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L’addio di Humberto Leon e Carol Lim a Kenzo

Uno show evocativo e toccante chiude una direzione artistica durata otto anni

L’addio di Humberto Leon e Carol Lim a Kenzo Uno show evocativo e toccante chiude una direzione artistica durata otto anni

Palazzo dello sport di Bercy. Ultimo giorno di Paris Fashion Week. In passerella va in scena l’addio di Humberto Leon e Carol Lim a Kenzo. In una stanza avvolta nella penombra si alternano i capi di una collezione d’addio ispirata alle Ama, le subacquee giapponesi ritratte anche fa Hokusai che perlustrano il fondo dell’oceano alla ricerca di molluschi e tesori sommersi. I modelli indossano wet look completati da top e abiti in jersey stropicciato; tute in neoprene in arancione, viola o nero; pezzi athleisure riletti in lurex; abitini di crepe trasparente con stampe di gamberi, sirene e gigli; bluse che sembrano dress dalle pieghe irregolari; abiti lunghi impreziositi da paillettes e perle; capispalla gommati resi speciali da motivi nautico e ricci di mare; felpe in cotone abbinate a giacche sartoriali. 

Lo show è un’evocativa fiaba under the sea, popolata da meravigliose creature e creazioni che raccontano il decennio della coppia di designer come direttori creativi di Kenzo, come sottolineano i ballerini in passerella (coreografata da Léo Lerus) che indossano alcuni dei look più significativi da loro creati risalenti al 2012, abbinati ai tradizionali sandali Okobo. A chiudere la collezione d’addio è una guest a sorpresa: Solange Knowles che, accompagnata da una band di ottoni, ha cantato I’m a Witness, la closing track del suo ultimo album When I get home.

 

Humberto Leon e Carol Lim a Kenzo chiudono un capitolo nella storia del brand, iniziata nel 2011 quando i due, già anima di Opening Ceremony, vengono scelti come nuovi direttori artistici al posto di Antonio Marras. Se lo stilista sardo concepisce una moda radicata nella cultura nipponica, con richiami a item tradizionali come fiori di pesco, bamble kokeshi e altri simboli del folklore isolano, Leon e Lim, impegnati nel rilancio di Kenzo, si focalizzano sulla brand identity originale, recuperandola e rendendola più accattivante per le nuove generazioni. Come ha sottolineato la ceo Sylvie Colin, commentando la notizia della fine del loro rapporto professionale:

“Humberto e Carol hanno dato spinta alla diversità e all’inclusione in azienda, usando le loro collezioni, sfilate, pubblicità e progetti per impegnare e ispirare una nuova generazione di creativi. Hanno sempre avuto un approccio filtrato dalla lente della customer experience e una visione moderna.”

Molto del loro immediato successo (collezione di debutto è sold out in poche ore negli store parigini) è, infatti, dovuto ad una grande attenzione alla comunicazione, amplificata da una strategica presenza sui social e da campagne pubblicitarie interessanti creati con grandi talenti come David La Chapelle e testimonial importanti come Britney Spears, senza contare  le tante celebrities fan come Beyoncé, Rihanna o Selena Gomez.

La popolarità ottenuta dalla coppia di stilisti, che secondo i rumours potrebbero essere sostituiti da Felipe Oliveira Baptista, ricorda quella raggiunta da Kenzo Takada all’esordio del brand. Torniamo indietro al 1970 quando l’uomo apre la sua prima boutique parigina: Jungle Jap. L’anno successivo i suoi disegni, ispirati a The Dream in mind di Henri Rousseau, appaiono su ElleVogue America, accendendo i riflettori su fantasie animalier, forme ampie e richiami alla simbologia della natura.

Questo mix unico di stampe divertenti, diverse texture e fiori dove materiali e disegni tradizionali del Giappone si mescolano, senza contrasti, allo streetstyle occidentale è una novità assoluta che catalizza l’attenzione della scena fashion su Kenzo. 

“La moda è come il cibo, è importante non soffermarsi sullo stesso menu”.

È una delle frasi celebri dello stilista, che gioca a stravolgere i codici con irriverenza, in un tripudio di look etnici e variopinti, di mix & match, ed elementi inconsueti come nastri nascosti dietro gli abiti da stringere attorno al corpo. Le sue grafiche audaci e particolari, i colori, i patchwork di tessuti sono il fattore più rilevante del suo successo. Importante è anche l’introduzione del cotone, un tessuto usato raramente in alta moda all'epoca, che ha permesso a Takada di giocare con proporzioni e silhouette più grandi come poetiche camicette con maniche a sbuffo, pantaloni harem plissettati, kimono fluidi.

Fantasie animalier, colori sgargianti e mix culturali sono rimasti nel tempo, anche dopo l’addio del fondatore Takada nel 1999, gli elementi distintivi di Kenzo. Ora che il brand si accinge ad affrontare la fine dell’era Leon-Lim, sta per cominciare un nuovo capitolo della storia: sarà interessante vedere come il nuovo direttore creativo interpreterà dei codici così ben consolidati e se riuscirà a far breccia nel gusto dell’attuale generazione come i suo predecessori.