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10 baite da sogno

Chi non vorrebbe passarci l’inverno?

10 baite da sogno Chi non vorrebbe passarci l’inverno?

È dai tempi dei Grand Tour e dei grandi poeti romantici che l’immaginazione di generazioni intere è stata catturata dall’idilliaco ambiente delle montagne. Oggigiorno (e per fortuna) le baite non sono più le rustiche, solide case di legno prive dei più basici confort: le baite di oggi rappresentano anzi una sfida per il designer, che deve crearle resistenti, deve rispettare il paesaggio che le circonda e anche abbellirlo con una struttura il più efficiente possibile. In giro per il mondo, baite come queste abbondano. Che si trovino in Cina, fra le foreste del Vermont, sugli altipiani del Cile o fra le innevate distese del Canada, questi edifici spettacolari testimoniano come l’arte del design e l’ammirazione per la natura possano coesistere producendo straordinari risultati.

Cloud Cabins (Wiki World & +Advanced Architecture Lab)

Wiki World e Advanced Architecture Lab hanno creato per un hotel di Yichang, nella regione cinese dello Hubei,  uno straordinario complesso di diciotto baite futuristiche interamente specchiate. Ciascuna baita è una stanza a se stante collegata alle altre tramite uno spazio comune dotato di caffetteria e piscina. Il complesso include cinque diverse tipologie di edifici, da quelli a ponte a quelli triangolari chiamate dagli stessi architetti “astronavi”. Le baite a forma di Y e T hanno finestre orientate in direzioni diverse mentre quelle a F sono dotate di più livelli. La loro struttura di sospensione a forma di ombrello fa sì che il loro impatto sul terreno sia minimo – alcune di esse sono infatti costruite in mezzo a una piantagione di tè.

Turmhaus Tirol (Grünecker Reichelt)

La valle della Zillertal è una delle principali destinazioni turistiche del Tirolo austriaco, famosa per le sue bellissime montagne, il parco naturale e le piste da sci. Qui, ad un'altitudine di 1.261 metri, si staglia Turmhaus Tirol, un edificio a forma di torre progettato dall'architetto tedesco Grünecker Reichelt insieme allo studio di design d’interni Holzrausch che aggiunge alle case coloniche che l’hanno ispirata un tocco di contemporaneità. Si tratta di un’esile struttura di 8x8 metri con tetto a falda rivestita in tavole di larice, che si sviluppa non in orizzontale come gli altri chalet della zona, ma in verticale per sei piani.

Pentagonal Cabin (Snøhetta)

Lo studio d’architettura Snøhetta ha costruito questo sistema di rifugi alpini per la Norwegian National Trekking Association nei pressi del ghiacciaio di Jostedalen dopo che delle precedenti costruzioni erano state distrutte da un ciclone. La forma pentagonale degli edifici serve a deflettere la forza dei venti e formano un complesso che include un refettorio comune, un dormitorio e una serie di locali individuali.

On Mountain Hut (Thilo Alex Brunner)

Questa baita minimale è situata a quasi 2.500 metri di altezza tra l'imponente Piz Lunghin ed il passo Lunghin. La struttura a due piani, opera di Thilo Alex Brunner, è stata realizzata in modo da avere il minor impatto possibile, anche visivo, sull’ambiente circostante. Per garantire questo, il rifugio, che verrà smantellato alla fine dell'anno, è stato rivestito con materiale ondulato riflettente. All’interno viene rispettata la stessa filosofia eco-friendly. Pareti, pavimenti,  soffitto e tavolini sono tutti realizzati in compensato. Spezzano questa continuità di materiale le ampie vetrate che offrono ai visitatori una vista panoramica mozzafiato sulle Alpi.

PAN Treetop Cabins (Espen Surnevik)

Queste baite sono state commissionate all’architetto di Oslo Espen Surnevik da una coppia che desiderava creare abitazioni turistiche nella foresta di Finnskogen. L’esterno della casa, composto completamente di metallo nero, è stato pensato per creare un forte contrasto con le qualità visive dello scenario boschivo. Pur essendo grandi circa quaranta metri quadri, le baite possono ospitare ciascuna fino a sei persone grazie a una serie di letti a scomparsa che si estraggono dalle pareti.

