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Le emoji entrano nella collezione permanente del MoMA

Fra un Picasso e un Warhol

Le emoji entrano nella collezione permanente del MoMA Fra un Picasso e un Warhol

Girando fra i corridoi del MoMA di New York, fra un Picasso e un Warhol d’ora in poi potrete anche scorgere una delle 176 emoji originali acquistate dalla celebre istituzione.

Tra i più importanti musei d’arte moderna e contemporanea al mondo, il MoMA ha infatti deciso di aggiungere le emoji, vessillo della società in cui viviamo, alla sua collezione permanente.

Il padre delle emoji è il giapponese Shigetaka Kurita, della compagnia telefonica NTT DOCOMO, che nel 1999 dette vita al design originale che si è poi ampiamente evoluto nel tempo fino a fornirci un ampio spettro di faccine che va dalla ballerina di flamenco a 15 tipi diversi di cuoricini, per un totale di circa 1851 emoji con una definizione da fare invidia ai 12x12 pixels originali.

Quelle esposte al MoMA sono quindi decisamente più basiche, e si riducono a qualche smile, qualche gesto stilizzato e i segni zodiacali.

Se Jonathan Jones in un articolo del Guardian ha affermato “Il MoMA che espone le emoji? E’ come un insegnante che prova a twerkare”, Paul Galloway, architecture e design specialist del museo, resta convinto del fatto che le emoji originali siano un’aggiunta dal valore “senza tempo per la collezione del MoMA.