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Intervista a Raun La Rose

Cosa significa essere un designer emergente nella Grande Mela?

Intervista a Raun La Rose Cosa significa essere un designer emergente nella Grande Mela?

Nato e cresciuto a New York, viene costantemente scambiato per un turista a causa del suo “manierismo meridionale” e ha una vera ammirazione per la skate culture, stiamo parlando del talentoso designer Raun LaRose.

Definito "The Future of Menswear" da Vogue Italia e “Designer On The Rise” da Dazed and Confused, ed è ormai al suo secondo anno sulle passerelle della New York Men's Fashion Week. Lo abbiamo contattato per scoprire cosa significa essere un designer emergente nella Grande Mela. 

 

#1 Ciao Raun, parliamo un po’ di te: cosa dobbiamo sapere su Raun LaRose?

Ho davvero un'ammirazione per la skate culture e questo autunno ho intenzione di prendere lezioni. È un qualcosa che ho sempre voluto fare, ma nel mentre sono diventato “anziano” e si è  sviluppata una sorta di “paura”  - penso alle conseguenze di eventuali cadute o alle ferite - che è però  anche parte del motivo per cui voglio provare. Giusto per fare qualcosa di completamente inaspettato e non “da me”: voglio solo sperimentare! Inoltre, sto lavorando alla creazione di un'organizzazione senza scopo di lucro basata su programmi artistici per la gioventù di NYC.

#2 Nel 2009 hai fondato il tuo brand: quali difficoltà ci sono nell'essere un designer indipendente a New York?

Essere un designer indie è difficile ovunque, ma mi sembra un po 'più impegnativo a NY perché non ci sono molti programmi qui che aiutano a sostenere o finanziare brand emergenti / indipendenti. Quando ho iniziato, ho pensato che avere grandi progetti e idee forti fosse abbastanza per convincere le persone giuste a notare quello che stavo facendo, ma dopo molta fatica e molti momenti frustranti ho cominciato a rendermi conto che ci troviamo in un momento dove la moda celebra il commercio e che l'arte è secondaria.

 

#3 Il tuo brand porta il tuo nome, perché? Hai mai pensato di dargliene uno diverso?

Il mio marchio riflette di chi sono come persona, quindi non vorrei venisse chiamato in nessun altro modo, non avrebbe la stessa sensazione. Quando ero più giovane non mi è mai piaciuto il nome che i miei genitori hanno scelto per me,  la maggior parte dei miei amici avevano nomi regolari come Paul, Edwin, Ciad, ma quando ho iniziato a disegnare i primi modelli ho sentito che funzionava bene per ciò che faccio. Si pronuncia "Ron", ma si scrive "Raun" ed è perfetto per quello che, in termini di estetica, è il mio stile: un significato tradizionale ma con una non così tradizionale presentazione.

 

#4 I volumi esagerati e i giochi di  proporzioni sono elementi ricorrenti del tuo stile: da che cosa sei ispirato?

Quando ero un ragazzino i miei designer preferiti erano Yves Saint Laurent e Pierre Cardin. Sono sempre stato eccitato dal loro lavoro perché avevano punti di vista davvero emozionanti e allora non sapevo perche mi sentivo così, ma crescendo ho capito era tutto incentrato sulle forme. Mi piace l'idea di esagerare ciò che riteniamo essere la realtà e, di conseguenza, cambiare un pò le regole del gioco.

 

#5 Che cosa ti porta a smuovere i confini della moda?

Il fatto di non aver mai visto cose che pensavo o mi aspettavo avrei già visto a questo punto della mia vita. Credo di essere ancora giovane, ma sono un appassionato di moda da quando avevo 6-7 anni e ho la sensazione che le cose si siano bloccate. Se si osserva la sequenza temporale della moda da un punto di vista prettamente storico, si può notare che verso gli anni 2000, quando la tecnologia si è concretizzata, c'è stato un arresto: da quel momento in poi le forme e i concetti vengono costantemente utilizzati (gli anni '70, '80, '90)...  è diventata  più un fattore di "riciclo" ed io cerco di restare fedele a ciò che sento dentro, ricercando solo nuove vie per andare avanti.

 

#6 La presentazione della tua collezione SS18, System Down, può esser letta come un'analisi dello stato attuale del fashion system nella società di oggi...

Collegandomi a quanto detto prima, sento che ci troviamo in un momento storico in cui il focus è sul commercio. E' veramente difficile assorbire il vero significato di una  collezione o arrivare a capire il punto di vista di un designer, il mercato è talmente saturo che è impossibile per i nuovi brand ottenere una piattaforma adeguata per esprimersi ed è da qui che nasce il nome “System Down”. 

 

#7 Quanto è importante per i nuovi designers sapersi muovere tra i diversi media?

È l’unica via possibile.. Se le persone non sanno quello che fai i tuoi sforzi risultano invani.

 

#8 Qual’è il legame  tra la tua collezione e lo stile della scena skate newyorkese?

Principalmente riguarda le silhouette, le forme… il mantenere le cose pratiche. Non è questione di moda o di sembrare cool, è l’essenza basica dei completi, bombers, hoodies etc. Per esempio, durante gli scatti, Jereme (ndr. uno degli skater) ha scelto gli indumenti con i quali si sentiva più a suo agio e noi lo abbiamo scattato in azione.  

 

 

photographer Monet Lucki for Raun LaRose