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La moda del Tempo

Virgil Abloh e Alessandro Michele: due visioni surreali e nostalgiche che però non guardano al Futuro

La moda del Tempo Virgil Abloh e Alessandro Michele: due visioni surreali e nostalgiche che però non guardano al Futuro
Decalcomania René Magritte

"Decalcomania" René Magritte

The False Mirror René Magritte

"The False Mirror" René Magritte

The Sun sets sails , Rob Gonsalves

"The Sun sets sails" , Rob Gonsalves

“Lullaby of Uncle Magritte”, Michael Cheval

“Lullaby of Uncle Magritte”, Michael Cheval

 Persistenza della memoria Salvador Dalì

"Persistenza della memoria" Salvador Dalì

Un pendolo che ondeggia a ritmo incessante sulla passerella e un orologio le cui lancette girano al contrario.
Il Tempo - inteso nel suo significato più alto - è stato il tema principale scelto da Alessandro Michele e Virgil Abloh nelle rispettive sfilate di Gucci e Louis Vuitton a Milano e Parigi.
Un argomento enorme che ha riempito libri di filosofia in tutti secoli e culture ed oggi è esplorato dalla moda, in un momento in cui i brand e gli stilisti hanno raggiunto un peso ed influenza nella cultura pop globale tale da poter proporre una visione su un tema filosofico così complesso e stratificato. Le prospettive di Michele e Abloh riguardo al Tempo sono diverse: entrambi leggono il Tempo come qualcosa di non lineare - inesorabile e disfunzionale - quasi come una legge che incombe sull’Uomo, che tuttavia cerca di scapparne.

Il set della sfilata Gucci a che celebra i 5 anni di Michele come direttore creativo, ruota metaforicamente attorno ad un enorme pendolo meccanico che ondeggia tra i modelli. La passerella di Palazzo delle Scintille in pieno centro a Milano, è coperta da sabbia nera, come se un’enorme clessidra si sia rovesciata sul set. Il pubblico invece viene fatto accomodare su lunghe panche in legno che ricordano i banchi universitari, le note dello show sono presentate sotto forma di foglio protocollo piegato a metà e la sfilata viene aperta da un video di foto ricordo accompagnato dall’hashtag #ravelikeyour5.

Michele disegna un viaggio nell'infanzia che diventa una fuga dal Tempo presente, un ritorno alla purezza dell’infanzia prima che le istituzioni e la società costringa l’essere umano in regole ed uniformi.
“Tornare all'infanzia significa tornare indietro nel tempo e questa è la chiave per ridefinire le cose. Il tempo è qualcosa che non puoi fermare, ecco perché non sono nostalgico, ma puoi imparare dal passato per essere stimolato e ispirato per il futuro” ha detto a NowFashion dopo la sfilata.

L’invito alla sfilata di Louis Vuitton alla Paris Fashion Week è destinato a diventare uno degli oggetti più iconici creati dalla mente di Virgil Abloh: un orologio da muro grigio brandizzato LV, le cui lancette girano in senso antiorario. 
Virgil ha pubblicato un video dell’orologio - il cui gusto rispecchia quel design normcore di Ikea - sul suo profilo Instagram citando nella caption l’aforisma iper-instagrammabile: “Anche un'orologio rotto segna l’ora giusta due volte al giorno”.

Anche i segnaposto della sfilata erano degli orologi, metafora delle micro e macro misure delle nostre vite.
Lo show intitolato “Heaven on Earth” è ambientato in un paradiso onirico e artificiale con oggetti sproporzionati e nuove bianche a macchiare lo sfondo azzurro del setting, citazione del film The Truman Show. Nella sfilata di Virgil tempo non esiste, si ferma - o va alla rovescia - smette di imporre la sua tirannia inesorabile sull’Uomo e lo proietta in una dimensione d’incanto, dove le regole del mondo non esistono. I riferimenti all’arte surrealista - in particolare a René Magritte - sono evidenti e da sempre cari a Virgil: il movimento artistico iniziato negli anni ‘20 era interessato all’inversione dell'ordinario, ridefinendo il familiare di nuovo significato. Dalì imita l’arte nella vita, lo streetwear di Virgil imita vestito formale.

Decalcomania René Magritte

"Decalcomania" René Magritte

 Persistenza della memoria Salvador Dalì

"Persistenza della memoria" Salvador Dalì

The False Mirror René Magritte

"The False Mirror" René Magritte

The Sun sets sails , Rob Gonsalves

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“Lullaby of Uncle Magritte”, Michael Cheval

“Lullaby of Uncle Magritte”, Michael Cheval

Le visioni di Michele e Abloh sono distanti ed esplorano argomenti differenti, il passato e la purezza dell’infanzia contro il potere della fantasia nel sovvertire le norme. Entrambe leggono il Tempo in maniera non lineare, ed entrambi guardano non guardano al futuro. C'è una anche ragione commerciale a supportare il fascino della nostalgia, i grandi brand sanno che lo streetwear è una bolla che non durerà per sempre ("Quante magliette e felpe possiamo possedere?" ha detto Virgil qualche mese fa) e la risposta più quotata al momento è la moda d'archivio: scavare nei magazzini e nel passato per riprendere, reinterpretare e destrutturare.
Il Futuro è il grande tema assente nella visione della cultura contemporanea: quando viene immaginato non riusciamo a rappresentarlo se non come un posto spaventoso, in cui la tecnologia consumerà l’uomo. L’accusa di aver smesso di immaginare il Futuro con entusiasmo e ottimismo è una mancanza comune a tutte le arti e scienze: registi, artisti, storici e antropologi preferiscono rifugiarsi nella storia o nella fantasia, perché come sottolinea spesso Yuval Noah Harari il ritmo del cambiamento sociale, politico ed estetico è così veloce e complesso che ogni previsione umana è un azzardo  confrontata alla precisione data-driven di un algoritmo. 

Abloh e Michele offrono una resistenza umana alla società contemporanea, ma allo stesso tempo alimentano la paura di affrontare il tempo nella sua dimensione più naturale, quella del Futuro, continuando a rifugiarsi in un rifiuto molto umano e un po' infantile.