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EST CLOTHING: come un minibrand combatte la crisi

Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Enrico founder di Est clothing

EST CLOTHING: come un minibrand combatte la crisi Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Enrico founder di Est clothing

Sono tantissime le realtà che stanno soffrendo a causa del COVID-19. Molte di loro forse non riusciranno nemmeno a sopravvivere fino a quando le cose non torneranno alla “normalità”. Nell’industria della moda, dove ci sono numerosi brand emergenti, ci si chiede come questi stiano mutando per adattarsi, differenziarsi ed emergere, creando nuove iniziative o progetti.

Tra questi c'è Enrico, founder di Est clothing, un giovane brand che sta attuando soluzioni creative e originali per sopravvivere al periodo di emergenza ed essere pronto a ripartire quando arriverà la tanto attesa "seconda fase". nss magazine lo ha "virtualmente" incontrato per discutere del futuro della sua impresa e anche della moda.

EST sta per...

EST può voler dire diverse cose, ad esempio: “Essere Sempre True”, che è condizione fondamentale; “Estasi, Sana Tensione”, che è un’emozione descritta; ed infine la mia preferita “Estraniarsi Senza Telefono”, che è quello che ci succede quando siamo immersi nella natura.

Qual è il segno distintivo di Est?

Stiamo cercando di creare un’atmosfera comune a tutti i progetti che accompagnano le collezioni. I linguaggi e le forme tramite cui comunichiamo Est sono diverse. La mia visione è quella di comunicare Est tramite tre edifici: lo shop, fisico e online; l’edicola, che contiene Est radio (web radio di Est) ed Est comics (progetto a fumetti); e il club, dove chi compra Est può andare a ballare tutti i venerdì.

Perché creare un mondo a 360° attorno al brand?

Il panorama è sovraffollato non solo di brand "meteore", ma anche di merchandising di cantanti, YouTuber, TikToker e panettieri. L’unica possibilità per emergere in questo ginepraio è di creare qualcosa in cui i clienti si possano ritrovare. Da qui il senso dei tre progetti di Est (edicola, shop e club). Questa visione consente ai clienti di Est, in gergo “cool kids”, di avere dei punti di riferimento reali, di sentirsi parte di qualcosa che accade.

Da brand emergente, come si sopravvive a questa crisi?

È complicato. Le regole del gioco sono completamente cambiate: l’abbigliamento non è un bene di prima necessità e inevitabilmente in una situazione d’emergenza passa in secondo piano. Dopo una settimana di riflessioni, ho deciso di iniziare un progetto di podcast, costruendo un palinsesto settimanale composto da 2 trasmissioni al giorno. L’idea si è rivelata molto efficace e fuori dal coro. Le dirette IG mi mettono ansia. Mentre ascolti i podcast puoi tenere chiusi gli occhi; è una sensazione che vi consiglio di provare.

Progetti per il post-COVID-19: sono cambiati o sono gli stessi che avevi in programma?

Abbiamo diversi assi nella manica, che non siamo riusciti a giocare causa lockdown. Conto di metterli in atto. E poi si c’è un progetto, si chiama Cool Kids Club. L’idea è di creare un kit che consenta a chi lo acquista di entrare a far parte del club e di godere di tutta una serie di privilegi quali: fast track per il party al Circle, prelazione per workshop, drop in anticipo e birrette ad un fair price al Millino, il cocktail bar dentro cui abbiamo lo shop.

Cosa vorresti per il futuro di Est, se avessi una bacchetta magica?

Lo stato di grazia che abbiamo vissuto nel 2019.

Che scelte cambieresti, se avessi una macchina del tempo?

Mi è mancato vivere da studente fuori sede, in qualunque altra città diversa da Milano, che fosse Venezia, Gioia Tauro o Santa Barbara.

Un consiglio per dei giovani che hanno un sogno come il tuo?

Non siate troppo fedeli a voi stessi, la realtà che ci circonda è in continuo cambiamento, la fiducia in voi e nella vostra estetica vi guideranno.