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3 teorie del complotto sul Burner Phone di Supreme

Tra Supreme Italia, Hypebeast e criminalità organizzata

3 teorie del complotto sul Burner Phone di Supreme Tra Supreme Italia, Hypebeast e criminalità organizzata

Supreme ha droppato a ottobre uno degli accessori più strani della storia del brand: il SUPREME/BLU Burner phone.
Si tratta di un telefonino vecchio stile prodotto in collaborazione BLU, l'ultima azienda americana che ancora oggi produce questo tipo di apparecchi, disponibile in due colorway al prezzo di 60$.
Non è un smartphone, ma un burner phone cioè uno di quei telefoni usa e getta che può più o meno solo chiamare e mandare sms di cui sono piene le serie tv con spacciatori e criminali - Breaking Bad, Gomorra e The Wire su tutti - poiché chi li usa non è rintracciabile e soprattuto può facilmente sbarazzarsene (avete presente le scene in cui si toglie la batteria e si spezza il telefono? Si ecco quelle).
Negli ultimi anni i burner phone stanno uscendo di produzione perché alcune start-up della Silicon Valley stanno creando dei burner phone virtuali con l'obiettivo di eliminare l'oggetto fisico del secondo telefono, installando un'app direttamente sullo smartphone. Non è un'operazione facile visti i controlli di sicurezza, ma il mercato lo richiede e dal 2012 sono spuntate varie società che offrono il medesimo servizio rivolgendosi di fatto al mercato della criminalità. 

I burner phone sono un oggetto in via d'estinzione e come tutti gli accessori di Supreme anche questo possiede un fascino magnetico: ha un gusto retrò e anticonformista, un'aura criminale e soprattutto il boxlogo Supreme.
Tuttavia il brand newyorchese non ha mai prodotto accessori per il mero gusto estetico: Jebbia ha usato la produzione degli accessori per plasmare il mito e la mistica di Supreme. Gli accessori infatti rappresentato l'anima controculturale e skater del brand fondato a Manhattan nel 1994, in ognuno è nascosto un messaggio subliminale più o meno esplicito: tra tutti il più famoso mattone con il boxlogo citazione di Duchamp. 
Insomma ogni accessorio Supreme mantiene diversi layer di significato e il SUPREME/BLU Burner phone non fa eccezione, visto il momento delicato che sta attraversando il brand.

 

Quindi perché Supreme ha prodotto un burner phone?

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Ci sono due interpretazioni fondamentali riguardo la produzione degli accessori Supreme. La prima è che facciano tutti riferimento alla sfera della criminalità in maniera più o meno velata. In effetti, la disordinata produzione di accessori per la maggior parte apparentemente innocenti, appare più sensata quando viene analizzata sotto questa lente: la mazza da baseball per bambini Supreme x Mizuno della SS14 ha senso usata in una rapina, la Bibbia-nascondiglio è un posto perfetto per la droga, le tenaglie per scassinare un lucchetto e la bilancia di precisione per pesare le dosi. In questo senso il Burner Phone si inserisce perfettamente in questa interpretazione.

La seconda teoria riguarda invece gli Hypebeast, ovvero l'attuale fanbase del brand. La produzione di accessori è aumentata in quantità e fantasia a partire dal 2010, coincidendo proprio con il cambio di fanbase e consumatori del brand da una nicchia di appassionati cool people verso una target più ampio e giovane. Gli accessori di Supreme sono una buona mappa della parabola di Supreme e del rapporto complesso - di sfida o quasi di sfottò - che il brand intrattiene con la sua fan base.
Nonostante Jebbia ha più volte criticato le file, i camp out fuori dagli store Supreme, alcuni degli accessori - come la sedia portatile, le casse wireless, la borraccia, la torcia, il tapperware in metallo - sembrano proprio dedicati o ispirati dagli hypebeast. Il SUPREME/BLU Burner phone fa il giro al contrario: è uno sfottò per una generazione ossessionata dagli smartphone, un provocatorio invito ad uscire dalla realtà virtuale di Instagram in favore di quella reale. Inoltre i burner phone non vengono usati solo da spacciatori o criminali: non lasciando tracce digitali sono stati spesso usati anche dagli scammer, la parola con cui si indica un reseller truffatore che inganna con merce falsa oppure addirittura senza merce. Insomma Jebbia vende lo strumento con il quale sono stati fregati molti fan di Supreme.

 

E se c'entrasse qualcosa Supreme Italia?

La terza interpretazione del burner phone riguarda la battaglia legale contro Supreme Italia, il brand di legit fake nato a Bisceglie e poi trapiantato in Spagna e Cina. Nonostante il contenzioso legale tra Supreme NY e Supreme Italia sia scoppiato nel 2017, a dicembre 2018 lo scandalo era rimbalzato su tutte le testate del mondo quando era stata ufficialmente annunciata una collaborazione tra Samsung Cina e Supreme a Shanghai. La collaborazione non si concretizzò mai poiché Samsung si accorse di aver confuso Supreme Italia per Supreme NY e cancellò il rapporto a inizio gennaio 2019. 

Vista l'imminente apertura di Supreme a Milano, il burner phone potrebbe essere un velato richiamo a quell'episodio, sottolineando come l'estetica del brand di Jebbia non sarà mai rappresentato da uno smartphone ma piuttosto da un vecchio telefonino per spacciatori.