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Ho sempre sognato tutto quello che ho ottenuto intervista a Yoon Ahn

Uno sguardo forte e deciso, quasi statuario: appena arriviamo sul set fotografico, Yoon Ahn rimane impassibile, mentre siede su una sedia pieghevole, proprio come se fosse alla regia del kolossal più importante della sua vita. Lo si percepisce dalla sua serietà, dal fatto che non abbia rivolto neanche una parola ai membri del suo team, circondata da maglioni distressed con scollo a V, polo longsleeve, gonne unisex, bomber, sciarpe e gioielli di ogni tipo, a omaggiare le radici del suo marchio. Lo sguardo della designer è fisso sulle mani degli stylist, che minuziosamente aggiustano il balaclava indossato da un modello, e sui click dei fotografi che scattano i look su un fondale beige. C’è chiasso in ogni angolo, ma non intorno a Yoon Ahn. Nel caos del set, la creativa pronuncia le sue prime parole dal nostro arrivo, non a caso a proposito dell’annosa questione dello streetwear: «Penso che al giorno d’oggi si possa ancora parlare di streetwear. Lo stile si è evoluto e proprio per questo motivo dovremmo essere curiosi di scoprire come verrà interpretato in futuro da tutti i player della moda».

Ci troviamo sul set dello shooting della collezione FW24 di AMBUSH®︎, un brand che ha scritto un capitolo decisivo dell’"Hypebeast Era" e che oggi ha ancora tanto da dire. Nei meandri di internet circola una famosissima foto scattata nel 2020 durante il Nike Forum Show di New York che ritrae Yoon Ahn al fianco di Travis Scott, Simon Porte Jacquemus, Drake, Martine Rose, Tom Sachs, Errolson Hugh, Hiroshi Fujiwara e Matthew Williams: sono gli adepti scelti dallo Swoosh, i creativi che hanno dato vita a collaborazioni che i neofiti delle sneaker (e non) aspettavano trepidanti. È l’istantanea di un periodo storico in cui Ahn aveva iniziato a capitanare la scena streetwear, una delle rarissime figure femminili che continua a sapere come alimentare un “nuovo linguaggio della moda”. Ma, nonostante ci abbia parlato di un cambiamento radicale avvenuto nella “scena”, non vuole saperne di separarsi da ciò che ha contribuito a rendere inimitabile il suo percorso creativo. «La cosa che mi piace di più della carriera che ho intrapreso è la possibilità di esplorare mondi diversi nel modo che preferisco. Lavorare contemporaneamente con AMBUSH®︎ e come Global Women’s Curator per Nike mi aiuta a esprimere al meglio ciò a cui mi sono sempre dedicata: lo studio dell'essere umano. Per me non fa differenza mostrare i risultati delle mie ricerche attraverso AMBUSH®︎ o Nike, anche perché i due ruoli si influenzano reciprocamente».

Non è affatto vero che nella moda non esiste inclusività. Nel settore del lusso le donne hanno spesso occupato posizioni di rilievo, basti pensare a Miuccia Prada, Donatella Versace, Jeanne Lanvin e Rei Kawakubo. Nel campo dello streetwear ce ne sono meno, ma non si tratta di un settore che tende ad escludere le donne. Dovremmo concentrarci sulle abilità tecniche e creative dei designer, non sul genere. Non è affatto vero che nella moda non esiste inclusività. Nel settore del lusso le donne hanno spesso occupato posizioni di rilievo, basti pensare a Miuccia Prada, Donatella Versace, Jeanne Lanvin e Rei Kawakubo. Nel campo dello streetwear ce ne sono meno, ma non si tratta di un settore che tende ad escludere le donne. Dovremmo concentrarci sulle abilità tecniche e creative dei designer, non sul genere.

L’obiettivo che guida la nostra conversazione è capire come cambia il lavoro per una designer quando il milieu culturale in cui si è stati immersi per anni muta in maniera repentina; quando il teatro in cui si recita, improvvisamente, non è più lo stesso. «La moda e la cultura pop hanno subito moltissime variazioni rispetto a qualche anno fa. Ciò che è cambiato maggiormente è il livello di conoscenza degli appassionati: le persone si sentono più familiari con i brand e i designer, anche grazie ai social network. Si aspettano sempre di più da un marchio, che rischia di deludere le loro aspettative. AMBUSH®︎, però, rimarrà sempre AMBUSH®︎. L’obiettivo del brand non sarà mai quello di accontentare il pubblico solamente per il gusto di farlo o per stare al passo delle tendenze del mercato. E soprattutto, nell’atto creativo, non copieremo mai gli altri marchi solo perché potrebbe funzionare in termini di vendite».

