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Intervista a Hiroshi Fujiwara

In occasione dell'evento Moncler Genius Fragment a Firenze

Intervista a Hiroshi Fujiwara  In occasione dell'evento Moncler Genius Fragment a Firenze

Lo scorso mercoledì, in occasione di Pitti Uomo, Moncler ha colto l'occasione per lanciare il suo progetto Moncler Genius: nss ne ha approfittato per fare qualche domanda a Hiroshi Fujiwara, designer della prima collezione, Fragment's, e per conoscere meglio il suo processo creativo. 

Ecco che cosa ha raccontato al nostro Peter Dahlgren. 

PD: Come è nata questa collaborazione con Moncler e cosa ti affascinava del progetto? 

HF: Quando Moncler mi ha contattato conoscevo brand come produttore di abbigliamento invernale luxury e con una grande storia. 

PD: Ah quindi conoscevi Moncler più per l'abbigliamento da sci che per altro? 

HF: Esatto. Remo Ruffini, un vero alpinista, mi ha raccontato tutto di sè e del brand: mi sono sentito molto in sintonia con lui e ho deciso di prendere parte al progetto. 

PD: Quando ti è stato chiesto di disegnare questa collezione per Moncler, quali elementi della sua tradizione hai voluto incorporare e quali invece hai voluto trasformare? 

HF: Mi piaceva molto quell'aspetto vintage di Moncler, così come la tecnica di usare due bottoni. Ho passato in rassegna il loro archivio e ho cercato di aggiungere la mia influenza fragment al tutto. 

PD: Quindi è così che hai lavorato, partendo dalla loro storia hai poi aggiunto il tuo tocco personale? 

HF: Proprio così. 

PD: Il risultato finale è metà Fragment e metà Moncler, o c'è un terzo elemento che non conosciamo? 

HF: Questa prima collezione, credo sia il giusto mix tra classici Fragment e Moncler reinterpretati.

PD: Infatti mi stavo giusto chiedendo come funzioni, cioè Moncler ti lascia fare quello che vuoi o ti danno delle indicazioni precise? 

HF: Fondamentalmente mi lasciano carta bianca. 

PD: Ti piace lavorare in questo modo? Sei abituato così? 

HF: Sì esatto. Lavorare con il team Moncler è stato molto facile. 

HF: Tutti lavorano sodo da Moncler. 

PD: Specialmente nella moda qui in Italia si lavora duramente. 

PD: Nella collezione sono presenti il tema della musica e una sorta di esplorazione del concetto di 'backstage'. Puoi raccontarci qualcosa in più e come ti è venuta l'idea? 

HF: In realtà quando Moncler è venuto a mostrarmi alcuni campioni di tessuto non avevo in mente la parola 'backstage' o niente del genere. Avrei suonato dal vivo di lì a poco ed è stato così che ho avuto l'idea: ogni locale e club ha un backstage, quindi perchè non stampare questa parola sul retro della giacca? Fortunatamente a Moncler l'idea è piaciuta molto. 

PD: La musica è una grande fonte di ispirazione quando disegni abiti? 

HF: Direi proprio di sì. Ad esempio anche l'altra collezione in uscita a dicembre è ispirata al mondo dell'hip-hop. 

PD: Tutti ti associano sempre al mondo hip-hop, quindi sono curioso, conosci l'hip-hop, rap e trap italiano? 

HF: No, per niente. 

PD: Ascolti l'hip-hop contemporaneo invece? 

HF: No, non molto. Tu? 

PD: Certo che sì. Trasferirmi in Italia è stato interessante perchè gli italiani fanno tutto a modo loro, il rap e la trap italiani sono qualcosa di unico. 

HF: In un certo senso sono come i giapponesi, che amano fare tutto a modo loro. 

PD: Assolutamente, e alcuni di questi giovani rapper italiani sono pazzeschi. Hanno uno stile e un'estetica molto precisi, strizzano l'occhio all'alta moda. Se prima l'hip-hop era influenzato dalla strada e dal ghetto, come era originariamente negli Stati Uniti, oggi i rapper hanno uno stile ben preciso e definito, indossano abiti di alta moda, mantenendo comunque una attitudine street molto forte. 

