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Cristiano Ronaldo's way

New Sport Side

Cristiano Ronaldo's way  New Sport Side

La finale di Euro 2016 non è finita neanche da 15 minuti che sul profilo Instagram di Cristiano Ronaldo compare una prima foto. Ci si aspetta un selfie con i compagni di squadra, uno scatto rubato dagli spalti da qualcuno del suo staff, o anche un’istantanea della sue lacrime o addirittura la falena che gli si poggia sul volto prima di uscire da campo. Invece no, il primo post del Cristiano Ronaldo campione d’Europa, campione per la prima volta con la sua nazionale, recita “Make them Believe #JustDoIt”: la prima immagine social del più famoso giocatore del pianeta è un gigantesco spot della Nike.

Una foto pubblicata da Cristiano Ronaldo (@cristiano) in data:

Non è certo la prima volta che la compagnia dell’Oregon indovina un claim, i loro copy devono essere tra i migliori del mondo, attentamente selezionati da chi pare non lasciare nulla al caso. La foto è in bianco e nero e Cristiano Ronaldo ne è al centro, con la fascia di capitano, a strattonare e incitare i suoi. E quindi sei tu, Cristiano, che devi portare tutti gli altri a crederci. Tu che hai scelto il tuo particolare modo di essere un leader, un leader che si preoccupa prima di se stesso, un leader non etico, ma che trascina tutti, di peso, alla vittoria. Un leader che deve “make them believe”. E nonostante Cristiano Ronaldo non abbia giocato praticamente giocato la finale del Campionato Europeo, tutti l’abbiamo visto a bordocampo a sbattersi incitando i suoi compagni, su una gamba sola, indossando le nuove Nike Air Pegasus 32. La calamità filmica che Cristiano Ronaldo si porta appresso da oramai 10 anni lo ha reso un soggetto mediatico incredibilmente redditizio per tutti, incluso se stesso. Le sue mosse – istintive o sceniche che siano – la sua posa arrogante nel calciare le punizioni, i capelli sempre perfettamente ingellati, fanno parte della carrozzeria di quella fuoriserie (e multinazionale) costruita da lusitano in questi anni.

La storia di Cristiano Ronaldo e della Nike nasce ancor prima della sua leggenda, da quando Ronaldo era uno dei più promettenti prodotti della (infinita) academy dello Sporting Lisbona. Cristiano si mostra al mondo vincendo 3-1 con lo SP contro lo United, indossando delle Mercurial Vapors argentate, le stesse che erano state progettate e lanciate per essere indossate da un altro Ronaldo, il Fenomeno. È una storia quindi fatta di predestinazione, e di pazienza, di contratti milionari e di tentativi di corruzione esterna (da parte dell’adidas, ad esempio).

Ronaldo deve attendere il 2014 perché la prima signature CR7 veda la luce, attraverso la totale identificazione del portoghese con la tecnologia Superfly. Da allora, ha firmato un contratto di sponsorizzazione quinquennale di oltre 105 milioni di euro, che significano circa 22 milioni all’anno. Questo rende Cristiano Ronaldo il vero e proprio volto del football marcato Nike, il protagonista principe di ogni singola campagna. Quando prima degli Europei si è dovuto scegliere un protagonista per lo spot “ The Switch” i dubbi saranno stati pochi: sarà Ronaldo. Ha portato anche fortuna alla Nike, che per la prima volta ha rubato completamente la scena ai rivali tedeschi in un campionato europeo (la UEFA è sponsorizzata dall’adidas), conducendo due squadra Nike (le due di punta, insieme all’Inghilterra), ad una finale a suo modo storica.

