: è stato Abloh in prima persona a trasformare lo streetwear da community a commodity. In mezzo al caos, anche ideologico, che caratterizza queste proteste e le reazioni ad esse, il più importante commento rimane quello di Kareem Abdul-Jabbar che nel suo op-ed sul Los Angeles Times ha detto:

 «Quello che dovreste vedere quando vedete manifestanti neri nell'era di Trump e coronavirus sono persone spinte al limite, non perché vogliono bar e saloni di bellezza aperti, ma perché vogliono vivere. Vogliono respirare.»