Vedi tutti

Nike e adidas contro Trump

Sono 173 i brand di activewear che si sono schierati contro i dazi proposti sulle merci importate dalla Cina

Nike e adidas contro Trump Sono 173 i brand di activewear che si sono schierati contro i dazi proposti sulle merci importate dalla Cina

La proposta di aumentare del 25% i dazi imposti sulle calzature importate [dalla Cina] sarebbe catastrofico per i consumatori, le aziende, e l'intera economia americana. 

Si apre così la lettera indirizzata al Presidente Trump firmata da 173 aziende leader nel settore del footwear e dell'activewear, tra cui spiccano Nike, adidas, PUMA, Under Armour, Reebok, Foot Locker, e tante altre. L'iniziativa si pone come la reazione più forte ed immediata alla proposta avanzata nei giorni scorsi di aumentare del 25% i dazi doganali sui prodotti provenienti dalla Cina, in particolare sulle calzature di qualsiasi tipo, dalle sneaker ai sandali. L'aumento delle tariffe andrebbe a colpire una categoria di prodotti tassata già circa 11 volte in più rispetto ad altre merci, per cui certi modelli sono tassati fino al 48% e al 67,5%. 

La proposta di Trump si inserisce nella guerra sui dazi che gli Stati Uniti portano avanti da tempo contro la Cina, una situazione controversa, che ha causato reazioni differenti. Bjorn Gulden, ceo di PUMA, lo scorso aprile aveva dichiarato che la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina era quasi un regalo, in quanto permetteva di produrre merci destinate esclusivamente al mercato cinese, facendo così risparmiare sia sui costi di produzione che sulle tasse d'importazione. Lo stesso Trump sostiene che sarà la Cina a farsi carico del costo di questi nuovi dazi, un'opinione fortemente criticata dagli analisti e dai brand che da questi dazi sarebbero interessati in prima persona. 

E' inevitabile che se le spese aumentano a causa dei costi di trasporto, aumenterà anche il costo del lavoro così come le tasse aggiuntive, ma sarà il consumatore finale a trovarsi davanti ad un prodotto dal prezzo elevato, si legge nella lettera.

Se i dazi venissero effettivamente applicati, molti brand che hanno la loro produzione in Cina sarebbero costretti a trasferirsi in altri paesi in cui il costo della manodopera è altrettanto conveniente. Negli ultimi anni sono stati tanti i marchi che hanno iniziato a spostare la loro produzione al di fuori della Cina: nel 2013 Under Armour produceva il 46% dei suoi prodotti in Cina, ora è il 18%, con l'obiettivo di scendere ancora al 7% entro il 2023. Ma come scrivono gli stessi giganti del settore nella lettera in questione, questo tipo di operazioni richiede molto tempo, ci vogliono anni prima di trovare un altro luogo adatto a produzioni di queste dimensioni. adidas ormai realizza il proprio footwear soprattutto in Vietnam (42% del totale) e in Indonesia (28%), mentre in Cina viene prodotto solo il 18% del totale. PUMA sta preferendo sempre di più il Vietnam alla Cina, lo stesso Nike, che lì produce solo il 26% della sua merce. 

La Sua proposta di aggiungere dei dazi a tutti i prodotti importati dalla Cina costringerà il consumatore americano a dover pagarne il prezzo. E' arrivato il momento di porre fine a questa guerra commerciale. 

L'associazione Footwear Distributors & Retailers of America stima che gli Americani spendono in calzature circa 76,3 miliardi di dollari ogni anno, un settore che da lavoro ad oltre 330 mila persone. L'introduzione di questi nuovi dazi porterebbe ad un aumento della spesa di 7 miliardi l'anno. 

Il Presidente Trump discuterà della questione insieme al Presidente cinese Xi Jinping durante il prossimo G20.