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Perché gli skater sono i modelli più richiesti degli ultimi anni?

Da Blondey McCoy ad Evan Mock, la figura dello skater ha conquistato brand e passerelle

Perché gli skater sono i modelli più richiesti degli ultimi anni? Da Blondey McCoy ad Evan Mock, la figura dello skater ha conquistato brand e passerelle

Che il mondo dello skate, la sua mentalità e i suoi codici estetici esercitino da sempre un grandissimo fascino sull’industria della moda non è certo una novità. Con il passare degli anni e con l’evoluzione di stili e costumi, gli skater sono passati da outsider - spesso per loro stesso desiderio - a volti di una nuova generazione fashion. L’underground è entrato nel mainstream, con buona pace degli skater più OG che rifuggono qualsiasi riflettore. Nell’eterna lotta tra moda e sottocultura skate, è rimasta celebre la polemica accesa da Jake Phelps, capo redattore di Thrasher Magazine, la Bibbia degli skater, che aveva definito Justin Bieber e Rihanna dei ‘fucking clowns’ per aver indossato delle T-shirt firmate Thrasher. È chiaro che la questione dell’appropriazione di quella che di fatto è una cultura esterna a quella fashion è destinata a rimanere molto discussa, ma è altrettanto vero che skate e moda hanno sempre viaggiato su due binari molto vicini e che si sono spesso incrociati. 

Antesignano di tutto questo fu Dylan Rieder, il compianto skater americano che nel 2014 fu il protagonista di una campagna pubblicitaria di DKNY accanto a Cara Delevigne e Jourdan Dunn, prima di apparire in un lungo servizio di Vogue in abiti Alexander Wang. Quello di Rieder era stato un esempio isolato, che tuttavia aveva dato vita ad un trend, di lì a poco amplificato dal successo e dalla popolarità di brand come Supreme New York e Palace Skateboards, sulle coste opposte dell’Atlantico. 

È naturale che gli skater parte della crew di un brand ne diventino anche il volto.
Sage Elsesser, ad esempio, è uno degli skater più riconoscibili di Supreme, così come Na-Kel Smith, tra i protagonisti di Mid90s di Jonah Hill, che è apparso spesso nei lookbook e nei video di Supreme, così come Tyshawn Jones, uno degli skater più forti al mondo, che vanta alcune delle sequenze più memorabili in Blessed. Nonostante la fama trasversale del brand di James Jebbia, sono due skater di Palace i rappresentanti più illustri dell’innamoramento del mondo della moda per gli skater. 

Blondey McCoy è uno dei membri originali di quel Palace Wayward Boys Choir a partire dal quale Lev Tanju avrebbe fondato Palace Skateboards nel 2009. McCoy, inglese di origine libanese, è diventato professionista con Palace, e nonostante abbia lasciato il brand nell’aprile dello scorso anno continua a salire sulla tavola per adidas, con cui ha creato da poco la sua prima sneaker, una Superstar con tomaia trasparente. Blondey è rappresentato dall’agenzia di Kate Moss, è stato il volto di Burberry, Valentino, Berluti, Prada, è apparso sulle cover di i-D e Arena Homme+

Blondey ha camminato sulla coloratissima passerella che ha segnato il debutto di Virgil Abloh da Louis Vuitton accanto ad un altro dei volti più conosciuti di Palace, Lucien Clarke. Lo skater di origine giamaicana è diventato in pochissimo tempo uno dei modelli prediletti di Abloh, posando per diverse campagne del brand e partecipando più volte agli show di Louis Vuitton, come è successo qualche giorno fa a Parigi nella sfilata ispirata a The Truman Show, Magritte e al concetto di tempo. Lucien era stato inoltre scelto per rappresentare una delle collaborazioni più inaspettate ed interessanti degli ultimi anni, quella tra Palace e Ralph Lauren

Quello che i brand cercano negli skater è una sana dose di realtà, di realness, di carattere, ed è un modo per uscire dalla torre d’avorio in cui si sono chiusi per provare a ristabilire un rapporto più diretto con la strada. Lucien Clarke è uno che con le sneaker di Louis Vuitton sale sulla tavola a Southbank, come se nulla fosse cambiato da quando passava i pomeriggi sulla riva Sud del Tamigi, lontano da riflettori e passerelle. 

L’ultimo skater diventato modello che ha fatto innamorare la fashion industry si chiama Evan Mock. Di origini filippine e hawaiane, Mock ha conosciuto la popolarità grazie ad un incontro fortuito e a dir poco fortunato. L’amico Tom Sachs (sì, quel Tom Sachs) vedendo il nuovo taglio di capelli di Mock, un rasato cortissimo e rosa shocking, chiese ad Evan di registrare un video per un amico. Quell’amico era Frank Ocean, che poco dopo pubblicò quel video sul suo profilo Instagram, mostrando il volto e il sorriso di Mock a tutto il suo pubblico. 

Oltre ad essere realmente forte sulla tavola, il tratto distintivo della figura di Mock, come di molti altri skater, è la fluidità: non si possono racchiudere in una sola definizione, inquadrandoli all’interno di confini e stereotipi prestabiliti. Mock ha raccontato di sentirsi un ‘polipo’, che con i suoi tentacoli vuole raggiungere aree e interessi diversi, dalla moda alla musica, dallo skate al cinema, senza porsi regole, o limiti. Lo stesso vale per gli skater citati fino ad ora: Blondey è anche artista, designer, fondatore del brand THAMESMMXX; Sage Elsesser è un rapper e musicista, Na-Kel Smith è un rapper prima ancora che un attore. Essere skater è solo una parte della loro personalità, importante e rappresentativa, certo, ma non totalizzante.

Secondo lo stesso Clarke, moda e skateboarding sono due mondi talmente intrecciati che è impossibile separarli. Da quando l'allora direttore creativo di Dior Homme Kris Van Assche scelse di far sfilare i modelli su un set che rappresentava uno skate park decorato da led luminosi (Fall 2016), il mondo dello skateboarding ha conosciuto una nuova popolarità nell'industria del fashion, una trasformazione pro attiva più che passiva. I rappresentanti più illustri della scena skate si sono fatti interpreti, traduttori, tramite di due linguaggi che non sono poi così distanti.