
Cosa sono le antisocial jacket? I significati della tendenza che ci vuole (in)visibili

Nella moda esistono tendenze che più di altre sanno interpretare lo spirito del presente. In un’epoca di sovraesposizione e ipervisibilità, tanto nella vita reale quanto in quella virtuale, segnata da incertezze e fragilità, i designer del fashion system danno voce a un bisogno collettivo: quello di proteggersi. Nell’ultima ondata di sfilate, la diffusione delle antisocial jacket - capi che oscurano il volto o che, più in generale, avvolgono il corpo schermandolo - incarna uno dei paradossi del nostro tempo. Il desiderio di mostrarsi e, al contempo, di sottrarsi allo sguardo altrui. Cosa racconta sul piano socioculturale questa estetica che preferisce la protezione all’esposizione?
La declinazione più evidente di questo trend si riconosce nella crescente diffusione delle funnel-neck jacket, ovvero giacche a collo alto di origine militare. Nate per proteggere soldati e marinai dal freddo, questi capispalla, adottati per la prima volta dall’esercito britannico durante la Prima guerra mondiale con il tipico throat latch (una sorta di linguetta con bottoni che si alza sul collo e lo chiude come una pettorina), tornano prepotentemente sulle passerelle all’interno di un revival consolidato del military wear. Questo particolare dettaglio bellico è protagonista nelle collezioni di Dries Van Noten, Giuseppe Di Morabito e Ferragamo che lo riproducono fedelmente su lunghi trench coat, mentre Coach ed Egonlab lo usano per giacche di jeans ed afghan coat. Anche Madga Butrym inserisce la funnel-neck jacket nel suo più recente fashion show, ma accentua ancora di più l’effetto schermante abbinando il capo a dei cappelli-bocciolo.
La giacca dal collo a imbuto domina le collezioni da Istitution, che reinterpreta il trench con maxispalline e colletti imponenti, a Rick Owens che lavora su cappotti destrutturati provvisti di throat latch. Da Saint Laurent e Chloè l’utilizzo del collo alto rientra in un revival anni ’80, mentre Stella McCartney e Victoria Beckham interpretano la giacca utility dotandola di un collo strutturato e rendendola capo essenziale del guardaroba urbano americano, indossata soprattutto da quelle celebrity che vogliono sfuggire ai flash dei paparazzi. In tal caso, però, queste “giacche per la privacy” producono l’effetto contrario: il tentativo di rendersi invisibile genera un’attenzione ancora maggiore che contribuisce a rendere il capo misterioso e volutamente snob, percepito dall’esterno come irresistibilmente cool.
Le antisocial jacket, infatti, non si limitano a incarnare una moda protettiva, pensata per difendere il corpo dagli sguardi e dagli agenti esterni, ma portano con sé anche una valenza erotica, sottile e ambigua. Lo ha mostrato Haider Ackermann nel suo ultimo show per Tom Ford, con giacche dai revers ripiegati verso l’interno sigillati dai modelli con le proprie mani. Un gesto intimo e misterioso, che secondo il designer racchiude un erotismo discreto, giocato sul segreto e sulla seduzione del corpo parzialmente celato.
Le antisocial jacket sono apparse in passerella con cappucci e passamontagna. Nell’ultima sfilata di Courrèges, Nicolas Di Felice ispirato dal suo ultimo viaggio in Thailandia, ha realizzato giacche con veli incorporati che non hanno origine religiosa, ma sono dei veri e propri filtri UV funzionali. Da Vetements invece ritroviamo delle fireman jacket con collo alto che incorniciano il volto dei modelli coperti da una sorta di passamontagna semitrasparente che sembra realizzato con una calza. Da Lemaire si gioca con lo styling: il brand francese propone una tripla stratificazione composta da un caban, un maglione con un collo maxi e un passamontagna di lana, mentre da Kidsuper, Colm Dillane realizza una sorta di storm cape in denim.
Anche Alessandro Michele sposa questa tendenza utilizzando il balaclava nella maggior parte dei look della sua ultima collezione invernale per Valentino. Questi cappucci che sembrano incorporati a giacche ed abiti sono elemento simbolico che si collega al tema della sfilata FW 25 del brand romano ovvero la contrapposizione tra esposizione e protezione, tra identità personale e percezione pubblica. Alcuni designer ai balaclava preferiscono giacche con ampi cappucci che schermano parte del volto: Phil Oh, nel suo show parigino più recente per Issey Miyake, propone dei cappotti-vestaglia con avvolgenti cappucci.
I significati di questa tendenza non possono essere compresi senza guardare al clima politico conservatore contemporaneo in cui si sviluppa. In fondo, dire a qualcuno di coprirsi è, da sempre, un modo per richiamarlo a una certa idea di decoro, di sobrietà nel vestire e quindi di conformità alle norme sociali. La storia dimostra infatti come ogni fase di controllo sociale sia accompagnata da nuove, rigide forme di regolamentazione che investono tanto i codici di comportamento quanto l’abbigliamento, a conferma di ciò che Michel Foucault individuava nel corpo definendolo come luogo privilegiato di esercizio del potere. In tal senso, indossare le antisocial jacket può rappresentare una forma di adesione silenziosa alle logiche di sorveglianza e autocensura che caratterizzano la nostra epoca.






































