Ma l’iconologia di Cristiano Ronaldo come emblema del calcio/azienda non viene coltivata solo dalla Nike – che pure ha generato il mito, puntando forte sulle sue caratteristiche fisiche. Nello straordinario anno 2016, CR7 è diventato l’atleta più pagato al mondo, con un fatturato di 88 milioni di dollari, che arrivano in larga parte anche dall’azienda di orologeria svizzera TAG Heuer, di cui è brand ambassador, Clear, Herbalife, Pokerstars e così via. Nel 2015, il miliardario Peter Lim della Mint Media ha pagato 40 milioni di dollari per utilizzare la sua immagine nei prossimi 6 anni. Ma la cosa “divertente” è che Cristiano Ronaldo potrebbe essere addirittura “sottopagato”. Come rivelava Forbes qualche mese fa infatti, ogni suo post sponsorizzato sui social media produce – per chi lo sponsorizza – un guadagno di circa 700 dollari, per un totale di oltre 175 mila euro di guadagno per i post sponsorizzati. Per dire, il secondo in classifica (Leo Messi), ne fa guadagnare meno di 20 mila.

Merito dei suoi 215 milioni di follower distribuiti tra Facebook, Twitter e Instagram. La foto di cui parlavamo prima, ad esempio, ad ora ha oltre due milioni e mezzo di like, che continuano a crescere ad ogni refresh. Ne sono seguite molte altre, tutte nelle media del milione e mezzo di like e di un numero indefinito di commenti.

Una foto pubblicata da Cristiano Ronaldo (@cristiano) in data:

A rileggere tutto questo fanno ancora più impressione le sue lacrime, i suoi continui gesti di stizza, l’impressione di sincera e infantile delusione nel non poter giocare quella finale che sognavi da 12 anni, che per 12 anni «mi ha fatto pregare Dio di avere un’altra occasione». Nessuno si aspettava Ronaldo e il Portogallo a questi Europei, specialmente dopo le prime due gare, in cui il tre volte (tra un po’ 4) Pallone D’Oro era apparso sfinito e fuori condizione. Poi ha salvato la sua squadra per tre volte contro l’Ungheria, poi ha permesso di archiviare la pratica Galles. Tutto vissuto come una costrizione, una missione. Perché, come ha detto ad Undici «sono nato con un gran talento, ma mi sono allenato duramente per farlo fruttare al meglio».

Cosa farà il più pagato giocatore della storia del calcio quando i suoi quadricipidi non reggeranno più salti di 2 metri e mezzo, i suoi addominali meno perfetti e la sua velocità dimezzata? Cosa farà, insomma, Cristiano Ronaldo quando si ritirerà? La risposta è più semplice (e quasi scontata del previsto): l’imprenditore.

Una foto pubblicata da Cristiano Ronaldo (@cristiano) in data:

Cristiano Ronaldo non ha, almeno per ora, nessuna intenzione di restare nel mondo del calcio. Ha allora deciso di portarsi avanti con il lavoro, organizzando una propria linea di underwear prima (per la quale ha lasciato Armani) e abiti (non straordinari, in verità) poi – che gli ha anche creato qualche problema contrattuale con la Nike. C’è anche una fraganza di profumi a suo nome.  Ma il settore più sorprendente è quello dell’albergazione. Insieme con il gruppo Pestana infatti (nativo di Madeira, come CR) Ronaldo ha lanciato una catena di alberghi – che non saranno esattamente di lusso, pur se molto costosi – molto innovativa ed aperta al mondo dei millennials. Un business redditizio per ora intrapreso solo in Portogallo, ma che aprirà a breve la sua filiale americana a NYC.

Una macchina da soldi, oltre che da gol, quindi, questo Cristiano Ronaldo. Eppure nell’immaginario popolare Ronaldo è anche, e contemporaneamente, una atleta viziato, un ossessivo compulsivo, una “fighetta”, uno sbruffone, un grande leader, un uomo carismatico, una persona caritatevole, un egoista, e mille altre di queste etichette. Alla fine dei conti però Cristiano Ronaldo è un’eterna contraddizione, tra record che vanno in frantumi e addominali in palestra alle due del mattino. Tra contratti milionari e selfie con ogni singolo tifoso. Cristiano Ronaldo è soprattutto un vincente che ha saputo coniare una nuova maniera di esserlo: alla Cristiano Ronaldo.