Mirage Gstaad (Doug Aitken)

Dopo il deserto di Palm Springs e gli spazi di una ex banca a Detroit, in Michigan, Doug Aitken ha scelto le Alpi svizzere per continuare ad esplorare l'interazione tra uomo e ambiente. Gstaad, popolare meta vacanziera del gotha internazionale nel Canton Berna, è il luogo che ospita e dà il nome all’ultima installazione dell’artista: Mirage Gstaad. Presentata in occasione della terza edizione della rassegna artistica Frequencies - Elevation 1049, curata da Neville Wakefield e Olympia Scarry, l’opera altro non è se non una casa rivestita in pannelli ALUCOBOND® naturAL Reflect. La struttura riprende i ranch californiani degli anni ‘20 e ‘30 che incorporano le idee dell'architetto modernista Frank Lloyd Wright con le tradizionali case del West americano, ma ne rielabora le caratteristiche attraverso superfici inclinate, specchiate e pareti riflettenti. 

Blackened Pine Cabin (Gonzalo Iturriaga)

Tra le montagne del Valparaíso, in Cile, l’architetto Gonzalo Iturriaga, questa baita di legno di pino nero include due stanze da letto, un bagno e una grande zona living. Essendo sospesa sul terreno, la struttura è termicamente isolata e apparentemente sigillata dall’esterno. La ventilazione aerea avviene tramite un sistema di aperture che canalizzano le correnti della montagna. Per la massima praticità, tutto l’arredamento interno è integrato ai muri così da consentire una distribuzione esatta della luce attraverso le ampie finestre.

A-Frame House (Chad & Courtney Ludeman)

Questa baita del New Jersey (disponibile su AirBnB) possiede una struttura realizzata in sequoia che risale agli anni ’60, ma gli interni sono stati interamente restaurati secondo uno stile minimale nordico. Legno e cemento sono i materiali principali usati nel rinnovo – che sottolineano la solidità dell’edificio. La casa include anche una Jacuzzi e otto posti letto, con due camere matrimoniali separate e quattro letti singoli nel seminterrato.

Bivacco Gervasutti (Stefano Testa & Luca Gentilcore)

Nel comune di Courmayeur, a quota 2.835 m sul ghiacciaio del Freboudze, aggrappato sulla parete Est delle Grandes Jorasses del Monte Bianco, incastonato in un innevato scenario c’è una curiosa macchia cilindrica di colore rosso con oblò circolari che ricorda il corpo di un aereo di linea o un’astronave. È il Bivacco Gervasutti, una struttura innovativa ed ecosostenibile, fortemente voluta da SUCAI (Sottosezione Universitaria Club Alpino Italiano) di Torino, che l'ha commissionata, e progettata da LEAP (Living Ecological Alpine Pod) Factory con gli architetti torinesi Stefano Testa e Luca Gentilcore. Inaugurata nel 2011, in sostituzione del precedente rifugio classico del 1948, già ricostruito nel 1961 in legno e lamiera, la nuova versione è stata realizzata con scocca in sandwich vetroresina e pvc ad alta densità, materiali compositi che hanno permesso a questo modulo di 30 metri quadrati di avere un peso complessivo di appena 1.980 chilogrammi. 

High House (Delordinaire)

L’esterno di questa casa in Quebec sospesa è realizzato in cemento e metallo del tutto bianchi, che contrasta con gli interni in legno. La finestra più grande va dal pavimento al tetto e dà sul Monte Sainte-Anne, famosa località sciistica, mentre l’area del piano terra è attrezzata con una grande stufa esterna che riscalda l’intera casa. Durante le nevicate, il bianco della casa la rende quasi invisibile e contrasta con la struttura di sostegno in metallo nero.