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Give me five: the best five shows of Paris Men's Fashion Week SS18

Paris Men's Fashion Week SS18

Give me five: the best five shows of Paris Men's Fashion Week SS18 Paris Men's Fashion Week SS18

Anche la Paris Men's Fashion Week SS18 si è conclusa.

I designer hanno riempito le passerelle di un sentimento di rinnovata speranza.

Balmain celebra l'elezione del nuovo presidente francese Macron dichiarando amore alla propria nazione; Demna Gvasalia sceglie di trasformare in modelli famiglie svizzere per omaggiare il suo trasferimento a Zurigo; Kris Van Assche compie il suo decimo anniversario da Dior e decide di regalare nuova vita al classico completo nero maschile portato con la camicia bianca; mentre Pierpaolo Piccioli da Valentino reintroduce il logo "VLNT", già apparso negli anni '80 nella nuova collezione.

Ognuno interpreta il sogno di un nuovo inizio, tra pezzi sportswear, camicie hawaiane e tailoring.
Date uno sguardo ai preferiti di nss.

 

Louis Vuitton

Tutto inizia con un libro intitolato Atlas of remote islands: fifty islands I have not visited and never will.

Qualcuno lo regala a Kim Jones, designer della linea uomo di Louis Vuitton, e lui, affascinato, lo usa come ispirazione per la nuova collezione.

Trasforma il Palais Royal di una Parigi rovente in un portale che, una volta attraversato, conduce in un viaggio tra Hawaii, Nuova Zelanda e l?Isola di Pasqua. 

Con il nuovo singolo di Drake Sign - creato apposta per lo show - nelle orecchie, i capelli bagnati dall'oceano, i sandali griffati Louis Vuitton ai piedi e le camicie hawaiane, i ragazzi di Mr Jones sembrano surfers superchic, globetrotter rilassati abituati a viaggiare da una parte all'altra, a sperimentare differenti identità culturali. Questi uomini disinvolti sono iperaccessoriati. Portano borsoni da palestra, maxi zaini, bisacce, marsupi e li mescolano con spolverini ultraleggeri, camicie floreali, mute di neoprene, short dal volume over, pantaloncini da ciclista, completi dal tailoring rilassato con giacche morbide e destrutturate.

Kim Jones prende un surfer, un uomo díaffari di Hong Kong, un turista di lusso, li unisce e li trasforma in un ibrido cool dotato di un guardaroba in perfetto equilibrio tra leisurewear e sartoriale.

 

Dior Homme

Portare l'abbigliamento sartoriale oltre i propri limiti.

Prendere un look usato e abusato come il completo nero con la camicia bianca e trasformarlo in qualcosa di nuovo, fresco e appetibile per i millenials.

Kris Van Assche festeggia il suo decimo anniversario da Dior Homme impegnandosi in un'impresa ardua e per affrontarla ha solo una scelta possibile: costruire e decostruire.

Così il designer inizia rielaborando il capo più iconico di Dior, la Bar jacket, la destruttura e le regala una forma più fluida, svasature sui fianchi, e un punto vita più affusolato. Continua a giocare con il concetto di blazer togliendo le maniche, trasformando la parte inferiore in una sorta di gonna da portare sopra i pantaloni, talvolta anch'essi privati di alcuni pezzi.

Van Assche chiama questa collezione Late Night Summer e cerca di ricreare attraverso gli abiti quel momento in cui i genitori ti permettono di restare sveglio tutta la notte, in cui ti senti pronto per innamorarti e inizi ad essere consapevole che come appari, il tuo modo di vestire, ha un ruolo importante nella seduzione.

Nasce così un mix sapiente di accenni college, sportswear e tradizionale sartoriale, reso romantico da piccoli dettagli come nastri adornati con le parole atelier 3, rue de Marignan o le stampe di opere del pittore François Bard.

Tutto questo mentre nel Grand Palais, decorato con un tappeto di vera erba, risuonano le note di Radiohead e Depeche Mode.

 

 

Junya Watanabe 

Junya Watanabe sceglie i colonnati del Lycèe Jacques Decour per presentare la sua proposta per la SS18.

Più che la semplice collezione di un singolo marchio, un lavoro di squadra scandito da un gran numero di collaborazioni.

La prima, e più imponente, è quella con Carhartt, 48 pezzi dalle giacche ai cappotti, dalle t-shirt ai pantaloni; ci sono poi due giacche nate da altrettante bag decostruite e riassemblate realizzate con Karrimor; camicie personalizzate in partnership con Turnbull & Asser; mentre continuano le co-produzioni con The North Face, Levi'sSchott N.Y.C., Regent, Merz b. Schwanen, Seil Marschall, Southwick e il marchio tedesco di scarpe Heinrich Dinkelacher.

Tutti questi nuovi gemellaggi si traducono in una nobilitazione concettuale del workwear, in un'esaltazione di normalità, praticità e semplicità, ma con un twist cool a tratti hipster.

Watanabe sceglie una palette di beige, cammello, marrone per colorare patchwork effetto tela verniciata, sporcature artsy studiate insieme allíartista inglese Alan Kitching, jeans con toppe di pelle e giacche in denim concepite per essere indossate su shirt a righe e bermuda.

Un casual urbano d'impatto.

 

 

Balenciaga 

Nel cuore del parco Bois de Boulogne di Parigi, all'ombra delle folte chiome degli alberi, mentre Kyle MacLachlan, star di Twin Peaks osserva dal front row, Demna Gvasalia sceglie un gruppo di vere famiglie svizzere come modelli della sua ultima collezione per Balenciaga. 

Perchè? Per mostrare un nuovo lato del business man che aveva vestito le volte precedenti, stavolta osservato nella sua comfort zone, mentre si rilassa con i suoi bambini, un modo utile anche per introdurre l'arrivo di una linea dedicata all'infanzia.

In termini di moda questa situazione familiare si traduce in abbigliamento per persone reali: impermeabili trasparenti, camicie hawaiane, tute sportive, jeans, blazer, camicie classiche, quasi anonime, polo, outwear tecnico. Tutto sempre un po' fuori taglia, un pò '80s, sempre parte di quella bellezza ugly che è la chiave dell'estetica di Gvasalia. 

 

 

AMI

Citè de la mode et du design e una distesa di sabbia fucsia.

In questa location Alexandre Mattiussi, la mente dietro AMI Paris, porta in scena il suo omaggio alla Ville Lumiere con un tributo a La Vie en Rose e a Parigi Plages, la spiaggia temporanea della Seine.

Restando fedele allo stile cool ed easy del brand, il designer torna indietro nel tempo agli anni '50 e immagina una piccola folla di turisti che invade la città in camicie da bowling a righe, top rockabilly, magliette in nylon giapponesi, bermuda a fiori tropicali o in vinile, shirt hawaiane, denim, completi rilassati e sandali coi calzini bianchi. Colori brillanti ispiratati dai mattoncini Lego, una palette vibrante di verde, rosa, blu e rosso, esalta una collezione fatta di capi basic e effortless, un easy wear capace di interpretare il quotidiano, perfettamente compatibile con la filosofia che da sempre contraddistingue AMI Paris.