Yoon Ahn fa la designer: pensa che si tratti di una professione da onorare, rispettare e amare; si sente grata per ciò che il destino le ha riservato. Si evince dalle sue parole e anche dalla devozione con cui le pronuncia. «Ho sempre sognato tutto quello che ho ottenuto. Quando ero piccola lavoravo part-time in una biblioteca e per me oltre ad essere un impiego era la mia piccola finestra su un mondo che, fino a quel momento, non conoscevo. Partendo da una piccola libreria ho poi scoperto altri veicoli culturali: prima la musica, poi la moda, che hanno plasmato la me di ora». Ma il fatto che Yoon Ahn dedichi la stessa passione di sempre al suo lavoro non significa che il marchio non abbia esplorato nuovi confini. «Da tempo, ormai, AMBUSH®︎ non è più un "semplice" brand di gioielli: la nostra creatività è aumentata in modo esponenziale perché il brand ha sempre avuto un'unica missione: crescere progressivamente. AMBUSH®︎ non è un marchio come gli altri: vogliamo tracciare il nostro percorso e sorprendere quotidianamente il nostro pubblico composto da tante, diverse nicchie. È per questo che tra i prodotti rilasciati di recente figurano capi d'ispirazione Blokecore, Ivy League e kimono giapponesi. I vestiti che realizzo con il mio team sono il risultato delle vibe che provo in un determinato momento, le collezioni sono variegate perché riflettono la mia mente e le mie ispirazioni; non deve necessariamente esserci un filo conduttore tra i capi rilasciati».

La cosa che più mi piace della carriera che ho intrapreso è la possibilità di esplorare mondi diversi nel modo che preferisco. Lavorare contemporaneamente con AMBUSH e il team creativo di Nike mi aiuta a esprimere al meglio ciò a cui mi sono sempre dedicata: lo studio dell’essere umano. Per me non fa differenza mostrare i risultati delle mie ricerche attraverso AMBUSH o attraverso Nike, anche perché i due ruoli si influenzano a vicenda La cosa che più mi piace della carriera che ho intrapreso è la possibilità di esplorare mondi diversi nel modo che preferisco. Lavorare contemporaneamente con AMBUSH e il team creativo di Nike mi aiuta a esprimere al meglio ciò a cui mi sono sempre dedicata: lo studio dell’essere umano. Per me non fa differenza mostrare i risultati delle mie ricerche attraverso AMBUSH o attraverso Nike, anche perché i due ruoli si influenzano a vicenda

In un momento di pausa, Yoon Ahn si alza e posa per il fotografo del nostro team: siamo arrivati alla location da circa 40 minuti ed è la prima volta che si - e ci - concede un sorriso, abbandonando, almeno per un momento, la sua amata sedia da regista. Ma non ha la minima intenzione di perdere il controllo. Austera, inscalfibile e lucida: un’attitude che si riflette nel suo modo di essere, nei vestiti che immagina e nella visione a 360 gradi che la contraddistingue, ma soprattutto in ciò che dice quando le chiediamo di darci un parere riguardo la posizione delle donne nel panorama moda contemporaneo: «Non è affatto vero che nella moda non esiste inclusività. Nel settore del lusso le donne hanno occupato posizioni di rilievo, basti pensare a figure come Miuccia Prada, Donatella Versace, Jeanne Lanvin e Rei Kawakubo. Nel campo dello streetwear ce ne sono meno, ma non si tratta di un settore che tende ad escludere le donne. Dovremmo concentrarci sulle abilità tecniche o di mercato dei designer, non sul genere».

Yoon Ahn è unicamente concentrata sul percorso del suo marchio, sul significato di ciascun capo o accessorio. «In occasione della stagione SS24 stiamo esplorando ancora una volta l’idea di uniforme, questa volta focalizzandoci sullo stile preppy. L’idea di uniforme nell'abbigliamento è molto importante perché mette tutte le persone sullo stesso piano e soprattutto le spinge a differenziarsi utilizzando accessori o sfoggiando tagli di capelli unici. L’uniforme ha anche un aspetto ironico: se ne indossi una, devi pensare a un escamotage stilistico per risultare diverso dal prossimo, è divertente». La chiave del successo e della sincerità delle creazioni di Yoon Ahn sta anche nella sua prospettiva ambivalente: guardare in avanti senza smarrire l’identità, della sua persona e del marchio.

CREDITS:
Photographer: Ivo Sekulovski
Video Contents: Ilaria Grande
Interview: Andrea Mascia