HF: Fantastico! 

PD: Hai visto le altre collezioni di Moncler Genius e conosci gli altri designer? C'è qualcosa in particolare che ti ha colpito? 

HF: Ho visto qualcosa durante quello show a Milano lo scorso febbraio. 

PD: Gli altri designer non li conosci proprio quindi? 

HF: No, non molto. 

PD: C'è stato qualcosa in particolare che ti ha colpito?  

HF: Devo dire che Kei, il ragazzo giapponese, mi è sembrato molto interessante. 

PD: Lo avevi già conosciuto? 

HF: No, e ancora non ci siamo mai incontrati, ma sono molto interessato al suo lavoro. 

PD: E invece Craig Green lo conosci? 

HF: No, ma anche lui è molto interessante. 

PD: Sì, è eccezionale. 

PD: C'è un trend della moda attuale che ti piace molto, o magari uno che proprio non sopporti? 

HF: Mmm, non saprei... Quando si dice che c'è un ritorno alla moda degli anni ottanta o novanta, io quel revival non lo vedo proprio: la moda di quegli anni non è mai passata. 

PD: Credo che se sei nato e cresciuto in quegli anni sarai sempre in grado di vedere quell'influenza, ma la nuova generazione no, per loro è tutto nuovo quindi diventa un trend. 

PD: Nel mondo della moda si parla continuamente di come il confine tra lusso e street sia sempre meno nitido, come dimostra anche questa collezione Genius. Tu cosa ne pensi? 

HF: Credo sia una cosa normale, ma mentre l'alta moda ha sempre preso ispirazione dalla strada, è un po' meno vero il contrario, la strada non si ispira a Louis Vuitton. Le grandi case di moda avranno sempre il potere, anche se penso che ci dovrebbe essere una sorta di equilibrio. 

PD: Ma non pensi che le cose stiano un po' cambiando? Oggi molti giovani si interessano e conoscono bene i brand di lusso. 

HF: Sì, ma penso che ci voglia più di quello. 

PD: Sicuro ci vogliono più soldi.. 

*risate*

PD: Dove pensi che si collochi la tua collezione allora? 

HF: Non saprei, anche perchè non guardo mai i prezzi. 

PD: Però il lusso non riguarda solo il prezzo, e penso tu ti senta vicino alla cultura street, no? 

HF: Sì. 

PD: E a quale categoria potrebbe appartenere la tua collezione? 

HF: Penso che questa collezione Moncler sia easy to wear. 

PD: Quando crei una collezione come questa, qual è il tuo approccio iniziale? Segui un'intuizione o parti con un'idea precisa, che cerchi di trasformare in realtà? Lo stesso vale per la musica, è l'ispirazione pura a guidarti? 

HF: Non ho un'idea precisa, magari qualche idea, si discute come iniziare ma poi tutto viene da sè. 

PD: I capi che crei sono quasi una sopresa per te quindi? 

HF: Sì, direi di sì. 

PD: Credo si tratti di arte allora. 

HF: Mmm, non c'è mai nulla di preciso e definito, si parte da un punto e poi succede altro. 

PD: Credo che il giorno in cui questo non avverrà più il tutto smetterà di essere divertente e sentirai il bisogno di cambiare. 

HF: Sì, credo sia molto importante ed è anche il motivo per cui mi sono trovato così bene a lavorare con Moncler. Io avevo un'idea, loro altre, siamo riusciti a collaborare e creare qualcosa di unico. 

PD: Ed è così che dovrebbe funzionare una collaborazione, giusto? 

HF: Esattamente. 

PD: Ok, credo sia una buona conclusione. 

HF: Ok bene. 

PD: Domo Arigatou Gozaimashita! (gentile ringraziamento in giapponese). 

HF: *risata* Grazie mille!

 

La collezione Moncler Genius è ora disponibile!